Avete sempre sognato di essere un vampiro-prete, di prendervi cura dei vostri fedeli e, a suon di mazzate, di riportare sulla retta via i shatanisti? Qualcuno in Polonia sì ed ecco il risultato: il folle Priest Simulator: Vampire Show.
Sviluppatore / Publisher: Asmodev / Ultimate Games SA Prezzo: 19.99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam) Data di Lancio: Già disponibile
Sulle galvanizzanti note di una soundtrack così heavy metal da obbligarmi a taggare il nostro @Gian, il vampiro Orlok viene spedito dalle calde lande infernali allo sperduto villaggio di San de Ville, in Polonia. Qui, dopo varie peripezie, molti filmati in stile show televisivo e una sfilza di missioni sui generis, Orlok trova la sua strada grazie a una chiesa di cui prendersi cura, dei fedeli da guidare e orde di shatanisti da riempire di legnate.
Priest Simulator: Vampire Show è tutto fuorché un videogioco canonico, basta farsi un giro sulla sua pagina Steam per capire perché è definito un mockumentary. Il problema vero, almeno per me, è che si fa una fatica tremenda a descriverne a parole tutte le stranezze, le esagerazioni, l’effetto che fa giocarci e il suo humor oscuro. Ci proverò, così come tenterò di raccontarvi chiaramente i suoi pregi e i suoi difetti, ma sappiate che la missione è complicata.
IN NOMINE PATRIS, ET FILII ET SPIRITUS SANCTI
Un po’ come quella del vampiro Orlok, il protagonista, ma fino a un certo punto perché Priest Simulator: Vampire Show non è particolarmente difficile, è più bizzarro che altro. L’impostazione da falso documentario, i personaggi assurdi, il contesto grottesco, tutto contribuisce a dare vita a un’esperienza in soggettiva completamente fuori di testa. Anche affibbiargli un’etichetta risulta complicato perché, lato gameplay, c’è un po’ di tutto.
L’impostazione da falso documentario, i personaggi assurdi, il contesto grottesco, tutto contribuisce a dare vita a un’esperienza fuori di testa
Capirlo è utile perché permette di calarsi completamente nella parte che siamo invitati a recitare, un processo fondamentale per godersi lo show. Si arriva così al punto in cui non ci si stupisce eccessivamente quando si sblocca un’auto, evocabile in alcuni punti prestabiliti, con cui gironzolare per l’ampia mappa di gioco evitando di farsela a piedi. Diventa normale completare i nostri primi esorcismi prima dello scadere del tempo, per ottenere Black Metal con cui potenziare il proprio equipaggiamento e aumentare il livello di Cristianesimo nel villaggio. Non sorprende nemmeno usare la telecinesi, solo uno dei poteri del nostro guanto destro, per spostare senza fatica dei cadaveri, prima quello di un uomo poi quello di una donna, e impacchettarli. In Priest Simulator: Vampire Show non c’è niente di normale, ma una missione dopo l’altra l’assurdo fa il giro e diventa razionale in un mondo così. Gran bel posto, la Polonia.
OK, MA COS’È PRIEST SIMULATOR: VAMPIRE SHOW?
Al netto della follia dilagante e delle assurdità senza limiti, stringi stringi, dopo due anni di accesso anticipato, Asmodev ha confezionato un FPS in cui si trovano tracce di sand-box e di base anzi church building. C’è la raccolta delle risorse – molto essenziale, niente di serio – e la parte racing, c’è la personalizzazione del prete-vampiro e qualcosa che ricorda i talenti.
Il combat system è basato sull’utilizzo della mano sinistra per le armi e della destra per i poteri del guanto blu
L’evento principale è la main quest e la storia lunga una decina di ore circa, il viaggio di Orlok per tornare all’Inferno dura il giusto, ma ci sono anche delle missioni secondarie spassose. Capita che il quest design si riveli più lineare di quanto non sembri in apparenza, dopo un po’ quel “vai nel punto A e uccidi/recupera B, rispondi al telefono” in sottofondo si nota, ma il gioco è bravo a mascherarlo offrirci compiti in grado di spiazzarci, proprio come accade quando, all’inizio, si migliora la propria chiesa con un confessionale e, azzeccando le risposte rapidamente, bisogna confessare i nostri fedeli con un livello di soddisfazione almeno del 60%. Non sto a farvi l’elenco completo, avete capito l’antifona.
NIENTE GOTY, MA GODI
Non ci si deve aspettare texture, modelli e animazioni da tripla o quadrupla A, parliamo pur sempre di una produzione indipendente con dei limiti. Si può anche beccare qualche difettuccio tecnico, ma niente di grave. Asmodev ha alle spalle alcuni titoli minori, non è all’esordio assoluto, dunque ha maturato una certa esperienza, inoltre quel che ha creato farà felici i fan di Postal o dei giochi di Grasshopper Manufacture (No More Heroes o Shadow of the Damned, il cui remake abbiamo appena recensito).
Asmodev ha alle spalle alcuni titoli minori, non è all’esordio assoluto inoltre quel che ha creato farà felici i fan di Postal o dei giochi di Grasshopper Manufacture
In Breve: Non sapevo cosa aspettarmi da Asmodev, ammetto anche che le prime due ore nei panni di Orlok sono state un trip assurdo, un susseguirsi di “ma che ca**o?”. Quando Priest Simulator: Vampire Show ha iniziato a mettere radici in me però ho compreso che, dietro quel suo aspetto grottesco volutamente esagerato, c’è un mockumentary FPS dalla personalità strabordante, folle a livelli eccelsi. Le basi del gameplay sono valide ma non vanno particolarmente a fondo in quanto a meccaniche, ogni aspetto puramente ludico tutto sommato è basilare, un po’ come la fisica e le interazioni ambientali. Detto ciò non posso che consigliarlo a chi adora il weird, lo stile eccentrico e i videogiochi talmente stravaganti da risultare spiazzanti, quelli che vanno dritti per la loro strada fregandosene di tutto il resto. Se poi i loro passi li conducono all’Inferno, tanto meglio: Orlok laggiù è di casa.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: Tra i 120 fps e oltre, tutto al massimo e risoluzione 1440p, ma suppongo che in 4K cambi poco visti i requisiti consigliati (i5 di 9° gen/RTX 2060 o equivalenti). Detto dei fisiologici limiti grafici, va segnalata qualche sbavatura tecnica come un’auto che si ferma in verticale contro ogni logica o dei nemici che, osservati da lontano, si muovono in maniera legnosa, ma niente di grave.