Iniziamo con una premessa doverosa ma dolorosamente necessaria: questa recensione di Quantum Break riguarda solo e unicamente la versione Xbox One, visto che Microsoft non ha ancora fornito alla stampa un codice PC. Se dal punto di vista contenutistico non ci saranno differenze di sorta, ho personalmente molta curiosità nel verificare la capacità di Remedy nel “tenere botta” sulla piattaforma che è da sempre riferimento per la casa di Sam Lake (le cui fortune sono esplose proprio con Max Payne su PC), anche alla luce dei requisiti raccomandati non certo amichevoli che erano stati annunciati a inizio febbraio. Torneremo a parlarne sicuramente nei prossimi giorni, ma sia chiaro che tutto quello che leggerete da qui in avanti (o che guarderete nella videorecensione, cliccando sul tasto Play qui sopra) è frutto di una quindicina di ore passate davanti alla televisione di casa, con in mano non mouse e tastiera ma il pad di Xbox One.
LO STILE REMEDY
Va sottolineato subito come Quantum Break sia un videogioco tipicamente Remedy-syle, tanto che chi ha giocato i primi due Max Payne, ma soprattutto Alan Wake, si sentirà immediatamente a casa per il modo in cui è approcciata la narrazione. La trama acchiappa fin da subito, i personaggi sono ben tratteggiati e non è difficile provare immediata empatia non solo per il protagonista Jack Joyce (interpretato da Shawn Ashmore, l’Uomo Ghiaccio della saga cinematografica degli X-Men) ma anche per tutti gli altri, cattivi compresi. Al pari di un prestigiatore provetto, la scenografia si palleggia tra un paradosso temporale e l’altro, giocando con lo scorrere degli eventi e costruendo un puzzle intricato ma sempre intelligibile, che arriva all’epilogo chiudendo il cerchio su tutte le sottotrame e lasciando un senso di compiuto nella bocca del giocatore. Remedy è stata anche bravissima nel riempire il mondo di gioco di collezionabili (mail da leggere, registrazioni audio da ascoltare, videodiari da guardare, ecc…) non fini a se stessi, bensì oltremodo utili per comprendere al meglio sia i rapporti che intercorrono tra i personaggi, sia le innumerevoli sfumature che contornano gli eventi della trama principale. Non mancano, poi, riferimenti ai vecchi titoli della stessa software house, in un valzer autocitazionistico che non mancherà di stimolare l’esplorazione in tutti coloro che hanno giocato i precedenti titoli “made in Sam Lake”.
In Quantum Break non esistono decisioni buone o cattive, ma solo percorsi che modificano lo scorrere degli eventi
DA GRANDI POTERI…
Se sulla narrazione Quantum Break non presta il fianco a critiche di nessun tipo, qualche problema emerge al momento di impugnare il pad di Xbox One e gettarsi nell’azione. Jack ha al suo arco alcune abilità soggette a cooldown che gli permettono di manipolare il tempo. Ad esempio, si possono inglobare alcuni nemici in una bolla temporale che li congela lo spazio necessario a riempirli di piombo; in alternativa si può correre per qualche attimo coi secondi che scorrono lentamente e poi colpire l’ignaro nemico con uno sganassone, o anche sparargli alla schiena, in una sorta di erede moderno del bullet time di Max Payne; ancora, possiamo decidere di lanciare una bolla temporale su noi stessi, così da creare una cupola di energia che ha il duplice scopo di proteggerci e, al contempo, di risanare la nostra salute. Nascoste in giro per i livelli si trovano poi alcune particelle luminose che, se accumulate nella giusta quantità, possono essere spese per migliorare le prestazioni delle abilità di Jack in un apposito menu. Per identificarle è necessario attivare una visuale particolare, molto simile alla modalità detective già vista nella serie Batman Arkham, che ha anche il pregio di evidenziare i nemici nascosti entro un determinato raggio, oltre che mostrarci eventi accaduti nel passato, utili a farsi un’idea più precisa della situazione e – perché no – a risolvere qualche piccolo enigma ambientale. La varietà di approccio, da un certo punto del gioco in avanti, è garantita dalla presenza di nemici che indossano un giubbotto capace di annullare gli effetti della stasi temporale, e quindi di rendere nulli i vantaggi apportati dalle abilità di Jack; tuttavia, a lungo andare le movenze dell’intelligenza artificiale e la tipologia degli uomini al soldo della Monarch Solutions tendono a ripetersi con eccessiva insistenza, diminuendo progressivamente il tasso di sfida, almeno fino a quando ci si trova faccia a faccia con l’unico boss del gioco, proprio a ridosso delle battute finali.
