Bellum se ipsum alet, dicevano gli antichi: la guerra si nutre da sola. Un detto vero nei secoli, anche se vanno a sfociare in universi alternativi come quello di Iron Harvest 1920+.
Sviluppatore / Publisher: KING Art Games / Deep Silver Prezzo: 49,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Competitivo PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam, Epic Games Store); versione console prevista per il 2021
Al giorno d’oggi, mettersi a sviluppare un RTS non è scelta da fare a cuor leggero. Certo, il genere sta avendo una sorta di nuovo rinascimento, negli ultimi anni – Age of Empires II: Definitive Edition va alla grandissima, StarCraft II ha da poco compiuto dieci anni, Command & Conquer se n’è uscito con una apprezzatissima remaster, Homeworld 3… beh, ci vorranno ancora un paio di annetti, ma anche quello sta arrivando. Ma si tratta di grandi nomi. Chi sarebbe così folle da entrare nel mercato con una nuova IP?
La risposta, come potete capire dal trailer qui sopra, è KING Art Games, che un bel giorno s’è alzata, ha visto i disegni di Jakub Różalski e ha detto ohibò, non sarebbe mica una cattiva idea farci un videogioco. Qualche chiacchierata al telefono dopo, il progetto che sarebbe diventato Iron Harvest 1920+ è partito. E va detto, si tratta di un progetto ambizioso.
LE LUCI SI STANNO SPEGNENDO IN TUTTA EUROPA
Ma partiamo con calma. Che cos’è, di preciso, il mondo di 1920+? In parole povere, è un’ucronia, che se andate a vedere su Wikipedia troverete una stringa lunghissima di parole noiose per dire “la storia fatta con i se”. E il se in questo caso è abbastanza grosso, sia figurativamente che letteralmente: che sarebbe successo, infatti, se l’innovazione tecnologica sopraggiunta con la Prima Guerra Mondiale non fosse stata rappresentata dal crepitare delle mitragliatrici e dall’incessante martellare dell’artiglieria, ma da un altro tipo di suono cadenzato? Qualcosa che suona vagamente come il passo di colossi metallici, meraviglie meccanizzate che danno un volto completamente nuovo al conflitto che ha segnato l’inizio della cosiddetta era della catastrofe, come la definiva trent’anni fa Eric Hobsbawm ne Il Secolo Breve.
Nella sua opera, lo storico britannico sosteneva la tesi che, più di due guerre mondiali, sarebbe stato il caso di parlare di un unico conflitto, non senza pause, che avrebbe coperto per intero il periodo dal 1914 al 1945. Ora, dubito che Hobsbawm abbia mai sognato enormi mech attraversare i campi di battaglia fra Francia e Germania, ma in ogni caso anche la guerra di Iron Harvest 1920+ non si ferma al 1918. O meglio: una tregua viene firmata, ma fra le tre nazioni della Sassonia, della Polania e dell’Impero Rusvietico (fittizie, ma spero di non dover spiegare a cosa ciascuna di esse è ispirata) le tensioni continuano a montare. Perché la guerra sarà un brutto affare, ma c’è sempre qualcuno che ha da guadagnarci.
L’ambientazione gioca un ruolo di gran peso in Iron Harvest 1920+, ed è indubbiamente uno dei suoi aspetti meglio riusciti
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