In maniera simile a come avvenne all’epoca del dualismo tra Jak and Daxter e Ratchet & Clank, i destini e l’evoluzione delle serie Uncharted e Tomb Raider hanno seguito binari paralleli. Nathan Drake apparve sulla scena poco più di 10 anni fa e subito venne visto come un emulo di Lara Croft, un lontano cugino di Indiana Jones. Il gioco di cui era protagonista, però, lasciò tutti a bocca aperta e portò il genere avventuroso su un altro livello, “rubacchiando” qualche idea agli illustri predecessori, ma al tempo stesso imponendo un ritmo narrativo che nei vecchi Tomb Raider non si era mai visto. Il solco era stato tracciato e venne poi seguito anche dalla nuova Lara, quella del trittico Square Enix/Eidos/Crystal Dynamics. Da quel momento in poi le due saghe hanno proseguito a braccetto, giocando a rincorrersi e migliorarsi. Una concorrenza che ha fatto bene all’industria ma soprattutto ai giocatori.
EVOLUZIONE CONTROLLATA
Se la storia di Nathan si è conclusa (per ora) nel giro di tre giochi, quella di Lara ha ormai talmente tante sfaccettature da farla assomigliare ad un diamante con taglio Radiant. L’abbiamo conosciuta da bambina, ragazzina, adolescente e matura avventuriera.
Il team di sviluppo si è leggermente staccato dalla componente ‘sparacchina’ di Rise of the Tomb Raider addentrandosi nell’anima più esplorativa della protagonista
Potrete utilizzarlo negli accampamenti sparsi un po’ ovunque, piccole oasi nelle quali oltre a tirare un po’ il fiato potrete potenziare le armi, cambiare vestiario a Lara e ovviamente svilupparne le abilità. Nulla di particolarmente innovativo in questo ambito, ma le possibilità di personalizzazione sono davvero notevoli. Shadow of the Tomb Raider ha tre diversi rami di crescita per la sua protagonista. Approccio stealth, ragionato o impulsivo, tutto dipenderà dalle vostre azioni sul campo e dalle abilità che deciderete di sbloccare ogni volta che acquisirete Punti Esperienza. Il modo più semplice per accumulare PE è ovviamente quello di completare le missioni principali. In questo modo, però, non solo vi perderete gran parte del divertimento, ma faticherete non poco ad ottenere le abilità più importanti e divertenti. Seguire il sentiero più battuto è il modo migliore per arrivare alla fine in fretta, ma chi ve lo fa fare? Avventuratevi, prendete quel sentiero che vi sembra di scorgere dietro l’angolo e tentate quel salto che sembra impossibile. Qualche volta potreste cadere di sotto e sarete costretti a ricominciare dall’ultimo checkpoint, ma più spesso vi capiterà di trovare un tesoro inaspettato o una cripta nascosta da fronde che prima non avevate notato. Curiosità, è questo il segreto per godersi al meglio questo gioco.
TUTT’UNO CON LA GIUNGLA
Gli elementi survival ed RPG che avevano contraddistinto i due predecessori sono stati ulteriormente esaltati in questo secondo sequel. La caccia riveste ancora una notevole importanza, sia per ottenere risorse animali che per accumulare Punti Esperienza.
Lara corre, salta, spara, grida, grugnisce e gioisce di meraviglia. È lei la numero uno e gli sviluppatori non hanno fatto nulla per nasconderlo.
Se sulla terra ferma non è raro imbattersi in giaguari, pantere e altri felini dai denti affilati, gli specchi d’acqua nascondono minacce più piccole ma non per questo meno pericolose. Nel corso dell’avventura ci siamo imbattuti in gigantesche murene che possono essere eliminate con rapidi QTE, mentre molto più difficile è stato evitare i numerosi gruppi di Pirañas che pattugliavano i fondali.
LE DIMENSIONI CONTANO
L’avventura che vi aspetta è enorme, forse la più grande dell’intera serie. Se per portare a termine la storia sono sufficienti 20 ore, per completare il gioco al 100% ne servono almeno il doppio. Oltre ad una manciata di missioni secondarie – che potete tranquillamente completare durante la prima run – e ad una TONNELLATA di collezionabili nascosti, ci sono sfide accessorie da portare a termine e le immancabili Tombe Sfida. Queste ultime sono presenti in misura maggiore (e altre ne arriveranno con il Season Pass) in alcuni casi piuttosto difficili da scovare, ma la vera cattiveria degli sviluppatori si palesa una volta entrati in sezioni platform davvero impegnative.
Gli ingranaggi sono stati oliati a dovere grazie al tuning degli elementi che avevano decretato il successo dei due giochi precedenti.
A parte qualche equipaggiamento extra, che avrebbe potuto tranquillamente essere assegnato alle missioni secondarie, gli oggetti in vendita sono praticamente inutili visto che il sistema di crafting del gioco è più che sufficiente a procurarvi tutto ciò di cui avete bisogno. Si tratta tuttavia di presenze che danno colore, collocate in location incredibilmente vive e vibranti. Le ambientazioni sono sempre state un punto di forza di Tomb Raider e in quest’ultima uscita mozzano letteralmente il fiato. Lara passa da profondi e angusti abissi a vette altissime, visitando templi sospesi e tuffandosi da altezze vertiginose. La giovane Croft corre, si arrampica, salta, spara, grida, grugnisce e gioisce di meraviglia. È lei la numero uno e gli sviluppatori non hanno fatto nulla per nasconderlo. L’hanno messa al centro della scena per tutta la durata del gioco, sempre sotto i riflettori, mai oscurata da altri protagonisti. Sulle sue spalle poggia la responsabilità di aver iniziato qualcosa più grande di lei, ma anche la forza e la capacità di porvi rimedio.
Lara Croft e Nathan Drake. Tomb Raider e Uncharted. Due serie che si sono fatte la guerra e al tempo stesso alimentate a vicenda. Con questo ultimo capitolo la saga ideata da Core Design è giunta a definitiva maturazione e ha forse superato l’ultima fatica Naughty Dog in termini di spettacolarità e “densità avventurosa”. Gli ingranaggi dell’avventura sono stati oliati a dovere grazie al tuning degli elementi che avevano decretato il successo dei due giochi precedenti. Un po’ meno proiettili e un po’ più avventura… questo è il nuovo/vecchio Tomb Raider, la cui ombra ora si allunga unicamente sul team di sviluppo. Riuscire a tirare fuori dal cilindro un ipotetico (ma praticamente certo) “quarto” capitolo all’altezza di questa prima trilogia sarà un’impresa a dir poco ardua.