Open Roads – Recensione

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Dal passato si può sfuggire, oppure no? Open Roads è una storia come tante altre basata sulla scoperta del proprio passato, in una cornice madre e figlia tutta da scoprire, a opera di Open Roads Team e di Fullbright.

Sviluppatore/Publisher: Open Roads Team e Fullbright / Annapurna Interactive Prezzo: 19,99 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC Data d’uscita: Già disponibile

Quanti di noi, un po’ per paura e un po’ perché non sanno davvero cosa aspettarsi dal futuro, desiderano un presente migliore? A volte è quello che nessuno si aspetterebbe, fatto di piacevoli scoperte, di contatto e bontà, di amore e sì, anche di rabbia e tristezza. È la vita, non ci si può fare alcunché, e i rapporti che si sfilacciano, alle volte, diventano impossibili da recuperare, da sistemare, da raccapezzare; si disintegrano a tal punto da divenire, dunque, complessi anche solo da comprendere. Il respiro è affranto, poiché manca quel contatto umano importante, da far divenire qualcosa in più. Da tenere stretto a sé, tanto stretto a sé.

Annapurna Interactive, che ormai di indipendente ha molto poco, punta su progetti del genere per presentare al mondo una sua idea di realizzazione e per valorizzare studi che, altrimenti, non riuscirebbero ad avere lo stesso impatto culturale. Neon White, Stray, What Remains of Edith Finch e Outer Wilds sono solo alcune delle pubblicazioni di Annapurna Interactive, realizzate da team talentuosi e affascinanti.

Alla scoperta di una storia toccante

Il racconto di Open Roads, avventura narrativa estremamente lineare ma in ogni caso d’impatto, dimostra quanto sia profonda e contorta la storia di una famiglia come tante altre, alla perpetua ricerca della verità.

IL RACCONTO DI OPEN ROADS

In Open Roads, diciamocelo, a volte diventa inevitabile dover rispolverare il passato come degli archeologi e ricercare da esso qualcosa che non avesse una reale rilevanza. Nessuno ha mai pensato, però, che potesse divenire così tanto entusiasmante e particolareggiato realizzare un sogno e ridare alla propria madre dei natali che fossero oltremodo collegati con l’esistenza stessa di una generazione. Anzi, di ben tre generazioni: nonna, madre e figlia, tutt’e tre concentrate in un’avventura narrativa che dimostra quanto sia necessario cercare l’essenziale attraverso le parole e la bellezza, quando nella verità è celato il proprio oblio, ma anche qualcosa di più.

Chissà cosa aprirà quella chiave…

È l’obiettivo di Tess, una adolescente come ce ne sono tante che, rovistando nella casa della nonna, mancata da poco, è incaricata di raccogliere tutte le sue cose entro breve, così da permettere la regolare vendita dell’immobile a qualche acquirente interessato a una casetta in un luogo lontano dalla frenesia della città, ma vicino ai propri cari. È così che nonna Helen, una protagonista silenziosa, fa le sue presentazioni nel mondo di Open Roads: attraverso i suoi ricordi, presentando nella casa che ha occupato per cinquant’anni tutte le sue memorie, pure quelle inaspettate.

Ricordi di tempi che furono…

Ed è proprio attraverso di essi che la giovane Tess, interfacciandosi con questo mondo straordinario, impara a comprenderli e accettarli, ad abbracciarli forte, sempre più forte. Ricordi che diventano impalcature in cui sorreggere, automaticamente, l’obiettivo stesso su cui si erge l’intera narrazione di Open Roads, sostenuta a sua volta da un racconto dolce e pacato, fatto di parole accomodanti e brillanti, di amore reale e tangibile. È l’amore che spinge il giocatore a procedere al suo interno, a scoprirne le reali meraviglie e a coinvolgersi in un racconto maturo e appassionato, fatto di ricordi e rimasugli, ma è meglio non narrare troppo, o il guaio è perdere l’obiettivo.

