Kingdom Come: Deliverance II – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

L’anno è il 1403 e la star sempre Henry di Skalica, ma non è il caso di spifferare troppo sull’avvincente storia di cui è il protagonista. Lasciate però che vi dia un consiglio, prima che Kingdom Come: Deliverance II vi rapisca: avvisate parenti, lavoro e amici che sarete occupati per molto, molto tempo.

Sviluppatore / Publisher: Warhorse Studios / Deep Silver Prezzo: 59.99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store), PlayStation 5, Xbox Series X|S Data di Lancio: 4 febbraio

Con una durata che può frantumare facilmente il muro delle 80 ore la vostra vita sociale sarà messa a dura prova, è garantito. Tale numero raddoppia o quasi se vorrete scoprire i diversi finali, le conseguenze di decisioni differenti e il 100% dei contenuti offerti dalla magnum opus di Warhorse Studios. L’odissea medievale ambientata nell’incantevole e tumultuosa Boemia d’inizio XV secolo vi farà dimenticare non solo i volti delle persone a voi care, ma anche i vostri bisogni primari.

L’igiene, il sonno, la fame e la sete sono solamente alcuni dei problemi che costituiscono le priorità quotidiane in Kingdom Come: Deliverance II (d’ora in avanti KCD2), l’atteso seguito di Kingdom Come: Deliverance, il GDR in prima persona che, primo fra tutti il nostro Mario, tanti estimatori si guadagnò nel 2018 grazie alla sua accurata rappresentazione del Medioevo, un periodo storico terribilmente affascinante.

UN’AVVINCENTE ODISSEA BOEMA

Ripartendo da dove si era concluso il predecessore senza però obbligare a conoscerne il lore, Kingdom Come: Deliverance II inizia con il castello di Suchdol sotto assedio e noi all’interno delle sue mura impegnati a difenderlo. Un breve tutorial permette di sgranchirsi le ossa scagliando dardi con la balestra e abbrustolendo alcuni assaltatori sfruttando i primi prototipi di arma da fuoco, due novità. L’occasione è utile soprattutto per riabbracciare il nostro alter ego, Henry, il figlio della forgia nel cui cuore arde la fiamma della vendetta. Il successivo viaggio diplomatico verso Trosky, nel ruolo di guardia del nobile rampollo Hans Capon, alza il sipario su un’epopea memorabile, dalle tinte più cupe e mature rispetto al passato, scritta e diretta con il piglio delle grandi pellicole cinematografiche.

Kingdom Come Deliverance II

Fantasmi dal passato o incubi tremendamente attuali?

Chi ha spolpato il primo capitolo non si stupirà nel sapere che il creative director Dan Vàvra e il suo team hanno lavorato duramente alla sceneggiatura, la quale si dice sia composta da più parole di quella di Baldur’s Gate 3. La componente narrativa è preminente in KCD2 e, come dimostra il risultato ottenuto, quantità e qualità vanno a braccetto. Perfino nei dialoghi meno rilevanti e nelle quest secondarie – spesso e volentieri valide per design – si nota l’impegno profuso affinché ogni parola sia significativa. Le missioni principali, il piatto forte, non sono mai banali e la trama convince con i suoi numerosi intermezzi (oltre cinque ore di cutscene!), gli intrighi, i tradimenti, i colpi di scena e gli eventi influenzati dalle nostre decisioni. Bene anche i temi trattati, l’umorismo e gli sviluppi dei rapporti, per non parlare delle diramazioni figlie delle nostre scelte nei dialoghi e nello svolgimento delle quest (catturare o salvare Tizio? Assecondare e condannare Caio? Uff, quante responsabilità). Non deludono nemmeno le descrizioni in cui ci si imbatte chiacchierando con committenti e NPC, informazioni utili per comprendere dove andare e/o cosa fare, ma anche per aiutare a cogliere le sfumature caratteriali degli abitanti della Boemia più credibile, viva e reattiva che si sia mai vista.

