Microsoft ci ha di recente invitato a una presentazione per alcuni suoi titoli pubblicati sotto l’etichetta ID@Xbox, pensata per promuovere lo sviluppo e la promozione di giochi indipendenti. Niente cavalieri vacui né canti setosi, purtroppo, ma comunque ci siamo trovati di fronte quattro esponenti degni d’interesse: The Last Case of Benedict Fox, Everspace 2, Planet of Lana e Lightyear Frontier.
BENEDICT FOX, INVESTIGATORE OCCULTO
No, nel titolo qui sopra non manca un “dell”. A essere occulto è infatti proprio il protagonista stesso di The Last Case of Benedict Fox, dato che vive in simbiosi con un qualche tipo di demone che, oltre a garantirgli accesso ad abilità ben al di là di quelle dei comuni esseri umani, fa anche da tetro compagno di chiacchierate e permette al giovane di visitare i ricordi di altre persone, come ad esempio quelle del defunto padre. Come probabilmente avrete intuito, il gioco di Plot Twist fa delle atmosfere cupe uno dei suoi principali punti d’attrazione, atmosfere che vengono messe bene in evidenza dal notevole stile visivo; a voler essere proprio dei rompiscatole si potrebbe forse fare qualche appunto alle animazioni, ma ricordiamoci che non siamo di fronte a uno studio di grandi dimensioni.
Per quanto riguarda la formula di gioco, quella di The Last Case of Benedict Fox è dichiaratamente ispirata ai metrodvania, anche se dal gameplay che abbiamo potuto vedere l’impressione è che più che concentrarsi sul combattimento (che comunque c’è: uno mica può pretendere di visitare le memorie dei morti senza trovarsi davanti qualche demone) il gioco voglia assumere un taglio simil-investigativo, con oggetti da scovare che mano a mano sveleranno la storia dietro il rapporto con il padre e il ruolo della misteriosa organizzazione che sta dando la caccia a Benedict Fox, ed enigmi da risolvere che metteranno sicuramente alla prova le vostre sinapsi. Data di lancio ancora avvolta da imperscrutabili nebbie, ma prevista per la prossima primavera.
EVERSPACE 2 NELLO SPAZIO INFINITO
Beh, non proprio infinito. Rockfish lascia volentieri ad altri il compito di creare un sistema solare con centinaia e centinaia di pianeti e preferisce circoscrivere i suoi scopi. Il che non vuol dire che la Demilitarized Zone includa quattro asteroidi in croce, beninteso: dopo aver debuttato con il modello roguelike per il primo capitolo, con Everspace 2 lo studio tedesco ha voluto puntare in grande, con un gioco che già ai tempi del debutto in Accesso Anticipato avevamo definito “open space” e meccaniche simil-looter shooter. La presentazione avvenuta all’interno della cornice di ID@Xbox si è concentrata in particolare sugli ultimi aggiornamenti che la la versione Steam del gioco ha ricevuto. Il primo ha introdotto il sistema Drake e i suoi due pianeti: uno ricoperto di lava e l’altro di acqua e ghiaccio, che con la sua apparizione nel trailer ha anche messo in mostra le capacità subacquee della nostra astronave. Chi scrive questo pezzo ha una dannata fobia di tutto ciò che nei videogiochi avviene al di sotto della superficie dell’acqua, ma chissà, forse essere armati fino ai denti aiuterà a superare anche l’esplorazione di queste aree.