Jack si nasconde dietro gli elementi dello scenario in maniera automatica e del tutto arbitraria
DE BELLO TECHNICO
Dal punto di vista tecnico Quantum Break, almeno su Xbox One, non delude. Al netto delle polemiche sulla risoluzione, a mio avviso utili solo per alimentare una sterile console war, il lavoro di Remedy è buono. Quello che ci troviamo tra le mani è un prodotto che non mostra cali di frame rate di alcun tipo (seppur a una frequenza di 30 fps, invero più che sufficiente per le necessità del gioco) e che non nasconde di fare un uso massiccio di effetti di ogni tipo, cui si aggiunge la più che discreta resa del motion capture sui volti degli attori (anche se dal “rivale” Uncharted 4 mi aspetto un passo avanti ulteriore, in questo senso). Va detto che, almeno in alcuni frangenti, il filtro pastellato che accompagna l’immagine calca eccessivamente la mano, in particolare al cospetto di scene molto scure o molto chiare, e anche che all’inizio di ogni scena le texture ci impiegano qualche secondo di troppo a popolare i poligoni, richiamando alla memoria uno dei difetti più vistosi dell’Unreal Engine 3. Visivamente Quantum Break dà il meglio di sé durante i combattimenti e quando il tempo si ferma o scorre rapidamente, spesso laddove emerge qualche piccolo enigma da risolvere riavvolgendolo, in maniera non dissimile da quanto accadeva nel vecchio ma sempre valido Blinx: The Time Sweeper sulla prima Xbox.
Quantum Break è un titolo da far vostro senza troppe riserve
Quantum Break non è purtroppo il salvatore della patria di Xbox One, un ruolo al quale peraltro non credo abbia mai aspirato. Premesso questo, il nuovo lavoro di Remedy è eccellente sotto molti punti di vista, in particolare quando si puntano i riflettori sulla narrazione e sul tratteggio dei personaggi, due cose che la casa di Sam Lake sa fare benissimo e che qui erano ancora più complicate da portare a casa con successo, visto il terreno scivoloso dei paradossi temporali sul quale la trama poggia continuamente le basi. Le fasi action sono anch’esse impreziosite da buone idee, ma le coperture automatiche generano problemi con troppa frequenza perché non se ne tenga conto in fase di giudizio. Ho anche apprezzato la buona integrazione tra le parti giocate e le puntate della serie TV: un binomio, questo, che quasi inaspettatamente funziona alla grande, probabilmente proprio in virtù della già citata esperienza di Remedy nel saper raccontare buone storie, oltre che per la bravura degli attori coinvolti. Quantum Break si porta a casa in una decina di ore, ma le ramificazioni della trama spingono sicuramente a un secondo giro di valzer, senza contare che ogni singolo capitolo può essere rigiocato per recuperare tutti i collezionabili, alcuni dei quali sono nascosti davvero bene. Se avete una Xbox One non pensateci su troppo e fatelo vostro; se, invece, avete in mente di giocarlo su PC, l’unica cosa che potete fare è acquistarlo alla cieca sperando nella buona sorte, o attendere pazienti il nostro giudizio in merito.