NO BRAIN? NO PARTY

Se non si presta attenzione può capitare di ritrovarsi a gironzolare senza una meta precisa perché, quasi fosse una questione di retaggio da rispettare ad ogni costo, KCD2 non è accomodante. Del resto nemmeno il Medioevo era troppo generoso in quanto a comodità sicché, se si vuole evitare di penare più del dovuto, è meglio non abbassare mai la guardia nemmeno nei momenti di tranquillità: la perigliosa Boemia del 1403 non è un paese per no-brain player (NB: segnalini vari e indicatori sono presenti, tuttavia può capitare di non avere le idee chiare se non si sta attenti). Ciò vale anche per il caratteristico combat system, il quale pone grande enfasi sullo scontro corpo a corpo/all’arma bianca e in particolare sulla nobile arte della spada. Le balestre e le armi da fuoco aumentano la varietà insieme alle brutali asce e mazze, ma la vera sfida è padroneggiare i segreti della scherma. Sebbene risulti rinnovato e meno spigoloso, qualcuno maledirà la sua fisiologica rigidità mentre qualcun altro ne benedirà l’elevata tendenza simulativa.

se si vuole evitare di penare più del dovuto, è meglio non abbassare mai la guardia nemmeno nei momenti di tranquillità

Prestando costante attenzione al peso trasportato, un buon equipaggiamento avvantaggia conferendo dei bonus al danno e alla difesa ma non fateci troppo affidamento: quando ci si ritrova a menare fendenti in un duello o a fare a pugni fuori da una locanda, vittoria e sconfitta dipendono dalla bravura. È sufficiente una gestione errata della stamina oppure una schivata/parata effettuata col tempismo sbagliato per finire a negoziare la propria libertà, alla gogna o direttamente dal boia. L’esperienza insegna a colpire il lato scoperto, a “leggere” l’azione grazie all’indicatore a forma di stella, a parare e contrattaccare sfruttando le combo. Un livido dopo l’altro Henry sblocca altre abilità diventando un guerriero inarrestabile, ma riuscirci è un’impresa perché il suo percorso di crescita non è soltanto lungo e tortuoso, è pure incredibilmente irto di ostacoli, pericoli e cadute. Quanto rovinose dipende da voi.

Kingdom Come Deliverance II

La scelta del proprio stile di gioco preferito.

All’inizio dell’avventura – scegliendo tra Soldato, Sentinella e Consigliere – e durante il gioco in base al proprio modus operandi, KCD2 lascia piena libertà di esplorare stili di gioco alternativi come quello furtivo o uno basato sul dialogo. C’è anche Persuasione, l’abilità di provare a convincere il nostro interlocutore a crederci, la quale è influenzata dai nostri attributi e dall’aspetto, da chi abbiamo di fronte e dalla nostra reputazione (quest’ultima varia con una frequenza da tarare meglio). La personalizzazione è flessibile grazie a un sistema di progressione multistrato, strutturato per aumentare la competenza nelle varie abilità attraverso il loro utilizzo giacché ognuna di esse può essere affinata con la pratica. Grazie anche ai punti talento da investire in determinate skill sbloccate a ogni aumento di livello, c’è spazio sufficiente di manovra per plasmare Henry a nostra immagine e somiglianza.

L’EUROPA A INIZIO XV SECOLO

Cotanto ben di Dio sarebbe sprecato se il contesto non fosse all’altezza, ma non è questo il caso. Cavalcando il proprio fidato destriero circondati dai bucolici panorami boemi, pochi minuti bastano per rendersi conto che il mondo di gioco è talmente ben realizzato da valere da solo il prezzo del biglietto. Se gli altri elementi brillano di luce propria gran parte del merito è suo, della sua capacità di farli risaltare come gioielli incastonati in una corona di ineguagliabile fattura. L’area del castello di Trosky prima e quella della multietnica città di Kuttenberg poi sono grandi ciascuna come l’intera mappa del primo capitolo. Si tratta di chilometri e chilometri quadrati open world densi di eventi random e scriptati, location da scoprire, attività di vario genere da svolgere, missioni da completare oltre a centinaia di NPC con una vita propria e delle routine comportamentali condizionate da svariati fattori.

