Ajna è una ragazza impulsiva, sanguigna, sincera, la cui dolcezza si infiamma in una ferocia imprevedibile, carica di vendetta e risentimento dopo aver visto suo padre Indr morire davanti ai suoi occhi. Ucciso a sangue freddo da un ragazzo poco più grande di lei, Dahr, addestrato e plagiato dalle parole del suo signore Ravannavar, pedina verso la realizzazione di un piano superiore, il risveglio di Kala, creatrice e distruttrice di mondi, come un tasto “riprova” in formato divinità. Indivisible si poggia su premesse drammatiche per raccontare una storia ricca di colore, sentimenti, umorismo. Un percorso di crescita, errori e consapevolezza con momenti sorprendentemente duri, intensi, improvvisi, che rinfacciano ad Ajna la sua irruenza, sciogliendo poi il cuore con la sua spontaneità.
METROIDPLATFORM RPG
Lab Zero condensa l’epica del viaggio alla salvezza del mondo in circa 20 ore, riuscendo a cancellare i fisiologici tempi morti con una struttura bizzarra, poliedrica, capace di riflettere mille tonalità di gameplay. L’opera è certamente un metroidvania bidimensionale, ma con un importante gusto per il platform che evolve in continuazione, aggiungendo meccaniche a intervalli regolari, divertendosi nel creare situazioni uniche per ogni location, gestendo i tempi con checkpoint a distanza ravvicinata, da puro trial & error. Tecnico, impegnativo, croccante, anche grazie ad animazioni superbe, disegnate frame by frame in meraviglioso stile anime. Anche fin troppo ricche a dire il vero, costringendo il giocatore ad abituarsi a movimenti molto naturali, pieni, muscolari, e per questo poco immediati da interpretare.
un metroidvania bidimensionale con un importante gusto per il platform
Una volta presa confidenza con le doti atletiche di Ajna è però un’altra storia, fatta di mosse concatenate che santificano l’esplorazione in sequenze dal level design pazzesco, sapientemente mescolate all’interno di
aree di dimensioni generose, gonfie di segreti, anche piacevolmente labirintiche e mai banali, spesso interconnesse. Un moto perpetuo che si ferma soltanto faccia a faccia con i nemici, occasione ideale per mettere in mostra le abilità di una sterminata quantità di compagni di viaggio, venti adorabili attori non protagonisti caratterizzati da dio, in battaglie a turni coreografiche in punta di tasti frontali.
Quattro eroi, quattro pulsanti, con le direzioni nord e sud del d-pad a diventare modificatori per variare gli attacchi, trasformandoli in proiezioni verso l’alto, proiettili da caricare, prese, magie curative e decine di altre tecniche. Una staticità frenetica che trasforma il titolo in un picchiaduro riflessivo, dando il ciak a combattimenti freschi, manuali, ricchi, un incrocio tra Valkyrie Profile e la saga Mario & Luigi (che Nintendo l’abbia in gloria) che però crea un gusto unico, nuovo, capace di esaltare le sensazioni oculo-tattili. Qui è tutto essenziale.
Via pozioni e simili, via qualunque tipo di equipaggiamento. Il focus è sui personaggi e le loro mosse, tutte sbloccate da subito per poterle ammirare clamorosamente animate, degne di uno Street Fighter, facendole poi deflagrare in super attacchi possibili spendendo una gran quantità di energia psichica, raccogliendo poi passivamente punti esperienza che il codice riciclerà in miglioramenti statistici, automaticamente. Discorso diverso per i
Ringsel, veri e propri collezionabili da utilizzare per aumentare il numero degli attacchi o l’efficacia delle parate, anch’esse manuali, tutta questione di tempismo. Avrebbero potuto esagerare, invece i nemici comuni sono sempre ben distanziati (oltre che visibili e scartabili), lasciando respirare il gameplay, senza affanni.
