Luigi's Mansion 3 - Recensione

Switch

Il concetto di Nintendo Difference, ovvero la percepibile diversità tra il modo di fare di Nintendo e quello di qualunque altro attore dell’industria videoludica, nasce sicuramente come slogan pubblicitario, ma ormai da alcune generazioni esprime perfettamente il marcato distacco che separa la visione della grande N rispetto a quella della concorrenza. Un modo di fare unico, di cui Luigi’s Mansion 3 è un esempio perfetto. Nel corso di oltre un decennio, Nintendo ha preso un suo personaggio secondario, Luigi appunto, e gli ha costruito un universo narrativo attorno. Mentre altrove i protagonisti che funzionano vengono consumati nell’arco di una manciata di apparizioni, fagocitati da sequel prodotti a ritmo serrato, a Kyoto i progetti possono rimanere nel cassetto anni prima che arrivi l’idea giusta, ma quando si concretizzano si può stare certi che il livello di cura sarà superiore a quasi ogni altro prodotto sul mercato.

BENVENUTI AL HOTEL MIRAMOSTRI

Senza rivoluzionare le meccaniche su cui la saga è stata fondata ormai 18 anni orsono, Luigi’s Mansion 3 fa di questa sua coesione e compattezza il primo punto di forza. Abbandonata la formula più spezzettata del capitolo precedente su 3DS, necessaria per funzionare su un dispositivo pensato per la mobilità, questo terzo episodio torna a rinchiudersi dentro una grande, enorme magione, senza tuttavia rinunciare alla varietà. L’Hotel Miramostri in cui la combriccola di Luigi è stata attirata con l’inganno (per maggiori dettagli vi rimandiamo alla nostra precedente anteprima), sfugge alla definizione classica di albergo a cui siamo abituati. Certo non mancano i piani affollati di stanze, il ristorante e la reception, attraversata da concierge e fattorini tutt’altro che entusiasti, ma quanti altri ospitano serre botaniche, set cinematografici, centri commerciali o musei di scienze naturali?!luigis mansion 3 recensione

L’Hotel Miramostri sfugge alla definizione classica di albergo a cui siamo abituati

È la quadratura del cerchio, un’ambientazione unica, costellata da una serie di elementi di gioco che fanno da filo conduttore a scenari molto diversi tra loro, spesso caratterizzati da micro-meccaniche riservate ad apposite sezioni, il cui utilizzo viene introdotto e si esaurisce tra i corridoi di un piano (laddove altri potrebbero fondare giochi interi su una sola di queste intuizioni, ma questo è un altro discorso). Il collante dell’intera avventura è la presenza del Prof. Strambic, il cui laboratorio si trova nello scantinato del hotel e funge da hub principale, a cui si può accedere per consegnare gli ectoplasmi più rari alla galleria, convertire il denaro raccolto in consigli sul posizionamento delle gemme rare, o consultare il Diario. La voce di Strambic, in realtà, può raggiungerci in qualunque punto della struttura attraverso il Virtual Boo, chiaro richiamo al Virtual Boy, che consente a Luigi tra le altre cose di consultare la mappa e ricevere consigli da Strambic. In determinate situazioni infatti il gioco prevede un sistema di aiuto automatico: quando ad esempio impieghiamo troppo tempo a individuare la meccanica giusta per infliggere danni a un boss, Strambic interviene con un’indicazione nemmeno troppo velata. Benché si tratti di un buon modo per evitare la frustrazione, in alcuni frangenti questo approccio ci ha privato del piacere della sperimentazione, intervenendo fin troppo presto. Le battaglie con i boss, infatti, rappresentano la somma della genialità e dell’ispirazione infuse nel gioco, sottraendosi all’impostazione classica dello scontro di forza per inscenare invece vere e proprie battaglie di intuizione, dove prima di flashare e aspirare il fantasma bisogna trovare il modo di scardinare o aggirare lo strumento difensivo di cui è munito, e arrivarci da soli è parte integrante del divertimento.luigis mansion 3 recensione

Serve l’occhio aguzzo e un pizzico di ingegno

Più in generale, l’intera fase esplorativa di Luigi’s Mansion 3 richiede buone dosi di osservazione e un costante ricorso al pensiero laterale. Stanze e corridoi traboccano di dettagli, oggetti e decorazioni, quasi tutti assoggettati alla fisica del gioco. Perciò aspirare e soffiare non sempre sono azioni sufficienti per capire come procedere: nel trambusto di vasi che cadono, soldi che svolazzano e oggetti vari che tremano, si spostano o sobbalzano, individuare quale possa essere la nostra prossima mossa non è così semplice. Serve invece l’occhio aguzzo e un pizzico di ingegno per capire quale elemento possa essere strappato con la ventosa, azionato con un getto d’aria, attivato con lo Strobobulbo, riportato in questa dimensione dall’Arcobaluce o attraversato dal Gommiluigi, clone gelatinoso di Luigi che abbiamo approfondito insieme a tutte le nuove funzionalità del Poltergust in quest’altra anteprima.
E se salendo di piano in piano si fa l’occhio a tutta una serie di dettagli utili per individuare il punto di interesse, come gli specchi spesso rivelatori di elementi o interruttori posti fuori dall’inquadratura, il gioco introduce sempre qualcosa di nuovo e inaspettato, mantenendo il climax verso il quindicesimo piano. Non manca poi una piccola componente di backtraking, dettata sia dagli avvenimenti della storia, per lo più spettri dispettosi che per sfuggire alle nostre grinfie attraversano pareti e pavimenti, sia dallo slancio collezionistico che spinge a rivisitare i piani alla ricerca di tutte le gemme o i fantasmi rari nascosti, magari sfruttando qualche nuova abilità ottenuta nel corso dell’avventura.