il mondo di gioco è talmente ben realizzato da valere da solo il prezzo del biglietto

Le azioni di Henry hanno delle ripercussioni anche a livello sociale ergo la componente ruolistica ne trae giovamento. Un esempio? Dovevo scavare una fossa ed ero sprovvisto di pala. Nei dintorni ce n’era una appoggiata a un muro e, dopo essermi assicurato che il proprietario non mi vedesse, l’ho presa “in prestito”. Di lì a poco è tornato il becchino – era un cimitero, già – e, resosi conto che l’attrezzo era sparito, è corso a controllare se gli mancava qualcos’altro in casa. Ho finito rapidamente ciò che dovevo fare, ho posato la refurtiva dove l’avevo presa e ho alzato i tacchi. Il suo comportamento mi ha spinto a rivalutare la situazione in cui mi trovavo e i suoi possibili strascichi: avevo bisogno di altri problemi oltre a quelli enormi che già dovevo affrontare? Ecco, l’aneddoto racconta molto bene ciò che intendo con mondo vivo.

Il Medioevo non era solo sangue e sbudellamenti, eh già.

Un altro punto di forza è l’atmosfera: ovunque si volga lo sguardo, ovunque si tenda l’orecchio e ovunque si finisca guidati dall’istinto, si respira fetore profumo di Medioevo. Anche l’immersione e il coinvolgimento sono eccellenti, i ricercati dettagli e la coerenza storico-ambientale rapiscono e ci si ritrova a ragionare come se le mani sporche in primo piano fossero le nostre e non quelle di Henry, come se la sua fame, la sua sete e il suo bisogno di riposo tormentassero noi (l’elemento survival è presente ma non invadente, è ben contestualizzato).

l’immersione e il coinvolgimento si attestano su livelli eccellenti, i ricercati dettagli e la coerenza storico-ambientale rapiscono

Le attività collaterali come la caccia e l’alchimia (utile per creare la Grappa del Salvatore, un modo per salvare in qualunque momento oltre a dormire o uscire dal gioco) sono implementate con cognizione di causa, raccogliere erbe è balsamico mentre la forgiatura è addirittura divertente, segno che perfino dietro delle feature per così dire “marginali” si nasconde tanta passione. La libertà di decidere che tipo di persona vogliamo sia Henry e quanto sia ferrea la sua morale consente di lasciarsi avvolgere dall’esperienza come un sudario. Le occasioni in cui abbiamo potere decisionale sono numerose ma nessuna è mai fine a sé stessa, ognuna di esse in realtà è un mattone con cui stiamo costruendo il nostro personaggio e si percepisce.

I HAVE A DREAM: KINGDOME COME: DELIVERANCE II

Un gioco con simili dimensioni, contenuti (senza contare la roadmap post lancio) e ambizioni difficilmente esce perfetto. Al di là di un impianto ludico rinnovato ma che affonda comunque le radici nel primo episodio e che, in alcune circostanze, può confondere sul da farsi, meno sporadicamente del previsto si sono manifestate sbavature come dei PG che, senza motivo, si estraniavano improvvisamente dalla lotta o stranezze come il protagonista incastrato fra una roccia e un albero contro ogni logica. All’inizio ho avvertito delle sensazioni à la Skyrim, non so se mi spiego, però è durata poco grazie a una patch del day one da circa 50 GB rilasciata in anticipo che, fortunatamente, ha sistemato una fetta consistente dei problemi tecnici. Ad oggi restano un’IA migliorabile, qualche animazione legnosa e altre imprecisioni minori che, a conti fatti, non inficiano sulla fruizione di un GDR incredibilmente vasto, infarcito all’inverosimile di interazioni, gameplay emergente, meccaniche, dinamiche di causa/effetto e sistemi di gioco complessi che lavorano di concerto.

