La Game Developers Conference ha pubblicato i risultati del suo State of the Industry, un sondaggio annuale che nel 2021 ha coinvolto più di 3000 sviluppatori. Prevedibilmente, le domande hanno affrontato il tema della pandemia, con il 44% degli sviluppatori che ha dichiarato di aver subito ritardi a causa del passaggio al lavoro da casa, anche se allo stesso tempo il 66% degli intervistati ha detto di non aver visto diminuire la propria produttività nel corso dell’ultimo anno, quando non addirittura di averla vista aumentare.
La domanda che più suscita interesse è però quella riguardante la divisione dei ricavi. La grande maggiornaza degli sviluppatori, piccoli e grandi, si appoggia spesso a negozi digitali gestiti da terze parti per la distribuzione dei suoi titoli. Lo standard dell’industria, fino a qualche tempo fa, prevedeva la cosiddetta suddivisione 30/70, con il 30% dei ricavi assegnato al gestore del negozio digitale. Alla domanda se ritengono che questa divisione sia giustificata, solo il 3% degli sviluppatori ha risposto positivamente; una cifra ancora più esigua rispetto a quella dell’anno scorso (6%).
Per quanto riguarda il mercato PC, la battaglia in merito ha visto come nuovo protagonista l’Epic Games Store, che si è da subito contraddistinto per una divisione 12/88, molto favorevole nei confronti degli sviluppatori. D’altro canto, questa percentuale arriva associata a uno storefront molto più parco di funzionalità rispetto a quello della concorrenza diretta, rappresentata da Steam. E d’altronde, anche il negozio digitale di Valve fatto qualche concessione in merito negli ultimi anni, riducendo fino al 25% la sua percentuale per i giochi che superano i 10 milioni di dollari di ricavi e al 20% per chi supera i 50 milioni. Ovviamente, questo taglia fuori tutta un’ampia serie di piccoli sviluppatori, andando in controtendenza con le politiche attuate invece da Apple e Google, che richiedono percentuali minori fino al raggiungimento di una certa soglia di ricavi.