Nubi fosche si stanno addensando sul quartier generale di Blizzard Entertainment dopo il provvedimento preso nei confronti di Chung “Blitzchung” Ng Wai, pro player di Hearthstone reo di essersi espresso in favore delle proteste di Hong Kong a margine di un evento ufficiale.
La Casa di Irvine ha difatti immediatamente bandito Blitzchung per un intero anno da tutti i tornei di Hearthstone, arrivando addirittura a licenziare i due presentatori dell’evento che hanno intervistato il giocatore asiatico. Dal canto suo, Blizzard giustifica il provvedimento contro Blitzchung citando le regole di condotta degli eventi ufficiali, spiegando che i partecipanti hanno il divieto di comportarsi in maniera non consona alla situazione, offendendo il pubblico o danneggiando l’immagine della stessa Blizzard.
Inutile dire che dopo questa azione è immediatamente montata la polemica, con molti fan che accusano l’agglomerato Activision Blizzard di essersi piegato alla censura cinese, impegnata più a difendere i proventi derivanti dalla Cina e mantenere buoni rapporti con il governo della potenza asiatica che a difendere la libertà di espressione. Una parte dell’utenza ha poi fatto partire il boicottaggio nei confronti dei prodotti della compagnia, per esempio cancellando l’abbonamento a World of Warcraft, disinstallando Battle.net dai propri PC e impegnandosi a non acquistare più prodotti della Casa di Irvine, perlomeno finché non si assisterà a un passo indietro.
A questo punto una cosa è certa: la questione è ancora aperta e si protrarrà ancora a lungo; bisognerà poi capire se tutta la situazione avrà un impatto sull’imminente BlizzCon 2019 prevista dall’1 al 3 novembre prossimi.