Vivere il passato di un’altra persona non è mai stato tanto bello

Chi ha intenzione di farlo, d’altronde, se una storia di questo tipo, strutturata e gestita con intelligenza, ha l’immenso compito di risultare inedita per chiunque deve viaggiare per rispolverare quelle memorie? Open Roads è un videogioco che, eseguendo perfettamente questo obiettivo, mostra una certa intimità nel presentare la sua storia. Il racconto, rispetto al game design, è messo al primo posto. Ciò significa che il resto viene meno?

SEMPLICE, LINEARE, APPAGANTE

No, assolutamente no. È quasi un pregio, in realtà, che preferisca dedicarsi interamente sul racconto, pur proponendo scelte linearissime, nonché tipiche dell’architettura di gioco, brillante e vivace, nonché entusiasmante e coinvolgente sotto ogni aspetto. È pur sempre un’avventura narrativa à la Life is Strange, che non propone salti temporali indietro nel tempo, ma si focalizza essenzialmente su un racconto che va dritto al punto, per presentare sfaccettature e meraviglie di qualunque tipo, raggiungibili anche chi ha il cuore di ghiaccio. Già, perché ogni azione compiuta, dalle interazioni più semplici con gli oggetti e alle analisi presenti nelle varie location che il binomio madre e figlia visita al suo interno, sono eseguite in modo preciso e appassionante, ricalcando

I paesaggi rurali sono sempre meravigliosi.

Nessun game design eccessivo o estremo all’orizzonte, bensì qualcosa di più semplice, concentrato e piccolo, eppure comunque interessante e brillante, che spinge a un coinvolgimento reale e appassionato. È qualcosa di più leggero, fresco ed efficace, nel vasto universo delle avventure grafiche. E quando inizia a sorprendere, ecco che Open Roads propone una struttura di gioco che si focalizza su una visuale in prima persona, che conduce nei vari luoghi proposti per approfondire al meglio il passato di Opal, la madre di Tess, nonché i segreti di nonna Helen.

Il passato fa male, sì, ma da esso si può imparare qualcosa

Come in tante avventure narrative, è l’interazione ambientale a essere un collegamento efficace con il resto della proposta ludica; stavolta, però, si è ancora più coinvolti nella storia perché si ha a che fare con una ragazzina alle prese con un mare di segreti. Analizzare ogni oggetto, dunque, diventa un motivo per scoprirne un altro e un altro ancora, apprendendo maggiormente sul racconto della famiglia e i segreti attorno a quest’ultima.

UN DESIGN FAVOLOSO

Il team ha lavorato con estrema attenzione e dedizione per ricalcare con intelligenza le espressioni facciali delle protagoniste, oltre che offrire una personalità e vita propria a ogni ambientazione, nonché per rendere visivamente d’impatto la produzione proposta, arricchita da volti e meraviglie tutte da scoprire.

Madre e figlia on the road…

A esaltare, in tal senso, è il design usato per dare valore al resto, sospeso fra un fumetto tutto da leggere e un’opera visiva da sviscerare e scoprire con attenzione. Open Roads non è sicuramente una grossa novità per il genere, ma è in ogni caso una produzione che racconta di una famiglia qualunque che si scopre, in realtà, estremamente disfunzionale. Da giocare se con Life is Strange e opere di questo calibro avete pianto anche l’inesauribile.

In Breve: Open Roads è un’avventura narrativa estremamente classica che propone, tuttavia, un racconto maturo e appassionato. Il game design si concentra sui motori cardine delle altrettante produzioni di questo tenore e riesce nel complesso tentativo di dimostrarsi piacevole e sorprendente. Una produzione che, senza dubbio, ha la sua personalità. Esattamente come quella di Annapurna Interactive, si può dire.

 

Piattaforma di Gioco: Xbox Series X
Com’è, come gira: Tutto ottimamente, senza alcun calo di frame o bug. Liscio come l’olio.

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Pro

  • Racconto brillante e vivace / Il binomio madre e figlia è fantastico / Piacevole da giocare

Contro

  • Potrebbe non appassionare chi non ama il genere / Forse un pochino troppo breve?
8.3

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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