In uno scenario videoludico come quello attuale, così votato all’accessibilità e alla fruibilità dei contenuti, la necessità di una narrazione scorrevole e limpida ha spinto il nostro caro medium a evolversi in funzione del messaggio. Tra i tratti vestigiali noti, le dinamiche trial and error – per esempio – sono state progressivamente diluite a beneficio di una continuità che assicurasse immersione e tutelasse i tempi del racconto. Non c’è da stupirsene: fa parte della maturazione del videogioco e della sua nobilitazione come strumento di comunicazione. Questo fenomeno ha comportato due conseguenze facilmente intuibili. La prima è la rivalutazione degli standard di difficoltà degli elementi di sfida, in conflitto con la volontà di raccontare senza troppe interruzioni. La seconda, indiretta, è che tutto ciò che va in controtendenza rappresenta un unicum, una singolarità.
Ciò che ha fatto Hidetaka Miyazaki coi suoi Souls ne è un esempio lampante, soprattutto perché quelle meccaniche trial and error, quel ciclico incorrere in un game over dopo molteplici tentativi, le ha fatte proprie e le ha rese una colonna portante di questa era narrativa, mettendole al centro del suo modo di raccontare. Un’intuizione, quella di Miyazaki, che ha fatto scuola, che a ha creato una gravità tutta sua e, sotto il nome di souls-like, un sottogenere che a gomiti alti mantiene il suo spazio nel mercato. A subìre le influenze di questa categoria c’è l’oggetto di questa recensione, l’indie cinese Sinner: Sacrifice for Redemption, un boss battler sviluppato da DarkStar Games e distribuito da Another Indie Studios.
DISCESA NEGLI INFERI… SENZA RITORNO
Dopo un rapido sguardo ai settaggi, impostata la risoluzione ideale e scelto tra la possibilità di una telecamera fissa o mobile, il gioco si rivela. Come il nome stesso lascia intuire, in Sinner: Sacrifice for Redemption vestiremo i panni di un guerriero in cerca di redenzione. Sul regno di Cavanis è discesa la punizione divina, una pioggia di meteore lo cancella dalla faccia della terra.
Sul regno di Cavanis è discesa la punizione divina
LAME E PENITENZA
Singolare è invece l’offerta ludica del titolo. Sinner: Sacrifice for Redemption mantiene il battle system tipico degli altri esponenti del genere di appartenenza, con attacchi rapidi o potenti, rotolamenti e parate, tutti dipendenti da una barra di stamina, conserva l’uso di oggetti curativi e di consumabili offensivi speciali, preserva l’impossibilità di mettere in pausa il gioco durante lo scontro, ma ribalta le logiche dei souls-like rimuovendo le fasi di grinding tra uno scontro e l’altro, aggiungendo altresì un processo di involuzione del personaggio. Prima di ogni scontro ci verrà richiesto infatti un sacrificio specifico, che varia dalla diminuzione della forza offensiva alla resistenza agli attacchi del nostro scudo. Col proseguire del nostro percorso di penitenza, questi deficit si sommeranno l’uno sull’altro portando il nostro guerriero a distruggersi letteralmente in un lento cammino di espiazione. Tale dinamica porta con sé un’inaspettata dose di tattica pre-scontro, momento nel quale saremo continuamente colti dal dubbio. Possiamo scegliere liberamente l’ordine col quale affrontare i nemici, al termine di ogni scontro possiamo anche recuperare il sacrificio e correggere la nostra strategia in funzione del prossimo scontro, ma facendolo ripristineremo il peccato, generando così un loop di flagellazione che terminerà soltanto quando sconfiggeremo in sequenza tutte e sette le personificazioni dei grandi peccati.
Possiamo scegliere liberamente l’ordine col quale affrontare i nemici
Dentro il suo guscio un po’ anonimo, Sinner: Sacrifice for Redemption nasconde un cuore geniale che meritava ancora qualche rifinitura in più. Una serie di boss fight interessanti, stonano con il trattamento generale riservato all’indie cinese, che ne abbassa la qualità al punto da non rendergli la dovuta giustizia. Ciononostante, la sfida offerta è curiosa e porta con sé delle ottime intuizioni cosicché sia possibile consigliarlo senza riserve a tutti gli appassionati del genere.