Kring – Recensione

PC

Ivan Venturi presenta Kring, un gioco avulso da ogni logica commerciale che concretizza un sogno – o forse un incubo – lungo ben sei anni.

Sviluppatore / Publisher: IV Productions / IV Productions Prezzo: € 4,99 Multiplayer: Assente Localizzazione: Testi PEGI 3+ Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile

Ah, come passa il tempo quando ci si diverte! Chissà se anche il navigato programmatore italiano Ivan Venturi, famoso nel Belpaese dai tempi del Commodore 64, avrà pensato la stessa cosa il giorno della release di Kring, dopo sei anni di indefesso e maniacale sviluppo (supponiamo) nei suoi ritagli di tempo. Sei anni in cui ha preso forma un gioco che definire “personale” è assolutamente riduttivo, anche se è davvero difficile classificarlo in qualche altro modo.

Nei panni di un dio “secondario” (per non dire sfacciatamente ‘sfigato’) dobbiamo aiutare un esercito di insulse creature, i Kring, in una sorta di crociata spaziale suddivisa in ‘fasi’ che, di fatto, sono costituite da una decina di sottogiochi piuttosto minimalistici a sblocco seriale: ogni volta che ne superiamo uno si sblocca il successivo, fino a uno scontro finale dai toni abbastanza demenziali con le altre divinità.

SCOPRIRE KRING

L’epopea parte proprio dalle basi: nei primi due minigiochi dobbiamo infatti far crescere il più possibile la nostra popolazione di Kring e sbloccare quante più razze possibili, per poi popolare un’arca con cui andare alla pugna nei livelli successivi. Una volta che avremo sbloccato tutti i mini-giochi, potremo affrontarli individualmente al solo scopo di fare più punti, proprio come ai vecchi tempi delle sale giochi.

Nei panni di un dio “secondario” (per non dire ‘sfigato’) dobbiamo aiutare un esercito di insulse creature, i Kring, in una sorta di crociata spaziale divisa in fasi

Ognuno di essi ha le proprie regole e le proprie dinamiche, ma un fattore li accomuna tutti quanti: bisogna cliccare sui tasti del mouse come dei forsennati perché, come dice il programmatore, è possibile che non capiate gran che di quello che stia succedendo sullo schermo, ma se sparerete come dei matti avrete sempre ragione. Ho scritto “sui tasti” perché i due pulsanti principali del mouse assumono sempre delle funzioni antitetiche, per esempio nella primissima fase del gioco, quando bisogna assicurare una copiosa generazione di virgulti kringhiani, col tasto sinistro si attirano i maschi verso il puntatore mentre col tasto destro le femmine, creando coppie feconde. Successivamente, il tasto sinistro svolge azioni costruttive (come raccogliere oggetti o impartire una direzione) mentre il destro fa qualcosa di distruttivo (come blastare i nemici a suon di laserate o simili). Ci sono perfino degli altri giochetti ‘extra’, che non c’entrano nulla con la ‘storia’, ma che si possono giocare individualmente una volta sbloccati. Ecco, probabilmente se fossimo ancora all’epoca del C64 si potrebbe descrivere tutto questo come un multievento, soltanto che al posto delle discipline sportive ci sono lo shoot ‘em up, l’one button runner, il maze game e tutta un’altra sfilza di parole inglesi.

Per chi già c’era, questo mini-gioco ambientato in una specie di intestino spaziale grida “Microcosm!” da ogni singolo pixel.

Ma in questo novello Lazy Jones ci aspettano un gameplay istintivo e frenetico, una grafica psichedelica interamente disegnata a mano, una colonna sonora piuttosto ficcante e soprattutto un’overdose di umorismo tradotto in pixel, in cui non mancano i riferimenti alla vita stessa di Ivan – che compare direttamente nel gioco fin dall’inizio – e alle sue realizzazioni del passato. Giusto per innervosirvi un po’, vi riveliamo fin da subito che è possibile attivare tutti i mini giochi con un cheat che sarà lo stesso Venturi a suggerirvi, e che ha a che fare con una sua personalissima reinterpretazione di Asteroids (la trovate su Steam). Attivatelo e ci sarà da ridere, anche se questo manderà a remengo tutti i record totalizzati fino al momento prima (e sarà lo stesso programmatore ad ammonirvi che non è un bug, ma una feature!).

Kring è un progetto che lo stesso autore definisce intimamente personale e, per tanto, realizzato per puro edonismo

E se l’ondata d’amarcord non fosse sufficiente, su Steam è possibile acquistare anche dei DLC aggiuntivi a tre euro l’uno: un artbook del gioco, la sua colonna sonora, un e-book sui videogiochi degli anni ‘80 scritto dal programmatore e, proprio per non fare mancare nulla alla mania collezionistica dei più malati, una raccolta di scansioni di appunti del periodo, legati ai giochi per Commodore 64 firmati da Venturi.

In Breve: Kring è un progetto che lo stesso autore definisce intimamente personale e, per tanto, realizzato per puro edonismo. Lo comprate a vostro rischio e pericolo con la consapevolezza che il gioco è come piace a lui, non come piace a me, o a voi, o a un pubblico inquadrato con qualche indagine di mercato. Per cui potreste trovarlo divertente o magari anche no, geniale o terribilmente stupido, imperdibile o dimenticabile e non se ne esce: va proprio a gusti. Io l’ho trovato piacevole ma non irresistibile, coinvolgente ma un po’ troppo borderline per durare a lungo. Insomma, una di quelle novità che all’inizio ti fanno impazzire, ma per le quali si perde presto interesse. A cinque euro però è regalato, e vale sicuramente la pena fare questa psichedelica esperienza ludica, anche solo per incoraggiare Ivan a fare altre cose simili.

Configurazione di Prova: Core i5 11600K, 32 GB RAM, GeForce RTX 3060 Ti, SSD, 2560×1440 pixel
Com’è, come gira: Kring è pensato per girare su qualsiasi computer, tant’è che l’unico requisito ufficialmente richiesto sono 64 MB (megabyte) di memoria RAM. Inutile quindi specificare che sulla configurazione di prova funzionava benissimo.

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Pro

  • Indubbiamente molto originale / Grafica e musiche ispirate / Gameplay istintivo e coinvolgente

Contro

  • Forse un po’ troppo originale / Non piacerà a tutti
7.8

Buono

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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