Il problema non è tanto arrivare in cima, ma scendere vivo e prima del dodicesimo rintocco.

KCD2 si trascina dietro tutti i pregi e una manciata di asperità del predecessore, in fondo sono pur sempre parenti. Ne espande, perfeziona e arricchisce il lascito ottimamente praticamente sotto ogni punto di vista, ragion per cui è un acquisto obbligato per i fan del franchise. Parliamo di un RPG – immersive sim rustico, per certi versi volutamente grezzo, storicamente accurato a livelli maniacali, profondo come pochi e avvincente, un po’ più immediato del predecessore in virtù di alcune concessioni – come i ridotti danni da caduta – ma con le medesime velleità simulative. Non è adatto a ogni palato, ma sa regalare immense soddisfazioni a chi ha la pazienza di assecondarne il lento incedere.

KCD2 espande, perfeziona e arricchisce il lascito del primo episodio ottimamente praticamente sotto ogni aspetto

Bisogna essere disposti a goderselo senza fretta perché è il gioco stesso a stabilire il ritmo prendendosi tutto il tempo di cui necessita, dopo una trentina di ore la main quest viene a malapena scalfita: la giusta forma mentis è basilare, insomma. Pare che il sequel sia ciò che, nelle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto essere KDC. Probabilmente è vero che Vàvra e Co. sognavano di creare l’esperienza medievale definitiva già nel 2018. Al di là delle varie polemiche social e dei gusti soggettivi, è un bene che i 130 dipendenti di Warhorse Studio siano diventati 250 perché KCD2 somiglia tanto a un sogno diventato realtà.

In breve: Fossero tutti così i sequel sarebbe un mondo migliore. I punti di forza del primo sono stati rinforzati con intelligenza, c’è qualche sbavatura ereditaria ma l’evoluzione è talmente maestosa, estesa e profonda da far pensare che nel 2018 abbiamo assistito solo alle prove generali di uno spettacolo che, finalmente, possiamo goderci in tutto il suo splendore. KCD2 è un GDR mastodontico, da far girare la testa ai fanatici del Medioevo e dei simulativi. C’è da fare i conti con un immenso mondo vivo e credibile, dalla gogna facile nonché ricco di opportunità e conflitti politici di proporzioni opprimenti, una vera goduria. Il coinvolgimento è così intenso che, nonostante i soverchianti problemi da affrontare, ci si immedesima profondamente in Henry di Skalica mentre, un passo alla volta, lo si accompagna lungo un epico percorso di crescita che lo vede trasformarsi da uomo a cavaliere.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: Benissimo la colonna sonora, gli effetti sonori e il doppiaggio, caldamente consigliata la lingua originale. KCD2 è uno splendore anche da vedere, non solo da vivere, ma proprio per questo è un bel fardello da gestire se si punta al top grafico: preset Molto Elevato in 1440p ho registrato 90fps con FSR/Qualità e 80fps senza aiutino, invece in 2160p 60fps con FSR/Qualità e i 40fps senza. Con preset Sperimentale (Ultra Elevato, il massimo) in 1440 ho mantenuto i 50fps di media con FSR/Qualità e i 40fps senza, mentre in 2160p ho visto i 35fps con FSR/Qualità e a fatica i 30fps senza. Presumibilmente l’ottimizzazione farà altri passi in avanti, i miglioramenti post patch del D1 sono un indizio in tal senso.

 

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Pro

  • Atmosfera, accuratezza storica e coinvolgimento da applausi / Narrazione magistrale / Un GDR con la G maiuscola / Gli altri sequel prendano appunti

Contro

  • Tecnicamente perfezionabile / L’IA è migliorabile / Può risultare scorbutico, come il primo
9

Ottimo

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