«Diane, 11 e 30 di mattina del 24 ottobre. Sono quasi arrivato a Phoenix Springs.»
Sviluppatore / Publisher: Calligram Studio / Calligram Studio Prezzo: € 18,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam)
È sempre spiazzante realizzare quanto l’abitudine ci condizioni. Siamo cresciuti un po’ tutti con l’idea che la sacra trinità per la valutazione di un videogioco sia composta da grafica, audio e giocabilità, con la longevità ormai panchinata da un po’, ma sempre pronta a dire la sua.
Ed è difficile, molto difficile uscire da questo schema. Così, quando oggi mi sono seduto davanti al foglio di testa bianco e ho iniziato a riordinare le idee su Phoenix Springs, ci ho messo un po’ a realizzare prima e ad accettare poi che il suo tratto distintivo, la sua vetta di eccellenza, sia l’interfaccia.
UN BIGLIETTO PER PHOENIX SPRINGS, GRAZIE
Definire cosa sia Phoenix Springs è al contempo facile e complicatissimo. È un’avventura punta & clicca, di stampo investigativo al confine con lo psichedelico, e qui mi sto già complicando la vita. La parte difficile è parlare di Iris, in cerca di suo fratello che non sente da moltissimo in quella che inizia come una normale indagine e finisce in un luogo impossibile. Dal punto di vista narrativo si potrebbe azzardare un paragone con Kentucky Route Zero: per quanto i due giochi esplorino territori e meccaniche differenti, li accomuna una scrittura ricercata e teatrale, a proprio agio nelle atmosfere dilatate fuori da un tempo e una spazio delimitato.
Osservato da un’altra prospettiva però Phoenix Springs riesce a riportare alla mente anche un gioco piuttosto diverso come Shadows of Doubt. Il punto di contatto concettuale è rappresentato dall’intuizione di sostituire il classico inventario con indizi, idee, informazioni e quant’altro si possa ricavare dall’esame delle ambientazioni e dai dialoghi. L’impronta di gioco è dunque fortemente investigativa e poggia sull’esperienza giornalistica di Iris che le consente di realizzare rapidi collegamenti e connessione tra idee. Iris insomma non raccoglie strani oggetti durante la sua ricerca, ma appunta le parole chiave in cui si imbatte e le organizza su una lavagna mentale.
INIZIA COME UNA NORMALE INDAGINE E FINISCE IN UN LUOGO IMPOSSIBILE
PHOENIX SPRINGS E I LUOGHI IMPOSSIBILI
L’approccio fuori dagli schemi adottato da Caligram Studio è, almeno per me, l’aspetto più interessante di Phoenix Springs. Ho provato a indagare su di loro e non ne ho ricavato molto: sono un trio, diviso tra UK e Francia (ma questo a dir loro è poco importante) e questo è il loro primo gioco in assoluto, finanziato attraverso il crowdfunding. Non molte info su cui basarsi, ma mettendo insieme i pezzi e basandosi sulla loro volontà di definirsi un collettivo artistico, Phoenix Springs sembra essere un videogioco i cui natali sono da ricercare fuori dall’industria e proprio per questo motivo risulta così particolare, perché chi l’ha realizzato ha probabilmente ragionato al di fuori delle canoniche categorie di ciò che si può o non si può fare.
Gli effetti di questo approccio artistico al videogioco ovviamente si riflettono anche sul comparto audio-video [(e narrativo) a proposito delle sacre categorie]. Quello più evidente è il look, ottenuto attraverso ambienti 3D in toon-shading che dialogano con elementi elementi disegnati e colorati a mano in digitale e animati manualmente. Se il gameplay di Phoenix Spring ricorda diversi giochi, ma non assomiglia a nulla giocato prima, un qualunque suo screen è riconoscibile a prima vista perché non c’è nulla di paragonabile. E sarebbe facile fare del sarcasmo su come basti usare dei colori diversi da marrone, sabbia e ocra per apparire originali, ma la palette di tonalità usata da Caligram Studio è davvero uno squarcio di colore, ma anche una firma, riconoscibile subito nella sua unicità. Così come l’interfaccia: minimal e perfettamente funzionale. In quanto prodotto di un collettivo artistico, forma e contenuto non sono disconnessi, ma anzi dialogano in Phoenix Springs, ogni schermata è un acquarello su cui si specchia quella sensazione impalpabile e indefinibile, a cavallo tra il disagio e il qualcosa che non torna, che si ferma un po’ prima dell’horror in territorio pienamente lynchiano.
IN QUANTO PRODOTTO DI UN COLLETTIVO ARTISTICO, FORMA E CONTENUTO NON SONO DISCONNESSI
In Breve: Mi piace pensare che Phoenix Springs sia ciò che succede quando persone di talento che non lavorano nell’industria del videogioco decidono di creare un videogioco, senza conoscere né seguire schemi e regole che ormai consideriamo assiomi. Magari non è così, però lo sembra, ed è comunque un bene.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7,16 GB di RAM, GeForce 4070, SSD
Com’è, come gira: Il pensionamento del Tostapane deve aver turbato Mario che ne ha preteso la riesumazione. In effetti gira anche su quello, ma sulla config di prova meglio, senza un’incertezza.