Dopo il successo di Dark Souls, ormai un decennio fa, tanti sono stati i giochi che hanno cercato di emulare la sua formula. Fra gli esperimenti più riusciti c’era un piccolo titolo indie, che trova oggi il suo seguito in Salt and Sacrifice.
Sviluppatore / Publisher: Devoured Studios / Ska Studios Prezzo: 19,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Coop / PvP PEGI: ND Disponibile Su: PC (Epic Games Store), PS4, PS5 Data di Lancio: 10 maggio
Quando Salt and Sanctuary uscì, qua nel Belpaese si fece notare per i motivi sbagliati: e cioè la sua orripilante traduzione italiana, creata utilizzando Google Translate (o qualche algoritmo simile) e come risultato spesso e volentieri incomprensibile.
Al di là di questo, però, l’esordio di Ska Studios era anche un soulslike sorprendentemente solido, ben più di quanto potesse far presagire il suo aspetto grafico. Ora tocca al seguito (spirituale più che narrativo) Salt and Sacrifice tenere in alto la torcia. Ah, stavolta la localizzazione italiana è stata scritta da esseri umani, per fortuna.
A ME I MAGHI SONO SEMPRE STATI SULLE SCATOLE!
Andando a vedere publisher e sviluppatore di Salt and Sacrifice, vi imbatterete in nomi altisonanti come Devoured Studios e Ska Studios, che possono far pensare che dietro a questa gioco ci sia un nutrito gruppetto di persone. In realtà, è stato creato nella sua quasi totalità da due persone: James Silva (asset, level design, animazioni, gameplay) e Shane Lynch (netcode, porting console). Credo che sia giusto sottolinearlo perché se siete come me, ogni tanto vi fermerete e vi chiederete, “ma sul serio questo gioco lo hanno fatto due persone?”, perché Salt and Sacrifice è bello grosso. Dall’hub centrale – la Valle del Clemente – il nostro malcapitato eroe potrà infatti varcare il portale e spingersi in cinque diverse macro aree, più una segreta, nella sua difficile caccia ai Maghi e all’origine della corruzione che infesta il Reame.
La prima cosa che verrebbe da pensare è che i Maghi siano paragonabili ai boss di un qualunque Souls, serie da cui Salt and Sacrifice pesca a piene mani, ma in realtà le cose funzionano in maniera leggermente diversa. Per dare il via alla caccia a un Mago, dovremo trovare una traccia del suo passaggio all’interno della mappa; da lì, indicazioni a schermo punteranno verso il mefitico incantatore, che si teletrasporterà in giro per il livello un po’ di volte prima di finalmente decidersi ad affrontarci una volta per tutte. Una volta sconfitto (e in alcuni specifici casi anche così, quando gli gira) ciascun Mago apparirà sulla mappa senza bisogno di aver dato il via ad una caccia… il che può tornare particolarmente utile, se considerate che questi utilizzatori arcani si odiano uno con l’altro, e che non esiteranno a menarsi.
Sconfiggere i Maghi permetterà di sbloccare alcune porte sigillate sparse per i livelli, alcune delle quali bloccheranno la strada per avanzare; in altri casi, il progresso sarà sbarrato da boss più classici, che non richiedono di essere inseguiti in giro per la mappa (ma che comunque ci daranno filo da torcere). Naturalmente, trattandosi di un soulslike, per sconfiggere questi cattivoni e tutti i vari nemici minori avremo a disposizione un’ampia varietà di armi e armature, che potremo utilizzare dopo aver sbloccato i relativi nodi sull’albero delle abilità. Anche se il respec parziale è possibile, cambiare build a metà run non sarà proprio una cosa immediata, quindi farete meglio ad essere abbastanza sicuri di quello che volete fare da grandi.
SALT AND SACRIFICE, FRA LUCI E OMBRE
Salt and Sacrifice è un gioco molto solido. Non è privo di difetti, naturalmente. Personalmente non ho avuto alcun problema con lo stile grafico o con le animazioni, tanto più che c’è un’ottima varietà a livello di design di nemici e ambientazioni, ma capirei se qualcuno potesse considerarli troppo “da gioco flash”. La meccanica di creazione degli armamenti speciali, che richiede materiali ottenuti dai boss, e il fatto che i consumabili richiedano risorse per essere riempiti, può portare ad alcune sessioni di gioco un po’ grindose. L’assenza di una mappa può rendere la navigazione per i grandi livelli non sempre semplice. E, forse l’ostacolo più grosso, non è un gioco che va tanto per il sottile quando si tratta di mandarci ancora una volta all’obelisco di respawn più vicino. Credetemi, ormai ho un bel po’ di soulslike sotto la cintura e trovarmi davanti la scritta “SEI MORTO” (o… “OBLITERATED”, in questo caso) non è che mi stupisca più di tanto, ma alcuni boss di Salt and Sacrifice mi hanno mandato più vicino a scaraventare a terra il mio pad di quanto abbiano mai fatto 140 ore di Elden Ring.
SALT AND SACRIFICE È UN SOULSLIKE BEN RIUSCITO, MA RICORDATEVI DI TENERE BEN SALDE LE PERIFERICHE
In Breve: Sei anni dopo Salt and Sanctuary, Salt and Sacrifice dimostra ancora una volta la competenza di James Silva nel creare un soulslike che, al netto di qualche difetto, riesca comunque a tenerci incollati allo schermo mentre le ore volano via, un OBLITERATED dietro l’altro. Non è per tutti a livello di difficoltà, quindi valutate voi in base alla vostra soglia di tolleranza.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: NVIDIA GTX 1070, AMD Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD
Com’è, Come Gira: Estetica e animazioni potrebbero non piacere a tutti, ma a me personalmente non sono dispiaciute, anche perché a livello di design si vede che l’ispirazione c’è. Naturalmente, non è gioco da impensierire hardware moderni.