Gli RPG hack and slash diventano accessibili anche ai giocatori più casual con Last Epoch, complesso ma non punitivo, che accompagna per mano all’endgame senza costringere a grindare.
Sviluppatore / Publisher: Eleventh Hour Games / Eleventh Hour Games Prezzo: 33,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Cooperativo online PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile
Una delle più importanti regole per una buona convivenza con il partner, senza piatti che volino per tutta la casa, è evitare di confrontarlo con gli amori passati. Questo concetto pare proprio non valere nel mondo dei videogame, dato che si finisce sempre per cercare analogie e differenze tra una nuova release e i massimi esponenti del suo genere.
Questa recensione di Last Epoch potrebbe essere una lista della spesa di tutto quello che troverete o non toverete rispetto a quanto già visto in Diablo 4 e Path of Exile, però sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti del gioco di Eleventh Hour Games, che ce la mette davvero tutta per ritagliarsi un suo spazio nei Diablo-like – ecco, ci sono già cascato! – e catturare un pubblico magari spaventato dalla complessità del capolavoro Blizzard o desideroso di lasciarsi alle spalle, dopo più di dieci anni, l’RPG di Grinding Gear Games, perlomeno fino all’arrivo del sequel. Vediamo quindi che succede in questo giovane RPG hack and slash con visuale isometrica sviluppato con la filosofia “for gamers, by gamers”.
LAST EPOCH, SI VIAGGIA NEL TEMPO
Ci troviamo su Eterra, mondo fantasy minacciato dal Void, malvagia entità che, per non sbagliare, porta scompiglio in quattro diverse epoche. Per ristabilire l’ordine occorre quindi impegnarsi in viaggi nel tempo che ci portano a visitare gli stessi luoghi in momenti storici completamente diversi. Questa scelta non è una scusa per riciclare le mappe, bensì una decisione puramente narrativa. Se la geografia rimane più o meno la stessa attraverso le varie epoche, lo stesso non si può dire di nemici, quest e aspetto grafico delle ambientazioni.
Se non ci fossero precisi riferimenti alla data nella quale stiamo giocando, probabilmente non ci accorgeremmo nemmeno di essere nello stesso luogo già visitato in passato, o nel futuro. Il concetto stesso di presente è vago in questa avventura fantasy dalle tinte horror, influenzato in qualche modo anche da Chrono Trigger, che cito solo perché non presente nella Lista Nera dei Giochi Innominabili. Arrivato il momento di scegliere il nostro alter ego, Last Epoch parte con l’intenzione di mettere a proprio agio anche chi si avvicina a questi giochi per la prima volta, con un set di classi a cui manca solo la dicitura Starter Kit da quanto è classico. Del resto, si chiamano classi proprio perché sono classiche, lo dice la parola. Troviamo quindi la Sentinella, aka il tank dall’armatura scintillante e impenetrabile, con tonnellate di punti vita.
Poi c’è il Mago, come sempre rappresentato da un anziano in vestaglia. Il Rogue prende in prestito le caratteristiche del Ranger, mentre il Primalista è il guerriero che combatte in simbiosi con la natura, aiutato dalla fauna. Infine l’Accolito, maestro delle arti oscure capace di evocare i morti e lanciarli in battaglia. Nulla di nuovo sotto il sole, ma se come me negli RPG prima di trovare il personaggio definitivo ne provate una decina in modalità usa e getta, apprezzerete le tre specializzazioni disponibili per ogni classe, che garantiscono una varietà di build che con equipaggiamento e crafting diventa sterminata. Non sapete come districarvi tra skill, alberi dei talenti, perk, equipaggiamento, armi, materiali e incantamenti? Sperimentate, imparate strada facendo o fate ricorso al web che già brulica di siti pieni di template da copiare.
UNO SBILANCIAMENTO PARTICOLARE
Con così tante possibilità a disposizione, il bilanciamento è fondamentale per non favorire qualche abilità esclusiva a discapito delle altre. Non vi sono grandi differenze in termini di rendimento assoluto tra una classe e l’altra, ovvero Last Epoch non è più facile con un tank piuttosto che con un mago AoE, posto che sappiate adeguare il vostro gameplay alle loro attitudini. Però ho notato che l’Accolito con il suo esercito di scheletri rende il gioco molto più veloce. Si schiatta rapidamente ma soprattutto si ripuliscono le mappe in un batter d’occhio. In questo modo, in un’ora di gioco si viaggia, si expa, si livella e si progredisce molto più rapidamente con il nostro amichetto non morto rispetto a come si farebbe con i suoi colleghi.
Una patch potrebbe cambiare la situazione in qualsiasi momento, l’importante è che non venga modificata la curva di difficoltà, piuttosto dolce per permetterci di padroneggiare al meglio le varie skill senza rischiare continuamente la vita. Ci sono due livelli di difficoltà, normale o hardcore, e quest’ultimo prevede la permadeath o il respawn downgradato a Normal. Il gioco comunque non è mai punitivo, ma sempre generoso di loot, materiali e moneta sonante da spendere dai vendor.
END OF THE GAME O ENDGAME?
Virtualmente una volta terminata la campagna potreste archiviare la vostra esperienza con Last Epoch e dedicarvi ad altro ma, come dice una certa pubblicità, godreste solo a metà. I ragazzi di Grinding Gear Games, come altri prima di loro – indovinate chi? – hanno abbracciato la filosofia dell’Endgame, ovvero il gioco una volta finito il gioco, per garantire una sfida senza fine. Gli amanti delle classifiche online si cimenteranno volentieri nell’Arena, in cui affrontare orde di nemici sempre più forti fino all’ineluttabile fine. Chi viene dal mondo dei Raid, invece, troverà pane per i propri denti con i Monolith of Fate, portali a mappe procedurali di difficoltà crescente, per ottenere pregiati drop. Gli sviluppatori hanno assicurato che Last Epoch verrà continuamente arricchito con nuovi contenuti anche grazie a un sistema a stagioni, qui chiamate Cicli.
Non ci è dato sapere come si evolverà nel tempo e quale sarà la risposta dei giocatori, ciò che è certo al momento è la presenza di una campagna single player più che buona e decisamente rigiocabile anche solo per provare un nuovo personaggio, più diverse sfide extra da affrontare quando si ha expato a sufficienza. Un’altra buona notizia riguarda la presenza di Loot Box per fini puramente inerenti alla personalizzazione estetica del personaggio, con item cosmetici e nulla più. Niente Pay to Win quindi, e non possiamo che apprezzare questa scelta. Non perfetto, forse non completo quanto i Giochi di cui non Bisogna Parlare, ma sicuramente appassionante e soprattutto a prova di neofita.
In Breve: Last Epoch è un RPG isometrico hack and slash graficamente ben realizzato ma soprattutto accessibile a un pubblico non hardcore. Si progredisce senza grandi difficoltà e morire non comporta penalizzazioni particolari come si vede nei soulslike. Le poche e banali classi di partenza possono generare migliaia di build diverse grazie a specializzazioni, crafting, perk e talenti da assegnare nell’albero delle skill. La storia come sempre svolge un ruolo marginale, ma l’introduzione dei viaggi nel tempo rende interessante il peregrinare nelle stesse regioni in varie epoche. La gestione dell’Endgame determinerà il successo a lungo termine, ma al momento è un RPG da provare.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Fluido senza alcun problema anche con le impostazioni al massimo, consigliatemi di default.