Batman è morto. Chi proteggerà Gotham City? Per fortuna Bruce Wayne ha predisposto dei piani per ogni eventualità, compreso il Codice Nero, il protocollo per passare il testimone ai suoi quattro adepti nel caso di una prematura dipartita. Ora tocca ai cosiddetti Gotham Knights rimboccarsi le maniche per salvare la città.
Sviluppatore / Publisher: WB Games Montréal / WB Games Prezzo: € 74,99 Localizzazione: Completa Multiplayer: Cooperativo online PEGI: 16+ Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store), PS5, Xbox Series X|S
Mi piacciono le cutscene. Non sono una di quelle persone che le odia a prescindere, un integralista del videogioco “poco video e molto gioco” per cui la narrazione deve per forza passare attraverso l’interazione. Ciò che non mi piace, però, sono le cutscene troppo lunghe: un videogioco non è un film, per questo il linguaggio del grande schermo raramente funziona quando si ha un pad tra le mani.
Vi starete chiedendo il perché di questo preambolo. Il motivo è presto detto: Gotham Knights mi ha fatto una brutta impressione non appena l’ho avviato per la prima volta. Ci sono voluti più di dieci minuti prima che potessi effettivamente iniziare a premere qualche tasto sul controller a causa di una cutscene che, per quanto sicuramente ben fatta, dura davvero un’eternità. Bello lo spiegone sulla morte di Batman, con tanto di funerale a Bruce Wayne, ma dopo due minuti mi sarebbe piaciuto iniziare a menare le mani. Per fortuna questa è stata la prima e ultima volta, dopodiché il gioco inizia davvero e non mi è mai più capitato di posare il controller per più di un minuto.
EAT THE RICH
Una volta avvenuto il passaggio di consegne, i quattro membri della bat-famiglia si ritrovano in una situazione decisamente difficile da gestire. L’assenza prolungata di Batman non solo ha permesso alle varie fazioni criminali di alzare la cresta, e dunque bisogna fare i conti con un aumento di omicidi, rapine e rapimenti in giro per la città, ma la morte del Cavaliere Oscuro ha anche lasciato in sospeso un’indagine su un presunto gruppo di persone che pare controlli Gotham da dietro le quinte: una società segreta che da secoli decide il destino della metropoli senza che nessuno se ne sia mai accorto.
Come possono riuscire i cavalieri di Gotham lì dove persino il loro mentore ha fallito?
Sì perché teoricamente si può anche decidere di portare a termine Gotham Knights senza mai cambiare personaggio, ma il consiglio che vi posso dare è chiaramente quello di utilizzare a rotazione ognuno dei quattro protagonisti, non solo perché si giocano in maniera simile ma diversa, ma anche perché ognuno di essi può contare su una scrittura davvero eccellente che ne esalta ogni singola caratteristica peculiare. Senza considerare che ogni cavaliere ha una propria specifica linea di quest che da un lato permette di sbloccare delle capacità uniche che vanno a caratterizzare ulteriormente lo stile di gioco ciascuno di essi, ma dall’altro scava nel passato di quel dato personaggio, svelando molti retroscena e delle chicche che gli appassionati dei fumetti non dovrebbero lasciarsi sfuggire.
la scrittura è il vero punto di forza di Gotham Knights
GOTHAM KNIGHTS IN AZIONE
Ciò che funziona un po’ meno, purtroppo, è tutto il loop di gioco che prevede la presenza di missioni principali e secondarie curate nei minimi particolari accanto a delle attività procedurali potenzialmente infinite di cui, in tutta onestà, si poteva tranquillamente fare a meno.
L’intera esperienza della durata di una trentina di ore scarse si basa sull’alternanza tra le notti trascorse in pattuglia a malmenare i criminali, raccogliendo indizi su dei crimini premeditati che si svolgono in luoghi casuali della città, e delle fasi più riflessive all’interno della torre dell’orologio di Gotham City. Qui le prove raccolte durante la notte vengono automaticamente affisse alle bacheche delle indagini, divise in principali e secondarie. Le prime sono legate alle attività della Corte dei Gufi e alla morte di Batman, le altre riguardano invece i diversi super criminali che scorrazzano liberi per le strade cittadine e che bisogna consegnare alla giustizia prima che possano fare troppi danni.
le attività svolte in pattuglia sono tutte uguali e tendono a ripetersi troppo spesso
È un peccato che gli sviluppatori abbiano deciso, magari nemmeno di loro spontanea volontà, di allungare artificialmente il brodo giacché le missioni vere e proprie, quelle create “a mano” se mi passate il termine, funzionano alla grande. Il gioco è pieno zeppo di situazioni esaltanti, sezioni investigative con tanto di enigmi ambientali semplici ma mai banali, combattimenti avvincenti e scontri con i boss ben fatti, ma tutto questo viene in qualche modo annacquato da una formula che in certi frangenti costringe il giocatore a risolvere incarichi procedurali ripetitivi ambientati in un open world che non riesce mai risultare più di un contenitore per tali missioni. Un bellissimo contenitore, intendiamoci, che richiama alla mente la Gotham sinistra e cupa del The Batman di Matt Reeves piuttosto che quella decadente e trasandata degli Arkham di Rocksteady.