Michael Schade di Rockfish, dopo aver chiarito come l’impronta del gioco sia più arcade ma includa anche opzioni per chi preferisce uno stile di guida spaziale più paragonabile a quello degli space sim, ci ha poi parlato della seconda recente aggiunta a Everspace 2: gli Ancient Rifts, ovvero l’attività “endgame” di Everspace 2. All’ingresso in questi varchi cosmici potremo decidere quanto vogliamo che sia ardua la sfida che ci verrà proposta e, conseguentemente, quanto ricco il bottino; dovremo poi superare quattro aree ricche di nemici pronti a farci la pelle per poi affrontare un boss finale prima di poter mettere le mani sull’agognata ricompensa. Non c’è che dire: già due anni fa, quando ancora era lungi dall’essere finito, Everspace 2 ci aveva decisamente convinto. Quanto abbiamo visto in queste ultime ore non fa che rendere ancora più trepidante l’attesa per il 6 aprile, quando il gioco uscirà su PC. L’utenza console invece dovrà attendere qualche altro mese: l’arrivo su Xbox Series X|S è previsto per l’estate del 2023.
PLANET OF LANA, DOLCE CONNUBIO
Restiamo nello spazio futuristico ma cambiamo decisamente tono: dagli scontri ad alto tasso di esplosioni di Everspace 2 passiamo all’avventura che risponde al nome di Planet of Lana. Annunciato ormai a novembre 2021, la prima cosa che colpisce di questo gioco è sicuramente il suo delicatissimo stile artistico, che come spiegato dal CEO dello studio di sviluppo Wishfully Adam Stjärlnjus (ma sono legali tutte quelle consonanti di fila?) non manca di pagare tributo ai film dello studio Ghibli; grande fonte d’ispirazione è stato in particolare il film La città incantata. Sempre origini orientali ma formazione americana ha l’autore del notevole accompagnamento sonoro, che altri non è se non Takeshi Furukawa, già compositore delle ottime musiche di The Last Guardian; tutti italiani invece sono i vari rumori di sottofondo che sentiremo vagando fra i deserti e le foreste di questo curioso pianeta, dato che il sound design porta la firma del collettivo Settete.
Per il resto la struttura di gioco, ispirata ad avventure 2D come Limbo, Inside, Oddworld e Flashback, sembra piuttosto semplice anche se naturalmente questo non va a suo discredito: nostro obiettivo sarà guidare la giovane protagonista e il suo piccolo e batuffoloso compagno animale fra le varie ambientazioni che Planet of Lana ci metterà di fronte, risolvendo semplici enigmi e scoprendo poco alla volta la storia e i misteri di questo corpo celeste. Uscita prevista per la primavera 2023, su Steam, Xbox One, Xbox Series X|S, e naturalmente come tutti gli altri giochi qui presentati anche questo sarà fin dal day one su Xbox Game Pass.
LIGHTYEAR FRONTIER: COLTIVAZIONE MECCANIZZATA
A chiudere la presentazione ID@Xbox ci ha pensato Lightyear Frontier, che a volerlo riassumere brutalmente è ciò che succederebbe se unissimo The Riftbreaker e Stardew Valley. O meglio, in realtà di The Riftbreaker prende solo il fatto che andiamo in giro su un mech, per il resto la formula è quella tipica dei giochi di farming come appunto Stardew Valley: sbarchiamo in un’area disabitata su un pianeta alieno, ci diamo alla costruzione di edifici e campi senza doverci preoccupare di piani regolatori e noie simili, esploriamo rovine aliene eccetera eccetera. Devo dire la verità, da persona che ha un minimo di esperienza di coltivazione di ortaggi vedere il mech irrigare dei semi appena piantati con un getto d’acqua ad alta pressione distribuito oltretutto in maniera irregolare mi ha fatto soffrire a livello spirituale, ma per il resto il gioco di Frame Break sembra la scelta perfetta per chi vuole passare qualche oretta in totale relax, sopratutto considerato che nel gameplay che abbiamo potuto vedere non c’era traccia di combattimenti di alcun tipo. Sarà possibile però il gioco cooperativo fino a quattro giocatori, perfetto per mettersi a edificare o a raccogliere risorse in compagnia. Lightyear Frontier non ha ancora una finestra di lancio definita al di là di un generico 2023, ma gli sviluppatori ci invitano a seguire i loro progressi sul sito ufficiale.