Venticinque anni dopo sono tornato lì, dove tutto ha avuto inizio. Dopo aver lanciato così tante volte la moneta, ho finalmente assistito al ritorno di Soul Reaver, purtroppo non con un nuovo capitolo ma con una Remastered che raccoglie i primi due capitoli della saga di Raziel. Meglio di niente?
Sviluppatore / Publisher: Aspyr, Saber Interactive, Crystal Dynamics / Aspyr Prezzo: € 28,99 Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 12+ Disponibile Su: PC (Steam, GOG, Epic Games Store), PS4, PS5, Xbox One, Series X|S, Nintendo Switch Data di Lancio: 10 dicembre 2024
Togliamoci subito il dente: meglio di niente, sì, ma… c’è ovviamente un “ma”. Purtroppo questa doppia remaster non è da annoverare tra quelle più riuscite. I due videogiochi originali non sono fruibili sulle piattaforme moderne, tant’è che persino quelle versioni in vendita sugli store digitali per PC richiedono molti passaggi aggiuntivi per essere avviati e, una volta compiuti, l’esperienza complessiva non è all’altezza degli standard odierni. Le versioni rimaneggiate da Aspyr e compagni, invece, permettono a chiunque di godere di queste due pietre miliari rendendole prima di tutto compatibili con i sistemi moderni, e poi aggiungendo alcune funzionalità che garantiscono un’esperienza quanto più fluida possibile.
La modifica più importante riguarda certamente il sistema di controllo di entrambi i Soul Reaver: ora molto più vicino a quello degli action usciti nell’ultimo decennio; ma se ciò non dovesse bastare, sappiate che potete sempre rimappare i controlli a vostro piacimento. Peccato che quelle dei controlli, accanto a quelle relative all’audio e alla possibilità di abilitare gli aiuti contestuali (ulteriore novità di questa remaster), siano le uniche opzioni presenti in questa raccolta. La versione PC, quella oggetto di questa recensione, manca di qualsivoglia impostazione grafica: non si può scegliere la risoluzione, non è possibile impostare un limite al frame rate, non si può scegliere se visualizzare il gioco in finestra o a schermo intero, non si possono cambiare luminosità e gamma, nulla di nulla. Vi dirò di più: la voce delle opzioni grafiche è del tutto assente nei rispettivi menu di entrambi i giochi.
RAZIEL FA I COMPITI A CASA
Sul versante del mero restauro grafico, poi, si può affermare che sia stato fatto il minimo indispensabile. Quello che ne esce relativamente meglio è il primo Soul Reaver: le texture migliorate e i modelli poligonali più aggraziati di protagonista e nemici sono chiaramente un passo in avanti rispetto a quanto visto nell’originale. In più sono state aggiunte le animazioni facciali durante i dialoghi per evitare la sensazione di avere a che fare con dei manichini parlanti.
Il compitino è sufficiente a rendere l’esperienza più godibile
Sempre rimanendo nel campo delle novità, al primo Soul Reaver è stata aggiunta una mappa che mostra tutti i luoghi già esplorati, la loro posizione nelle terre di Nosgoth, e i relativi simboli da impostare nella stanza di teletrasporto per passare da un livello all’altro. Vi è pure una breve descrizione dell’obiettivo da portare a termine, così se ci si sente persi non è necessario tornare presso i Pilastri per parlare con lo spettro di Ariel e scoprire cosa fare.
SOUL REAVER 2 È DAVVERO REMASTERED?
Soul Reaver 2, di contro, è quello che – tra i due – ne esce peggio. Non perché la sua remaster sia mal fatta o sia piena di problemi tecnici, anzi, le nuove versioni di entrambi i giochi sono praticamente prive di bug. Il vero problema è che, tranne in alcuni livelli come la Forgia della Luce dove si nota un effettivo aggiornamento, non vi sono differenze sostanziali tra versione originale e remaster. Avete presente il meme di The Office in cui Pam dice “they’re the same picture”? Ecco, quella è stata la mia reazione premendo il tasto per passare dalla nuova versione a quella vecchia, e viceversa. Se non fosse per il nuovo modello di Raziel, le due versioni risulterebbero virtualmente indistinguibili.
Per quanto riguarda i due giochi in senso stretto, qualcuno potrebbe dire che il tempo non sia stato molto clemente con entrambi. Io però sono di un’altra idea. Sì, è vero, sono molto spigolosi, soprattutto il primo Soul Reaver, ma sono due action adventure che hanno ancora molto da dire persino nel mercato odierno. Per esempio possono insegnare qualcosa su come si realizzano dei puzzle ambientali mai banali che si legano a filo doppio con la narrazione. Basti pensare al Villaggio Incenerito del primo gioco o al Rifugio di Janus Audron del secondo. Potrebbero insegnare anche qualcosina agli scrittori e agli sceneggiatori, dal momento che la saga diretta da Amy Hennig eccelle proprio nel raccontare una storia fatta di viaggi nel tempo e importanti dilemmi filosofici.
In questa raccolta manca un pezzo fondamentale: Defiance
Voglio però chiudere questa recensione parlando degli extra presenti in Soul Reaver 1&2 Remastered. Oltre alle immancabili gallerie di concept art, render, foto di dietro le quinte e altri dettagli interessanti, è presente anche una sezione dedicata ai cosiddetti “Livelli perduti” che racchiude una parte importante del contenuto tagliato dal primo Soul Reaver. Sono presenti in forma “pseudo-giocabile”, nel senso che ci si può muovere al loro interno ma sono chiaramente incompleti. Ognuno di essi è corredato da una breve descrizione e da alcune curiosità: una vera chicca per gli appassionati della serie. Peccato che in questa raccolta manchi un pezzo fondamentale, ossia il capitolo conclusivo della saga: Defiance. Blood Omen 2, invece, possono tranquillamente tenerselo.
In Breve: Legacy of Kain: Soul Reaver 1&2 Remastered è come il dilemma della moneta. Da un lato abbiamo due videogiochi che sono delle vere e proprie pietre miliari dell’intrattenimento videoludico, fino a questo momento impossibili da fruire in maniera accettabile. Se la moneta fosse caduta da questo lato, i Soul Reaver sarebbero stati condannati all’oblio. Dall’altro lato abbiamo una remaster che si limita ad apportare solo le modifiche indispensabili alla fruizione sulle piattaforme moderne: lo stretto necessario, il compitino. In ogni caso, testa o croce, il gioco è truccato e non vince nessuno. Mi piacerebbe pensare che possa esserci una terza opzione, un segreto monumentale nascosto da qualche parte, ma la verità è che non possiamo far altro che accontentarci di questa doppia remaster e sperare che la serie prosegua.
Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, RTX 4060Ti, SSD Nvme / Steam Deck
Com’è, Come Gira: Giocato a 2560×1440. Sul PC impiegato per la recensione gira senza incertezze a 144 FPS, eguagliando la frequenza di aggiornamento del monitor. Per la maggior parte del tempo ho giocato su Steam Deck, trovandolo perfetto per il dispositivo di Valve, dove gira a 60 FPS fissi.