Laika: Aged Through Blood – Recensione

PC

Laika: Aged Through Blood è un metroidvania in sella a una moto, ma è anche una storia di madri e di figlie, di responsabilità ed empatia.

Sviluppatore / Publisher: Brainwash Gang / Headup Games Prezzo: € 19,99 Localizzazione: Assente PEGI: +18 Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store, GoG) Data d’uscita: Già disponibile

C’è sempre qualcosa di speciale nel finire i giochi a tarda sera. Quando capisci che manca poco alla fine e tiri dritto, domani al lavoro avrai lo sbadiglio facile ma non importa, ormai bisogna finirlo. Però quello di cui mi dimentico ogni volta è la botta che arriva dopo, mentre scorrono i titoli di coda. Non sempre ovviamente, non tutti i giochi ti lasciano questa sensazione. Ma questo è certamente uno di quelli. Ed è strano, in un gioco che a prima impressione sembra essere gameplay-centrico, uno dei tanti metroidvania realizzati da piccoli team nella nuova età dell’oro del genere, con un bello stile visivo, un’idea di gioco interessante, che però cosa vuoi che abbia da raccontare. E invece racconta, racconta eccome, e pure bene.

Laika è la storia di un mondo di sopravvissuti, una post-apocalisse come ce ne sono tante, abitato però da animali antropomorfi. È una storia che fa male, piena di personaggi spietati e pietosi. È una storia che si porta dietro il dolore dall’inizio, lo accumula e un po’ te lo passa attraverso lo schermo. Il dolore che è soprattutto quello della protagonista omonima. Un personaggio ruvido e disilluso, alla Clint Eastwood, stereotipato da un lato, sfaccettato dall’altro. Figlia e madre, incastrata tra un rapporto complicato con la figura materna, la difficoltà estrema di essere genitore in un mondo post-apocalittico dovendo proteggere tutto il villaggio, e l’amore incondizionato verso l’ennesima creatura messa al mondo, l’ultima per raggiunti limiti d’età. L’unica sopravvissuta.

È una storia che si porta dietro il dolore dall’inizio, lo accumula e un po’ te lo passa attraverso lo schermo

Un personaggio combattuto e combattente, a metà tra la voglia di proteggere e quella di vendicare, tra le responsabilità e la rabbia come fiamma nel motore. Una rabbia che monta dentro e sai già che non porterà a niente di buono, ma vai avanti lo stesso. Laika lotta furiosamente: contro le ingiustizie, contro la tirannia, la violenza gratuita, il genocidio. Una lotta che alla fine da qualche parte porta, ma non a una redenzione.

LAIKA: IL PRIMO MOTORVANIA

Quando ho parlato di Laika a un amico mi ha detto “appena vedi scorrimento orizzontale e bello stile ti ci butti”. E sì, è vero. Il trailer mi ha colpito al primissimo sguardo, con quel tratto dei disegni pulitissimo a raccontare un mondo sporco e duro. Metroidvania, anzi no, “motorvania” come lo definisce il team, che dava la sensazione di trovarsi davanti al figlio illegittimo di Mad Max e Hollow Knight. Poi pad alla mano ho ripensato al tempo perso al liceo a giocare Hill Climb Racing sul cellulare, mentre qualche insegnante spiegava cose che non mi interessavano. Ma non voglio parlarne per paragoni che sarebbe riduttivo, e comunque Laika è molto di più delle cose a cui assomiglia.

Un bellissimo metroidvania con un sistema di combattimento particolare a bordo di una moto

Di base è un metroidvania abbastanza aderente ai canoni del genere, ma ci si muove quasi esclusivamente in motocicletta. Il che rende l’attraversamento della mappa originale e piacevole, e nasconde abbastanza bene la scarsità di power up. La protagonista è un coyote, l’ultima erede di una stirpe con un dono particolare: l’immortalità. Una volta raggiunta la maturità, ogni figlia di questa discendenza ottiene il potere “attraverso il sangue”, mentre la madre lo perde. Ciò comporta la responsabilità di proteggere gli abitanti del proprio villaggio. Dai pericoli, dagli attacchi dal mondo esterno, dalla schiavitù e dallo sterminio. In sostanza, dai volatili. In Laika tutti gli animali con il becco fanno parte di un regime nazista che uccide e perseguita tutte le altre specie, macchiandosi di crimini orribili.

Nessun futuro se non hai il becco… O vai in giro in moto a sparare ai pennuti.

