PES 2017 - Recensione

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[NB: La recensione di PES 2017 che trovate in questa pagina è divisa in due parti. La prima, andata live il 13 settembre, vi descrive le dinamiche offline del calcio griffato Konami, mentre la seconda, che trovate in calce e che è stata pubblicata qualche giorno dopo, riassume la nostra esperienza online e trae un giudizio finale. Buona lettura.]


Che PES abbia saltato un’intera generazione è ormai fuor di dubbio, così come è conclamato il fatto che da un paio di anni a questa parte Konami abbia ribaltato come un calzino la sua serie calcistica per eccellenza, nel tentativo di riportarla ai fasti di una volta. PES 2016 era già sulla strada buona per sbloccare l’obiettivo, e non fosse stato per pochi ma importanti problemi (l’arbitraggio permissivo, i portieri non proprio brillantissimi e un ritardo folle da parte del publisher nell’aggiornamento delle rose) già dodici mesi fa avremmo potuto parlare di un videogioco splendidamente realizzato. La buona notizia è che PES 2017 ha corretto parzialmente il tiro su almeno due dei tre problemi sopracitati (per le rose toccherà attendere la patch del day-one, visto che al momento le squadre sono “aggiornate” alla scorsa stagione) e, seppur inciampi un minimo in altri passaggi, compie un nuovo passo lungo l’impervia strada che porta alla redenzione.

L’ELEFANTE E LA FARFALLA

Vi dico subito, così mi tolgo il pensiero: il confronto finale con FIFA 17, cui la mente corre subito, non sarà oggetto di questa recensione, un po’ perché il titolo di EA non ha ancora raggiunto le redazioni, e un po’ perché è giusto che qui si parli di PES 2017 e solo di quello, lasciando l’onere dei paragoni a un articolo a parte, che eventualmente proporremo solo dopo che entrambi i giochi saranno stati giudicati e avranno quindi raggiunto gli scaffali.

pes 2017 ps4 xbox one anteprima immagine barcellona 03

L’accordo di partnership col Barcellona ha fatto sì che PES 2017 sia un titolo dalle tinte fortemente blaugrana

Fatta questa doverosa premessa, lasciate che mi tolga subito dalla scarpa il sassolino sulla questione delle licenze. In PES 2017 mancano svariati campionati e squadre, un po’ di più rispetto a quanto siamo stati abituati a vedere negli anni passati. Per noi italiani spicca su tutte l’assenza della Juventus: la squadra di Acciugone Allegri raggiunge il Sassuolo/Sansagiulo nel limbo delle mancanze che contano ed è identificata con un tristissimo PM Black White dal logo giallonero. Al contrario, l’accordo di partnership col Barcellona ha fatto sì che PES 2017 sia un titolo dalle tinte fortemente blaugrana, con un’incidenza molto più elevata di quanto qualsiasi calciatore testimonial abbia mai fatto in passato. Non sono molto pratico delle dinamiche commerciali che sottendono a decisioni di questo tipo, e quindi non saprei dirvi quanto Konami abbia fatto bene o male da questo punto di vista. Di mio, mi limito solo a osservare che: A) i videogiocatori di PES 2017 su PS4 potranno sfruttare la condivisione tra loro dei file opzioni (e quindi di tutto quanto prodotto via editor), che si spera tamponi un minimo il problema, almeno sulla console ammiraglia di Sony; B) se fossi un tifoso del Real Madrid ne avrei un po’ a male al momento di ritrovarmi tra le mani un prodotto così fortemente “griffato” coi colori della squadra “nemica”, ma tant’è… da rossonero incrocio le dita e spero che non venga mai firmato un accordo di questo tipo coi cuginetti nerazzurri. ^_^

STRUTTURALMENTE PES

Prima di parlare diffusamente di quanto avviene sul campo di gioco vero e proprio, lasciate che vi proponga un piccolo excursus su cosa propone PES 2017 a livello di contenuti. Di base, le modalità sono le stesse dello scorso anno, sulle quali spicca il triumvirato composto da MyClub, Campionato Master e Diventa un Mito. Se della prima non posso dirvi nulla al momento, per quanto riguarda le altre due posso confermarvi che non ci sono novità stravolgenti, anche se diversi ritocchi qua e là ne hanno aggiustato le dinamiche. Questo è particolarmente vero nel Campionato Master, dove tocca gestire due budget separati per i trasferimenti e gli ingaggi, e soprattutto c’è la possibilità che un calciatore possa cambiare di ruolo, sia con il giusto allenamento e sia schierandolo insistentemente in una determinata posizione del campo. Ovviamente, per quanto concerne quest’ultimo aspetto, occorre fare le cose con un minimo di logica e coerenza: Donnarumma e Dybala non diventeranno mai terzini capaci, ma un atleta duttile come Bonaventura, che di base è un CLS, può essere schierato con profitto anche come punta esterna, trasformandosi poco alla volta in un attaccante vero e proprio anche a livello di parametri.

