Anni fa, durante una di quelle riunioni di famiglia che si verificano più o meno spontaneamente al presentarsi delle feste comandate, ricordo di avere sentito il gruppo di mamme, zie e nipoti riunite in sala commentare piuttosto sdegnate la platea di uomini assiepato davanti alla tv con un’affermazione che suonava grosso modo come: “Incredibile, basta far rotolare un qualche tipo di palla e guarderebbe qualunque cosa”. Beh, dopo aver passato gli ultimi giorni ipnotizzato davanti al simulatore di uno sport che finora avevo conosciuto solo negli spot pubblicitari su Eurosport, in tutta franchezza non mi sento di dar loro torto.
BILIARDO? TUTTA UN’ALTRA COSA
Vista l’affermazione precedente, si potrebbe pensare che io non abbia mai messo piede in uno di quei baracci di periferia, dove il panno verde si vede a mala pena attraverso il denso fumo di sigarette economiche, rigorosamente di tabacco, possibilmente di provenienza nazionale. Invece no, avendo avuto un’adolescenza di tutto rispetto mi è ben chiaro quali siano le regole nostrane del biliardo e l’ambiente in cui vengono tuttora tramandate. Lo sport che gli sviluppatori di Lab42 ambiscono a riprodurre in tutte le sue sfaccettature, tuttavia, è simile, ma al contempo ben differente da quello giocato nelle nostre periferie, benché richieda ugualmente stecca, palle colorate e un tavolo verde per poter essere giocato. Il vantaggio dello Snooker non è certo una maggiore semplicità nelle regole, quelle rimangono nel migliore dei casi cervellotiche come in ogni versione del biliardo, ma una grande diffusione nel mondo anglosassone e una federazione ben disposta a cedere in blocco i diritti del carrozzone. Per ora, però, limitiamoci alle regole.
LO SPORT CHE GLI SVILUPPATORI DI LAB42 AMBISCONO A RIPRODURRE IN TUTTE LE SUE SFACCETTATURE È SIMILE, MA AL CONTEMPO BEN DIFFERENTE DA QUELLO GIOCATO NELLE NOSTRE PERIFERIE
FINITO L’EFFETTO DEI LUSTRINI, SONO ARRIVATE LE PRIME DIFFICOLTÀ, LEGATE PER LO PIÙ A UN SISTEMA DI CONTROLLO CHE FA POCO PER AGEVOLARE CHI NON HA MAI PRESO UNA STECCA IN MANO IN VITA SUA
PALLE IN BUCA
Da profano, invece, finito l’effetto dei lustrini, sono arrivate le prime difficoltà, legate per lo più a un sistema di controllo che fa poco per agevolare chi non ha mai preso una stecca in mano in vita sua. Le meccaniche di tiro, illustrate attraverso un breve tutorial iniziale, richiedono che per prima cosa si posizioni la stecca impostando la direzione da imprimere alla palla bianca. Dopo di che, agendo sui grilletti, è possibile affinare sia la traiettoria della palla sia la sua rotazione, condizionandone così il ritorno verso una posizione di vantaggio per un nostro prossimo tiro o di svantaggio per l’avversario. Infine la potenza del colpo deve essere impressa con due precisi colpi di analogico destro, uno verso il basso per avviare il caricamento della barra e uno verso l’alto per arrestarlo. Capire quali tasti premere per eseguire un colpo è però solo il primo passo verso la gloria. Quello successivo è tradurre le intenzioni in pratica, ovvero riuscire a indirizzare la palla desiderata in buca colpendola con la biglia bianca, senza incappare nel frattempo in penalità impreviste e indesiderate. A meno di essere un giocatore professionista, l’unico modo per riuscirci è affidarsi in una qualche misura al sistema di aiuti previsto dal gioco e quello di Snooker 19 è davvero scarno. Per iniziare, la visuale da cui si osserva il tavolo è sempre quella del giocatore e non il classico volo d’uccello a cui ci avevano abituati altri titoli simili in passato. A peggiorare il tutto interviene un cambio di prospettiva durante le due fasi di tiro, il che complica ulteriormente le cose, poiché spesso variando tra le due si avvertono percezioni differenti circa la traiettoria della palla. La vera barriera all’ingresso a ogni modo è rappresentata dalla scarsa efficacia del sistema di aiuti alla mira proposto.
SI TRATTA DI UNA SCELTA DI DESIGN BEN PRECISA, OVVERO QUELLA DI SIMULARE IL LIVELLO PIÙ ALTO DI UNA DISCIPLINA SPORTIVA, MA IL RISULTATO TAGLIA FUORI UNA FETTA DI GIOCATORI MOLTO AMPIA
Viene difficile immaginare un gioco più di nicchia di Snooker 19, dedicato a uno sport poco seguito (almeno dalle nostre parti) e progettato per solleticare quasi esclusivamente i giocatori più esperti. Eppure non rinuncia a quello slancio da gioco di massa, tra rappresentazioni scenografiche, il roster oceanico e modalità interminabili. Forse servirà una revisione in termini di coerenza del design nelle prossime release, ma le basi ci sono.