L’OMEN 30L È DISPONIBILE IN DIVERSE CONFIGURAZIONI, ALCUNE FORSE ADDIRITTURA PIÙ PERFORMANTI DI QUELLA PROVATA DA NOI
UN SETUP GARGANTUESCO
Se l’Omen 30L non può essere considerato una gioia per le orecchie, di sicuro lo è per gli occhi. A prima vista corre quasi il rischio di apparire un po’ anonimo, con quel case di dimensioni contenute e dalla forma di un semplice parallelepipedo, senza tutti quei ghirigori e quelle zebrature paramilitari da zarri con cui, per qualche ragione, tante aziende amano adornare i PC da gamer. Anzi, a voler ben vedere sembra un oggetto di design che non sfigurerebbe sulla scrivania di un architetto, con il suo nero-misto-vetro che, da spento, lascia giusto intravvedere una grossa circonferenza sul pannello frontale, ma nulla che possa far presagire cosa succeda accendendolo.
Ma una volta pigiato il tasto Power, s’illumina tutto quanto: il case all’interno e, sul pannello frontale, compaiono quasi dal nulla il logo della serie Omen (un quadrato inclinato di 45°) e la circonferenza di cui sopra. HP ha saggiamente optato per un bel colore bianco ma, tramite il software di gestione Omen, è possibile cambiarlo e scegliere tra diversi effetti luce. La scheda madre è custom e, su di essa, erano montati due drive SSD M.2 WDC WD BLACK da 1 TB in “Raid-0”, configurati, cioè, perché apparissero come una singola unità da 2 TB. Non è l’opzione standard per questo computer: nei vari tool di setup on line e tra le offerte dei negozi per l’Omen 30L – di solito – sono previste due unità di tipo diverso, l’SSD per il sistema e un hard disk tradizionale per i dati, ma evidentemente in HP avevano deciso di viziarci.
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