PES 2017 verrà presentato durante la PES League World Finals 2016

PES 2017 offre la solita pletora di competizioni personalizzabili a piacere

Al di là di tutto il pacchettone online (Divisioni, Amichevoli, Gioco di Squadra e il già citato MyClub), su cui tornerò a tempo debito, PES 2017 offre la solita pletora di competizioni personalizzabili a piacere, da coppe a campionati assortiti. Non mancano ovviamente le licenze della UEFA Champions League e della UEFA Europa League, senza contare che gli amanti del calcio asiatico possono cimentarsi con la AFC Champions League, una variante interessante per riscoprire tutti quei calciatori che sono migrati alla ricerca di denaro facile.

LA PAROLA AL CAMPO

Cominciamo col dire che PES 2017 è, pad alla mano, un gioco dannatamente divertente, nonostante sia necessario fare dei piccoli distinguo. Partiamo dalle cose buone, ovvero dal già accennato fatto che gli arbitri sono meno permissivi che in passato (e applicano in maniera soddisfacente la regola del vantaggio), anche se tendono a perdonare ancora eccessivamente gli scontri fisici, specie se in area di rigore. Diciamo che c’è ancora qualcosina da sistemare da questo punto di vista, ma almeno non ci troviamo di fronte a quella sorta di picchiaduro travestito da gioco di calcio che era PES 2016. Allo stesso modo, i portieri ora fanno decisamente il loro dovere e sono più presenti in partita: questo non significa che la “topica” non sia dietro l’angolo, ma di certo la situazione è migliorata di parecchio rispetto al titolo dello scorso anno. Se proprio, va segnalato il ritorno a una tendenza che la serie aveva un po’ perso, ovvero il fatto che gli estremi difensori siano eccessivamente propensi alla respinta centrale sui tiri in diagonale: sono ancora troppi i goal che si subiscono (o si segnano) con quella che in tempi non sospetti chiamammo “la Nikazzi”, con l’attaccante messo nelle condizioni di praticare il più classico dei tap-in.

I difetti di controllo che si palesavano nelle scorse edizioni impostando il Tiro Avanzato sono stati corretti, anche se solo parzialmente. Ora la finestra di timing per colpire al volo è stata allargata a sufficienza perché accada meno spesso di trovarsi ad ammirare uno stop tanto bello quanto inutile, anziché una conclusione a rete; allo stesso modo, la quantità di traverse colpite con tiri da fuori è diminuita sensibilmente.

PES 2017 trailer gamescomUn’altra cosa che va sottolineata con forza è come PES 2017 sia un titolo principalmente votato al gioco contro umani, tanto che l’Intelligenza Artificiale che regola la nostra squadra e quella di un avversario controllato dalla CPU sembrano quasi partorite da due team differenti. I nostri atleti si muovono sul campo con una coerenza tattica a tratti impressionante, con sovrapposizioni, diagonali e tagli estremamente verosimili, occupando gli spazi secondo gli schemi e le variabili comportamentali impostate nel comodo pannello di gestione; al contrario, gli avversari hanno un approccio fin troppo robotico alle varie situazioni, e anche ai massimi livelli di difficoltà è più la capacità “tecnica” pad alla mano l’elemento determinante per arrivare al gol, più di qualsiasi magheggio “tattico”. Va quindi da sé che PES 2017 è molto più appagante se giocato in locale contro un amico, in attesa di testare la tenuta della componente online, che a questo punto si erge a vera e propria testata d’angolo sulla quale è costruito tutto il progetto di Konami.

Va sottolineato con forza come PES 2017 sia un titolo principalmente votato al gioco contro avversari umani, piuttosto che contro la CPU

Due parole vanno dette anche a proposito degli schemi offensivi e difensivi che possono essere chiamati da calcio d’angolo, attraverso la croce direzionale. Chi attacca può impostare un diktat comportamentale per gli uomini in area, e così anche chi difende. La tendenza sembra favorire un po’ troppo chi deve segnare, visto che lo schema a “trenino” è difficilmente “counterizzabile”, in particolare in presenza di giocatori che fanno della fisicità la loro caratteristica principale. Per dire, nel Campionato Master (affrontato a livello Professionista), quando sono passato dalla panchina del Milan a quello della Roma mi sono ritrovato ad abusare non poco della cosa, grazie alle doti atletiche di gente come Džeko, Rüdiger e Strootman, tanto da aver vinto semifinale e finale di Europa League con 4 goal su 5 segnati in questo modo.

LA TECNICA DELLA SFERA

Dal punto di vista grafico PES 2017 non si discosta molto da quello della scorsa edizione. Certo, ci sono animazioni in più e tutto il contorno è stato ritoccato in modo da sembrare meno statico, ma l’impatto scenico è rimasto sostanzialmente invariato. È evidente come Konami, dovendo distribuire le risorse a disposizione, abbia lavorato più di cesello sul gameplay anziché su look. Nonostante ciò, PES 2017 da vedere è comunque bellino e, soprattutto, giri in Full HD a 60 fps decisamente stabili, che in un gioco del genere sono manna dal cielo, almeno per quanto mi riguarda. I volti dei giocatori, in attesa dell’aggiornamento delle rose via patch, restano in certi casi quasi indistinguibili dalla controparti reali, anche se ci sono alcuni calciatori che hanno ricevuto una cura minore nel dettaglio rispetto a colleghi più celebri. Decorosa anche la telecronaca affidata al duo Caressa/Marchegiani, anche se non mancano momenti in cui le frasi pronunciate sono poco coerenti con quanto accade a schermo e tendano un po’ a ripetersi a lungo andare. Ce ne faremo una ragione.