Ovviamente la protagonista non si risparmia dallo sterminare a sua volte gli oppressori. Il particolare gameplay del gioco ci permette di combattere con poche armi a disposizione e tutte con ancor meno colpi. Il difficile arriva subito, appena i nemici diventano più dei colpi in canna: per ricaricare bisogna fare acrobazie aeree in moto. Gli scontri con i nemici si trasformano quindi in sequenze spettacolari di slow motion, piroette per ricaricare e farsi scudo con la stessa moto, e rapidi cambi di armi per non restare a secco. La difficoltà è soprattutto meccanica, di coordinazione e rapidità nell’imparare a gestire le azioni a disposizione. Di fatto, anche grazie ai frequentissimi checkpoint, Laika nei combattimenti si trasforma in una sorta di Hotline Miami o Katana Zero, portando il giocatore a morire spesso mentre cerca la strategia migliore per superare delle zone affollate di nemici che diventano dei piccoli livelli. Non mancano tra l’altro alcune boss fight decisamente riuscite, che aggiungono complessità di level design e pattern di attacchi.

POLVERE E BENZINA

Il gioco offre una mappa ampia e variegata che richiede anche tanto backtracking, soprattutto per svolgere le varie missioni secondarie che gli abitanti del villaggio ci affidano, in quanto unica “persona” con il permesso di uscire nelle wasteland. Una serie di attività mediamente interessanti che unite alla quest principale compongono un’esperienza corposa, che arriva a superare le 20 ore. La mappa si suddivide in diverse aree, tutte con nomi come “Where we live” o “Where the birds came from”, ognuna con una cartina da acquistare da un mercante itinerante, in modo molto simile a quanto visto in Hollow Knight.

Girando per le wasteland si trovano per lo più nemici, ma ogni tanto anche qualche accampamento di disperati, o un bisonte a gestire un’area di servizio.

Una vera chicca è la colonna sonora, bellissima e autoprodotta, realizzata da una cantante che fa parte del team di sviluppo. Soprattutto interamente diegetica: tutte le tracce sono rappresentate da audiocassette, alcune da trovare in giro per la mappa, altre che otteniamo a seguito dei momenti narrativi in cui le ascoltiamo per la prima volta. Tutte sono successivamente riproducibili in modo totalmente autonomo in game, dal menù di gioco, sul nostro walkmen virtuale. Addirittura la stessa cantante ad avere inciso le canzoni è un personaggio all’interno del gioco, con un ruolo narrativamente importante, sia nella missione principale sia nel racconto del mondo.

I’LL TURN YOU INTO A KILLING MACHINE

Ciò che però spicca di Laika sono i temi trattati e i modi interessanti di raccontare l’immaginario. Infanticidio, suicidio, sterminio familiare, rapporto madre-figlia, rapporto con la comunità, oppressione religiosa, ostracismo dei poveri. Tutto incastonato all’interno di un mondo vivido, con tanti personaggi che non si dimenticano facilmente.

Un racconto violento e rabbioso messo in scena con maestria da un team capace di usare il videogioco come linguaggio

Derivativo certo, di post apocalissi simili ne abbiamo viste tante, anche in tempi non recenti, ma comunque particolare a suo modo. E su tutto brillano particolarmente alcuni momenti di ludonarrativa davvero ben realizzati: sezioni scriptate che si è preferito far interpretare piuttosto che affidare al (bravissimo) studio di animazione. E quando certe cose si sceglie di farle vivere ai giocatori, il videogioco vince sempre, soprattutto se lo si fa bene.

Alcuni momenti narrativi in Laika sono davvero ben riusciti, a volte commoventi, altre dolorosi.

Di Laika alla fine porterò con me il ricordo di un bellissimo metroidvania e di un sistema di combattimento particolare a bordo di una moto. Ma soprattutto ricorderò ciò che più mi ha stupito: un racconto violento e rabbioso, a tratti profondo, messo in scena con maestria da un team capace di far provare piuttosto che mostrare e basta.

In Breve: Laika: Aged Through Blood è un metroidvania che sperimenta sul combat system grazie alle acrobazie in moto e allo slow motion, con una colonna sonora notevole e una storia raccontata molto bene, per quanto molto amara.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core I710850H, 32 GB di RAM, NVIDIA Quadro T2000, SSD
Com’è, Come Gira: Sul notebook non da gaming su cui abbiamo giocato il gioco girava abbastanza stabilmente sopra i 30 fps a 1080p di risoluzione, mentre scendeva attorno ai 25 quando la risoluzione veniva aumentata a 4k.

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Pro

  • Gameplay e combat molto riusciti / Temi maturi trattati in modo maturo / Stile estetico folgorante / Colonna sonora notevole e diegetica

Contro

  • Un po’ troppo backtracking / Alcune aree non ideali in moto
9

Ottimo

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