RIDERE DI PAURA

Come tipico dei giochi Nintendo, Luigi’s Mansion 3 si preoccupa per tutta la prima metà dell’avventura di accompagnare il giocatore attraverso i consigli e le descrizioni del Prof. Strambic, quasi eccessivamente in alcuni frangenti, come detto poco sopra. D’altro canto però non smette mai di stupire per la quindicina d’ore grossomodo necessarie a terminare l’avventura principale, collezionismo e mini-giochi multiplayer esclusi. Vero co-protagonista al fianco di Luigi è il maniero che ospita l’Hotel Miramostri, una costruzione la cui architettura viola ogni legge fisica, ma gronda di un’atmosfera curatissima. Fin dai primi passi nella hall si viene immersi nello spirito di Halloween, in cui horror e slapstick convivono spalla a spalla, legati insieme dall’ilare terrore di Luigi, che percorre stanze e corridoi con fare circospetto, accompagnato da un costante battito di denti e da salti di terrore ad ogni rumore sospetto. Il sospetto che Luigi’s Mansion 3 potesse rappresentare il salto di qualità per la saga, da titolo di contorno a portabandiera Nintendo al pari di Mario e Zelda, si è andato via via concretizzando nel corso di un’avventura che non cala mai di ritmo né di cura.luigis mansion 3 recensione

coesione e cura diffuse su ogni centimetro quadrato del Hotel Miramostri rendono prezioso ogni minuto della terrificante ed esilarante vacanza

Muoversi tra scantinati e bagni, ampi saloni e angusti sgabuzzini, lunghi corridoi e ripide scalinate in cui da un momento all’altro ogni oggetto può saltellare, sobbalzare, muoversi o cadere sia per un nostro inciampo, sia per effetto di una possessione ectoplasmica, ci ha immersi in quella spensierata incredulità che accompagnava le domeniche mattine a gambe incrociate davanti alla VHS del primo Ghostbusters. Alla creazione di questa atmosfera contribuisco, talvolta involontariamente, gli strambi controlli imposti a Luigi. Se in alcune situazioni questi si rivelano semplicemente scomodi, è complicatissimo ad esempio ruotare il personaggio mentre si tiene premuto il tasto dell’Arcobaluce, in altre sezioni la rotazione imposta dallo stick destro trasferisce su un Luigi un terrore comico che lo vede dimenare la torcia all’impazzata per lo scenario. Certo sarebbe stato più comodo se allo spostamento del controller fosse corrisposto un semplice orientamento e non una furiosa rotazione, ma l’involontario effetto comico ottenuto ripaga comunque della scomodità.
Poco importa, tirando le somme, se la liberazione di Mario e Peach dalle grinfie di Re Boo arriva al termine di un’avventura contenuta in termini di ore e quasi priva di picchi altissimi di difficoltà: coesione e cura diffuse su ogni centimetro quadrato del Hotel Miramostri rendono prezioso ogni minuto della terrificante ed esilarante vacanza passata al suo interno. Tanto più che, al di là dell’inevitabile uscita in concomitanza di Halloween, Luigis’ Mansion 3 rappresenta il titolo natalizio destinato alla fascia più adulta di giocatori Switch, ovvero quella meno interessata al nuovo Pokemon, per cui 15-20 ore possono rappresentare tutto il tempo che si può dedicare al videogioco in un mese o due. E in termini qualitativi, ci vengono in mente pochi titoli che possano meritare di più il nostro tempo.

Come un dettagliatissimo diorama, Luigi’s Mansion 3 è un ambiente contenuto, ma in cui abbondano i particolari sui cui soffermare l’attenzione. Complice una grafica perfettamente armoniosa, che porta a nuove vette lo stile cartoonesco con cui Switch si trova perfettamente a suo agio, l’Hotel Miramostri è immerso in un’atmosfera che coniuga spavento e risata attraverso puzzle ambientali ed epiche boss fight. Forse qualche suggerimento in meno non avrebbe guastato, ma il contraltare di quell’approccio tipico di Nintendo che rende i suoi titoli curati come pochi altri sul mercato.

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Pro

  • Graficamente sublime.
  • Compatto, coeso, curato.
  • Non finisce di sorprendere fino alla fine.

Contro

  • Talvolta didascalico.
  • Controlli a tratti macchinosi.
9

Ottimo

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