SULL’ONLINE

Dopo aver provato per quasi una settimana l’online di PES 2017 è giunta l’ora di scrivere qualche riga aggiuntiva sul titolo di calcio griffato Konami e arrivare quindi a un giudizio finale. La prima cosa da dire è che il netcode, rispetto agli scorsi anni, sembra sensibilmente migliorato, tanto che con l’ADSL ugandese che mi ritrovo a casa sono riuscito a giocare in scioltezza il buon 70% delle partite alle quali ho partecipato, mentre nel restante 30% solo in un paio di casi mi sono ritrovato a laggare talmente tanto da non riuscire a imbastire la manovra come avrei voluto. Anche il tanto agognato aggiornamento delle rose è andato a buon fine e, sebbene alcuni calciatori siano effettivamente sovra o sottostimati rispetto alle loro controparti reali, il team di Konami ha sostanzialmente mantenuto le promesse fatte in tal senso.

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Affrontare un avversario online è cosa ben diversa che prendersela con la CPU

Parliamo ora di Stagioni e myClub, che di fatto sono le due modalità principali che poggiano sull’online. Se sulla prima c’è poco da dire, essendo rimasta sostanzialmente invariata rispetto allo scorso anno, qualcosa in più da segnalare c’è nel caso della seconda, che è di fatto la modalità parallela a Ultimate Team di FIFA, anche se declina diversamente il modo in cui si costruisce il proprio team. La novità principale riguarda gli scout, che ora sono “acquistabili” nella casa d’aste e possono agire su più fronti per restringere la ricerca del campioncino da aggiungere alla nostra rosa per farle fare il salto di qualità. Più in generale, guardando anche a cosa si pesca quando ci si rivolge agli agenti per aggiungere materiale umano alla squadra, la sensazione è che il myClub di PES 2017 sia decisamente meno votato al pay per win rispetto alla versione presente in PES 2016: anche sena spendere un tollino in soldi veri, myCLub ora regala una costante percezione di progresso, anche perché la moneta virtuale necessaria per “fare cose” è accumulabile anche in altre modalità, esattamente come lo scorso anno – certo – ma con una frequenza e una generosità maggiori.

Sul terreno di gioco, come previsto, affrontare un avversario online è cosa ben diversa che prendersela con la CPU, fin troppo robotica nell’applicazione degli schemi, in particolare di quelli difensivi. Un videogiocatore “umano” sa come il filtrante di PES, in particolare sulla fascia, può talvolta mettere in difficoltà anche i difensori migliori, e quindi ne approfitta con maggior costanza di quanto faccia l’Intelligenza Artificiale. Non per nulla, nella stragrande maggioranza delle partite che ho affrontato online mi sono trovato di fronte avversari che giocavano con due punte esterne larghissime: in quei casi ho dovuto adattare il mio approccio difensivo, costringendo i terzini a salire meno di quanto avrei voluto. Allo stesso modo, l’umano è maggiormente consapevole di come il portiere, su un tiro in diagonale, respinga il pallone verso il campo e non in calcio d’angolo: da questo punto di vista sono ancora troppi i goal che si subiscono (o si segnano) sfruttando “la Nikazzi”, di cui vi ho già parlato nella prima parte di questa recensione.

PES 2017 è un gioco assai divertente, e su questo credo che i dubbi siano davvero pochi. Konami ha focalizzato lo sviluppo sul terreno di gioco, lasciando poco spazio ai fronzoli, tanto che non ci sono grandi novità di rilievo dal punto di vista strutturale. I difetti dello scorso anno sono stati corretti almeno parzialmente, anche se gli arbitri sono ancora eccessivamente accondiscendenti al gioco duro, mentre i portieri faticano a capire che un tiro in diagonale andrebbe respinto in calcio d’angolo e non verso il campo. Al di là di ciò, PES 2017 è un prodotto solido, che dispensa divertimento e che regala grandi soddisfazioni, specie se giocato contro altri umani.

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Pro

  • Alcuni difetti dello scorso anno sono stati ammorbiditi…
  • L'online funziona bene e le rose sono finalmente aggiornate.
  • Godibile, fluido e divertente.

Contro

  • ... ma non sono spariti del tutto.
  • Mancano davvero troppe licenze (e meno male che c'è l'editor).
  • La CPU gestisce gli avversari in modo eccessivamente robotico.
8.6

Più che buono

Detto, fatto, un po' matto. Il Kikko redazionale passa per vecchio e stanco, ma è quello che porterà un fiore, un mouse e una tastiera sulle tombe di tutti gli altri loschi figuri che gravitano per le nebbiose vie di TGM.

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