Il focus dei combattimenti è sui personaggi e le loro mosse, clamorosamente animate
Se proprio c’è qualcosa da sindacare è che, alla fine, eccetto gli spettacolari boss che mescolano fasi platform e combattimento (non sempre in modo brillante), ci si trova di fronte a
contendenti abbastanza prevedibili dopo il giro di boa. Ma
Indivisible è talmente ben congegnato da non averne mai abbastanza, difficile da abbandonare. Si è sempre spinti a scoprire qualcosa di nuovo, vedere come si concluderà una sequenza, padroneggiare il personaggio appena arruolato e i difetti che si trovano qua e là ci mettono davvero poco impegno nel rovinare l’esperienza. Sono per lo più sporcizie tecniche, innocenti, come imperfezioni d’artigianato. Qualche collisione letta male, boss dal gameplay talvolta troppo aggrovigliato, una mappa davvero agghiacciante, stilizzata, poco chiara. Errori solubili che nel loro momento di gloria fanno perdere la pazienza per poi essere dimenticati in fretta, perdonati con una carezza. Un RPG che, come la sua protagonista, esce dagli schemi, semplifica o annulla tutto ciò che tradizionalmente spezza il continuum ludo-narrativo per farsi vivere con trasporto, senza che il tempo sia più un problema.
FOLKLORE BIDIMENSIONALE
Il merito è di come questa giocabilità sia stata applicata ad un mondo che vibra al nostro passaggio, e trema davanti alla determinazione un po’ miope di Ajna. Lei è già fortissima, predestinata, capace di trasformare subito il dolore in rabbia, nonostante tutti intorno a lei cerchino di farla ragionare, faticando però a resistere davanti alla sua carica e carisma. Un atteggiamento che prende in contropiede, diverte, fa subito sentire vicini alla ragazzina, capace di assorbire nel suo regno interiore chiunque entri in contatto con lei, tra cui l’assassino del padre, come una metafora del suo esibizionismo, destinato a far soffrire lei e chi le gravita intorno. Una scheggia impazzita in un mondo apparentemente calmo, lento, spirituale che lei stessa dileggia, dove artisti e scrittori di Lab Zero si sono divertiti a reinterpretare culture, epoche e architetture asiatiche (ma sentendosi liberi di inserire anche elementi vittoriani e mesoamericani, tra gli altri), creando una mitologia che fonde i principi di induismo, scintoismo e buddismo, inebriando l’opera con un fortissimo profumo di incenso, substrato religioso sempre presente, affascinante, mistico.
una mitologia che fonde i principi di induismo, scintoismo e buddismo
Ispirazioni che trasformano l’opera anche a livello audiovisivo.
Su note etniche, esotiche, ipnotiche scorrono regioni incantevoli, dove fondali panoramici da contemplare in silenzio si alternano a strutture poligonali dipinte (un po’ come mi immaginerei un nuovo capitolo di Klonoa), dando profondità a un colpo d’occhio ulteriormente galvanizzato da elementi animati (o statici) su vari piani di parallasse, come i vicoli brulicanti dell’arabeggiante Maerifa. Uno stile eccezionale che spesso toglie il fiato, un 2D gonfio, dettagliato che scatena feeling d’altri tempi, d’altre generazioni, con colori che vengono presi e buttati a schermo per il gusto di vederli brillare. È così che si riesce a raccontare una storia in ogni inquadratura, anche al di fuori di
dialoghi sempre ben scritti, frizzanti, con un doppiaggio che rende giustizia alla personalità dello sconfinato cast, su cui bisognerebbe fare un articolo a parte, tanto sono belli, interessanti, protagonisti di momenti da brividi. E
la colonna sonora si fa trovare pronta, nei momenti buffi o quando arriva il pugno allo stomaco. Semplicemente magistrale, da prendere, estrarre e ascoltare da sola (sarà disponibile su Amazon Music tra l’altro, sempre da domani). Composizioni che continuano a far vibrare i timpani anche a distanza di sicurezza dal pad, facendo montare la voglia di continuare l’avventura, un po’ come succedeva con Secret of Mana, che tra i suoi tesori vantava le tracce incise proprio da Hiroki Kikuta.
Indivisible è un’opera deliziosa, una speranza trasformata in solida realtà a 4 anni dall’annuncio. Un mix di generi, ispirazioni, personaggi, forme, colori e sensazioni che sulla carta non dovrebbe quasi mai funzionare, peccando di coerenza e amalgama, ma che invece qui diventa cifra stilistica e ludica. Un racconto di crescita delicato, divertente, intenso, che gioca sul contrasto tra una spiritualità fatalista e una voglia di azione travolgente, tangibile, frettolosa. Nonostante piccoli e talvolta fastidiosi difetti, il titolo Lab Zero è un prezioso gioiello di giocabilità e narrativa, una di quelle esperienze colorate e colorite capaci di sgomitare nella memoria a lungo termine per diventare un caldo e indelebile ricordo.