DA SOLI O IN COMPAGNIA
Ecco, l’opera di WB Games Montréal non ha nulla da spartire con i titoli dello studio britannico, nemmeno il sistema di combattimento. Inizialmente può infatti sembrare che il tutto si appoggi al cosiddetto freeflow divenuto negli anni il marchio di fabbrica dei Batman Arkham, invece gli scontri risultano molto meno fluidi. Ciò non è per forza un male, attenzione, anche perché con il freeflow si combatte sempre come se si fosse agganciati a dei binari, passando da un nemico all’altro senza apparente soluzione di continuità; invece qui c’è una maggiore libertà non solo nella scelta dei bersagli, ma anche nell’esecuzione di attacchi speciali che non sono legati al raggiungimento di un certo punteggio nel contatore delle combo (peraltro assente in Gotham Knights).
ogni personaggio si presta a uno stile di gioco diverso
L’intero videogioco può essere difatti affrontato in compagnia di un altro giocatore tramite un comodo sistema drop-in/drop-out che livella l’intera esperienza sulla base dello stato del mondo (e delle missioni) dell’host. Nel corso della lunga prova effettuata per questa recensione, e per cui ringrazio il collega Alessandro Alosi, non ci siamo imbattuti in alcun problema: tutto è filato liscio come l’olio. Una curiosità che abbiamo testato in prima persona: il gioco non pone vincoli ai personaggi che si possono utilizzare, tant’è che volendo i due giocatori possono vestire i panni dello stesso eroe contemporaneamente.
In definitiva, Gotham Knights è un’opera che vive di alti e bassi. Molti alti e pochi bassi, a dire il vero, ma questi ultimi compromettono in parte la godibilità dell’esperienza. Mi riferisco non solo ai crimini procedurali, ma anche a tutto il loot casuale con tanto di rarità à la Diablo che di fatto non aggiunge granché al gioco, per non parlare delle casse posizionate nei posti più impensabili: pensate a quanto possa spezzare l’immersione trovare una cassa di risorse ed equipaggiamento dietro l’ascensore del penitenziario di Blackgate, o un baule lindo e intonso dentro il manicomio abbandonato e fatiscente di Arkham. Eppure Gotham Knights è anche un videogioco capace di emozionare per il modo in cui la bat-famiglia elabora il lutto, che ti lascia il sorriso stampato sulla faccia dopo aver rincorso un palloncino a forma di unicorno nel bel mezzo di una rivolta tra carcerati sulle note di “Livin’ la vida loca”. È quel videogioco in cui senti tutto il peso – fisico e psicologico – dei pugni sferrati da Jason Todd/Cappuccio Rosso, che ti fa provare empatia per un personaggio viscido come il Pinguino, che ti farebbe allungare le braccia verso lo schermo per abbracciare e confortare Tim Drake/Robin. È un’opera che vive e prospera grazie alla cura per i dettagli, ma che al contempo perde la bussola nel modo in cui spinge il giocatore a sprecare qualche ora di troppo in un open world privo di cose interessanti da fare. E ciononostante mi è piaciuto davvero un sacco.
In breve: Gotham Knights è una strana bestia: è il classico esempio di risultato maggiore della somma delle sue parti. Presi singolarmente, gli elementi che compongono l’ultima fatica di WB Games Montréal sono pieni zeppi di tante piccole criticità, eppure un videogioco è il prodotto dell’incontro e della fusione di queste singole parti. Sì, è vero, ci sono molti problemi, quasi tutti legati alla gestione dell’open world e alle blande componenti RPG, ma nel complesso il gioco funziona ed è in grado di offrire una delle migliori storie di Batman e compagni al di fuori del mondo dei fumetti.
Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Il gioco ha un frame rate bloccato a 30 FPS senza possibilità di modificare alcuna impostazione grafica. Purtroppo si presentano vari cali durante l’esplorazione della città, soprattutto nei passaggi da un quartiere all’altro (probabilmente in concomitanza con i caricamenti in background). Nelle medesime occasioni si assiste anche all’improvviso pop-in di texture ed elementi dello scenario.