La lista di celebri cabinati Atari riproposta in chiave moderna si allunga con Lunar Lander Beyond. Avete letto bene: Beyond. Questo gioco non fa parte della collana Recharged.
Sviluppatore / Publisher: Dreams Uncorporated / Atari Prezzo: 9.75 euro Localizzazione: Interfaccia e Testi Multiplayer: Assente PEGI: Pending Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store) PlayStation, Xbox, Atari VCS Data d’uscita: 23 aprile 2024
Nemmeno il tempo di portare a termine un’impresa, che già esce il videogame. Nell’estate del 1969 Apollo 11 spedisce i primi uomini sulla luna, e nell’autunno dello stesso anno uno studente di nome Jim Storer realizza un gioco testuale chiamato Lunar Landing Game scritto in FOCAL, linguaggio che per non annoiare nessuno ci limiteremo a definire come un precursore del BASIC. Quattro anni dopo, David H. Ahl, fondatore di una delle primissime computer magazine chiamata Creative Computing, nonché primo autore al mondo a sfondare il tetto del milione di copie vendute con un libro sulla programmazione, pubblica un port proprio in BASIC, destinato a diventare un classico.
E sempre nel 1973 esce la prima rappresentazione grafica di questo gameplay, chiamata Moonlander. Ma è Lunar Lander di Atari la versione più famosa, realizzata con grafica vettoriale che permette di zoomare sulla navicella quando si avvicina all’obiettivo. Un piccolo cambio di prospettiva, che però nell’agosto del 1979 ha dell’incredibile. Questa è la storia che dovrebbero insegnare nelle scuole, altro che le guerre tra Attila e Napoleone! Muoviamoci però con bel fast forward fino ai giorni nostri con Lunar Lander Beyond, rivisitazione moderna di questo classico senza tempo distribuito sempre dalla mitica casa californiana.
LUNAR LANDER BEYOND, MEGLIO DEI RECHARGED
Scopo del gioco è portare delicatamente a terra una navicella, tenendo conto di carburante, velocità e gravità, agendo solo su rotazione del modulo e forza dei propulsori, evitando di prendere a portellate ostacoli e detriti cosmici. Un po’ pochino nel 2024, e così gli sviluppatori di Dreams Uncorporated hanno ampliato l’offerta cucendoci una storia attorno, con tanto di cutscene e dialoghi da seguire, una scuderia di piloti da livellare, ciascuno con le proprie abilità, e diversi velivoli da sbloccare.
È il primo prodotto della linea Beyond, e a dire il vero non è nemmeno certo che Beyond sia destinata a diventare una collana o sia solo un avverbio piazzato lì perché suonava bene, ma in un ipotetico buon giorno che si vede dal mattino, siamo due o tre scalini più in alto rispetto alla filosofia Recharged, che pur avendo riportato sui nostri monitor pietre miliari del calibro di Berzerk, Missile Command e altri titoli iconici, non si è mai spinta oltre lo svolgimento del classico compitino.
Lunar Lander Beyond mantiene il gameplay originale e espande l’offerta con una storia suddivisa in missioni, una scuderia di piloti da gestire e varie navicelle da sbloccare
BENVENUTA, PERMADEATH
All’epoca dei cabinati, il concetto di permadeath era superfluo. Era normale, una volta giunti al game over, dover ricominciare tutto dall’inizio, e un omino morto era morto per sempre, sostituito dal nuovo alter ego digitale al costo di una monetina. I tempi sono cambiati, e la dipartita degli eroi videoludici si è via via fatta meno tragica, con la possibilità di ricominciare la missione che ci ha visto schiattare per cercare di correggere la sorte. Lunar Lander Beyond dispone di quattro livelli di difficoltà, il più alto dei quali introduce la permadeath; un pilota che dovesse tragicamente perire in questa modalità sarà perduto per sempre, assieme a perk e punti esperienza acquisiti. È una filosofia altamente punitiva ma estremamente affascinante, sicuramente non per tutti, ma i giocatori hardcore la ameranno. Non fa per voi?
Ci sono altri tre gradi di sfida, per accontentare chiunque. Il gameplay in ogni caso rimane lo stesso, e consiste nel pilotare la nostra navicella agendo solo sui propulsori, in un continuo bilanciamento tra forza e inerzia, al fine di evitare di danneggiarla senza consumare troppo carburante. Checkpoint, scudi e rifornimenti possono evitare il peggio alla carrozzeria, ma non alla mente dei piloti, dato che ogni imprevisto è causa di stress che alla lunga porta ad allucinazioni e istinti suicidi. Unico rimedio, una costosa terapia o un lungo periodo di vacanza. Portare a termine con successo una missione garantisce punti esperienza e aumenti di livello, con apprendimento di nuove abilità per godere di una maggiore manovrabilità del mezzo o capacità di ripararlo anche mentre si guida.
Il restyling grafico è il tallone d’Achille della produzione, con alcune sviste che potrebbero far rimpiangere il look spartano dell’originale
FORSE ERA MEGLIO IL WIREFRAME
Tutto sarebbe perfetto in Lunar Lander Beyond, nei limiti di un gameplay semplice come è lecito aspettarsi da un gioco scodellato nel paleozoico videoludico, se gli sviluppatori avessero mantenuto il look estetico dell’originale. Non è un discorso tossico sulla falsariga di quanto accaduto durante la realizzazione di Return to Monkey Island, ma converrete con me che se la rappresentazione dello spazio profondo deve essere un’immagine statica che pare recuperata da qualche sito di stock photography, e alcuni asset ricordano i tempi dei giochi in Flash, forse sarebbe stato meglio optare per una soluzione differente.
Peccato, perché sia la UI che le schermate di intermezzo sono realizzate con cura e molto piacevoli da guardare; durante l’azione però è un continuo alternarsi di sprite disegnati come si deve con altri dal look amatoriale. Possiamo sorvolare sopra questo aspetto? Sì, però sarebbe bastato così poco per creare un Lunar Lander da manuale, che rimane comunque un po’ di amaro in bocca.
In Breve: Diciamolo schiettamente: un’evoluzione di Lunar Lander deve fare il lavoro di Lunar Lander, e Lunar Lander Beyond assolve il proprio compito. Trovate il gameplay troppo semplice e ripetitivo? Si tratta di un gioco del 1979 riproposto in maniera volutamente fedele, nel bene e nel male, aggiungendo alcune caratteristiche tipiche delle moderne produzioni ma puntando soprattutto a preservare lo spirito dell’originale. Nulla da eccepire sotto questo punto di vista quindi, ma ci si poteva sforzare di più sotto il profilo estetico, con alcuni elementi dal look troppo amatoriale che fa quasi rimpiangere la grafica vettoriale del vecchio arcade.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Controlli precisi sia da gamepad che da tastiera, e nessun problema tecnico da segnalare. Curiosamente, va in pausa con Return piuttosto che con Esc.