La scuola Shin Mikado viene improvvisamente avvolta da una barriera impenetrabile, mandando studenti e insegnanti nel panico, e mentre una fitta nebbia si diffonde per gli edifici, alcuni fortunati individui sembrano manifestare poteri soprannaturali. Non si tratta della trama di un nuovo manga di Weekly Shōnen Jump, anche se potrebbe tranquillamente esserlo, ma di Monark, l’ultima pubblicazione di Nippon Ichi Software America.
Sviluppatore / Publisher: FURYU Corporation / NIS America Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Assente (lingua e testi in inglese) Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch Data di Lancio: 22 febbraio (US), 25 febbraio (Europa)
Monark è un titolo orgogliosamente giapponese che sfrutta appieno tutte le premesse e formule sulle quali si appoggiano tantissimi anime moderni. Al centro della storia c’è un colorito cast, le cui abilità e personalità sono sin da subito ben contraddistinte, specie se messo a confronto con le anonime comparse tutte prive di quel tocco stravagante che da sempre marchia i prescelti: capelli improbabili, vestiti sgargianti e voci inconfondibili. Naturalmente, il nostro protagonista non è da meno. La chioma bianca e gli occhi rossi fanno sì che questo studente appena trasferitosi dall’estero non passi inosservato.
ANIME FINO AL MIDOLLO
Monark è semplicemente esagerato nel senso buono del termine, ma dal punto di vista prettamente narrativo lascia sfortunatamente un po’ a desiderare. La storia ricorre spesso e volentieri ai più triti e ritriti dei cliché e una volta accesa la console o il PC si sa esattamente a cosa si va incontro, anche se nelle prime ore di gioco non si può fare a meno di sentirsi decisamente spaesati. Dopo la sigla iniziale veniamo subito catapultati nel bel mezzo della storia senza alcun contesto, se non dei vaghi riferimenti alla nostra morte che lasciano tante domande alle quali trovare risposta. Si tratta di un puzzle piuttosto divertente da risolvere, grazie anche a quella sana dose di drama alla quale i contenuti nipponici ci hanno ormai abituato.
Ora che la scuola in qualche modo è stata separata dal resto del mondo, molti studenti sono riusciti volenti o nolenti a comunicare con un altro piano dell’esistenza pieno di esseri spettrali utilizzando i propri telefoni. Alcuni di loro, spinti dai loro bisogni e desideri personali, sembrano avere per di più stretto un patto con dei demoni ottenendo dei poteri in grado di influenzare in maniera innaturale l’ambiente che li circonda. Il nostro compito da vice presidente del Consiglio Studentesco sarà quindi rimettere tutto a posto, andando nell’altro mondo per rompere il patto fatto con i demoni e distruggendo gli ideali che stanno alla base dell’accordo, utilizzando degli armamenti chiamati Imagigear.
PERSO NELLA NEBBIA
Monark dà senz’altro migliore prova di sé sul lato gameplay, senza però brillare come potrebbe. Tutte le meccaniche ci vengono rovesciate addosso a inizio gioco e riuscire ad afferrare per bene tutto quello che ci viene detto per poi riuscire ad applicarlo dove necessario è più complicato del previsto. Sebbene più avanti si vada a formare un vero e proprio crescendo, la struttura stessa del gameplay crea un certo distacco tra le varie scene, spezzando nettamente il ritmo. Il titolo si suddivide infatti in larghe sezioni esplorative, che sono di fondamentale importanza per procedere e avere un vero background di tutti gli studenti della scuola, alternate a battaglie in stile JRPG a turni, con tanto di livelli e abilità da sbloccare in grado di modificare l’aspetto dei personaggi.
LA LONGEVITÀ È UNO DEI PUNTI DI FORZA DI MONARK
LA GRANDE PECCA DI MONARK
Finora abbiamo dipinto di Monark un ritratto tutto sommato piuttosto positivo. Sfortunatamente, se da un lato le musiche sono più che buone e il doppiaggio è spesso ben riuscito, lo stesso non si può di certo dire per il resto del reparto tecnico. La grafica può essere semplicemente definita come “ostinatamente datata”: i modelli, le luci e soprattutto le ombre sono a un livello difficilmente accettabile nel 2022 e non brillano nemmeno nella versione per PS5. Si arriva al punto in cui gli splendidi artwork dei personaggi vanno a cozzare direttamente con la loro goffa controparte virtuale, incapace di esprimere emozione al di fuori di un’alzata di sopracciglio o degli occhi sgranati. Questo, unito all’elementare design dei livelli fa si ché, invece che provare l’impressione di trovarsi in una scuola, ci si trovi su un set di una soap opera, dove ci si accontenta di accennare giusto l’idea della location.
Vista poi la semplicità dei modelli, è difficile condonare la grande quantità di piccole schermate di caricamento che ricordano un titolo di tanti anni addietro. Monark è cosparso di piccoli errori di “regia”, con alunni e insegnanti che cambiano posizione o scompaiono da una scena all’altra senza preavviso. Capita quindi che durante una cutscene ci si ritrovi davanti un gruppo di studenti feriti o agonizzanti, che scompaiono magicamente una volta che si ritorna all’esplorazione, rompendo immediatamente e inesorabilmente l’immersione. Un’ultima nota dolente, per tutti i fan del Giappone italiani, è la mancanza della traduzione in lingua nostrana. Chiunque voglia giocare a Monark sarà costretto a farsi bastare l’inglese.
In Breve: In parte, la non piena riuscita di Monark potrebbe essere facilmente imputabile a un team di sviluppo scarno, che è senza dubbio riuscito a creare un interessante gioco di ruolo a turni con meccaniche relativamente complesse e interessanti. Con il suo sistema di Follia e Risveglio, Monark offre davvero tantissime ore di interessante gameplay, specie per i fan degli anime e dei JRPG, ma fallisce sfortunatamente a raggiungere il proprio potenziale per via di un reparto tecnico che non riesce a tenere il passo con i tempi e diventa spesso motivo di frustrazione.
Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Durante il gameplay non sono saltati all’occhio particolari problemi con il framerate e la risoluzione sull’ultima console Sony. Non proprio una sorpresase si considera la sua grafica non proprio “Next-Gen”.