L’ormai sciolto team che ha portato sui nostri Nintendo DS i pregevoli Another Code e Hotel Dusk (e dopo aver fatto capolino diversi anni fa su Nintendo Wii), torna a far parlare di sé con Little King’s Story, un titolo piuttosto controverso ma comunque molto apprezzato da uno zoccolo duro di appassionati che rabbrividirono all’uscita del remake per PS Vita sviluppato da Konami. In occasione di quella riedizione, infatti, vennero meno i toni fiabeschi e ingenui della direzione artistica dell’originale, mutata sulla console portatile Sony in una vera e propria macedonia di influenze manga piuttosto generiche e assolutamente incapaci di rendere onore alla gloriosa storia di Corobo, il piccolo re protagonista che dà il nome al videogioco. Non stupisce, quindi, che di fronte all’eventualità di un porting PC, il publisher statunitense XSEED abbia optato per la versione originale, maggiormente affine ai gusti della fanbase dell’opera e probabilmente più meritevole di un trattamento HD Remaster rispettabile. Il problema è che l’operazione non è andata nel migliore dei modi, ma andiamo con ordine.
AI SUOI ORDINI MAESTÀ!
Non importa che siate un giocatore smaliziato o un neofita del genere, le prime ore di gioco di Little King’s Story sono un vero e proprio calvario per chi intravedesse nella produzione CING un clone di Pikmin. A differenza del titolo Nintendo, infatti, Little King’s Story propone un gameplay molto più grezzo, quasi spiacevole in alcuni frangenti, già difficilmente padroneggiabile con l’accoppiata Nunchuk/Wiimote e reso ancora più impraticabile dalla combo tastiera/mouse, che vi sconsiglio caldamente di considerare se siete realmente interessati ad arrivare ai fatidici titoli di coda. La situazione migliora con un joypad classico, benché non tutti i tasti siano utilizzati, ma anche in questo caso i problemi sono appena iniziati. Lo scopo del gioco è molto semplice ed è quello di portare il giovanissimo re a conquistare tutto il regno conosciuto, dapprima sfidando buffi demoni e mostri dal design super deformed e, infine, dichiarando guerra ai regni limitrofi abitati da altrettanti sovrani pronti a tutto per la vittoria. Per inscenare tutto ciò Little King’s Story non si avvale di menù statici o cursori, ma approfitta di una direzione artistica scanzonata e cartoonesca che permette al protagonista di “scagliare” letteralmente i suoi sudditi contro ostacoli e nemici, ovviamente infarinando il tutto con una seppur scialba componente manageriale. Quest’ultima permette di personalizzare il proprio regno edificando case, caserme e officine, per assicurarsi un buon numero di pedine da portare con sé in avanscoperta e sbloccare poi diverse tipologie di classi personaggio.
Se all’inizio ogni suddito si rivela un “fannullone”, incapace di specializzarsi in qualsivoglia attività a causa della mancanza di atelier pronti ad accoglierlo, nel giro di qualche ora e dopo qualche breve (e indovinata) boss fight le possibilità ludiche si fanno sempre maggiori, permettendo ai novelli sovrani di fruire di un vasto numero di specialisti, fra cui soldati, carpentieri, cacciatori e via dicendo. Chiaramente, ogni classe identifica diverse qualità e un pari numero di difetti: sta alla capacità strategica del giocatore e alla sua abilità nel “lanciare” e “richiamare a sé” i sudditi nelle battaglie arrivare incolume alla fine di ogni giornata con un bottino sempre maggiore.
Le prime ore sono un vero e proprio calvario per chi intravedesse in Little King’s Story un clone di Pikmin
UN PICCOLO PRINCIPE E LA SUA SCATOLA DEI GIOCATTOLI
Come detto in precedenza, il comparto artistico ed estetico di Little King’s Story è pregevole, dominato da colori pastelli e personaggi dalle fattezze pronunciate e caricaturali. Anche i dialoghi, in tal senso, contribuiscono a calare il giocatore in un contesto surreale e ironico (basti pensare che il leader religioso del regno è un pastafariano!); al di là di una traduzione italiana non priva di difetti si cela quindi una sceneggiatura intelligente e ben scritta. La mise estetica è comunque portata alla vita da un comparto poligonale talmente semplice che non sfigurerebbe su un Nintendo 3DS: nonostante gli sforzi di XSEED nel ripulire le texture e portare il gioco alla fatidica risoluzione a 1080p, le incertezze tecniche sono molte.
La componente esplorativa è quella più vessata dai limiti del sistema di controllo
XSEED porta su PC Little King’s Story, un prodotto unico nel suo genere, a metà tra Pikmin e un gestionale, capace di affascinare chiunque riesca ad andare oltre ai suoi numerosi difetti, originali e nuovi. La versione approdata su Steam è appena sufficiente dal punto di vista tecnico e propone gli stessi identici contenuti del titolo originale, due questioni da soppesare con enorme attenzione nel caso si dovesse scegliere fra questa e l’edizione disponibile per Nintendo Wii.