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Company of Heroes 3

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Company of Heroes 3: intervista con gli sviluppatori

Oltre alla presentazione e alla prova con mano di Company of Heroes 3, abbiamo avuto la possibilità di scambiare due chiacchiere con David Littman, Executive Producer, e Tristan Brett, Art Director.

TGM: Partiamo con la domanda più ovvia. Cos’è che vi ha portato a scegliere l’Italia e il Mediterraneo come ambientazione?

David Littman: Come abbiamo già accennato ieri [durante la presentazione, NdR], l’Italia è una parte affascinante della Seconda Guerra Mondiale, teatro di storie che molte persone non conoscono. La nostra campagna vi porterà proprio a scoprire molte cose che sono successe in Italia ai tempi, incluso il fatto che gli italiani fossero su entrambi i lati. E poi ovviamente c’era la popolazione civile, nei territori occupati. Volevamo assicurarci di raccontare le storie da diverse prospettive, di mostrare com’era la situazione. Come comandanti delle forze alleate, potrete liberare gruppi di civili, e ci saranno scelte che dovrete fare legate a loro. A Montecassino, per esempio, potrete decidere se bombardare l’abbazia o no: farlo potrebbe causare vittime civili, ma anche indebolire le forze dell’Asse. Dovrete fare decisioni così, che non sono solo strategiche ma anche morali. Scelte difficili, che non sono comuni nei videogiochi. E vogliamo assicurarci di essere rispettosi nei confronti di tutti coloro che erano in Italia ai tempi.

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Tristan Brett: Per quanto riguarda il punto di vista visivo, il Mediterraneo e l’Italia ci hanno attirato per l’incredibile varietà che possono sfruttare i nostri creativi: ambienti, storia, architettura, ci hanno davvero fornito tutto quello di cui avevamo bisogno sia artisticamente che per quanto riguarda il gameplay. Volevamo esplorare nuove meccaniche come l’elevazione, e aggiungere più dettaglio e effetti sul gioco alla distruzione, e sia l’ambiente che l’architettura ci hanno fornito l’occasione di farlo. E poi, dal punto di vista visivo è sempre stato in cima alla classifica come teatro.

TGM: Grazie. Le unità italiane saranno parte dei Battlegroup: ma che cosa sono, di preciso? Saranno anche in multiplayer, come i comandanti di Company of Heroes 2?

DL: Beh, per quanto riguarda l’origine dei Battlegroup… quel teatro aveva una varietà così ampia, con nazioni di tutto il mondo che prendevano parte ai combattimenti in Italia. Per quanto riguarda gli italiani nello specifico, ci saranno forze partigiane con gli Alleati e ovviamente anche in qualche Battlegroup con l’Asse. Al momento è proprio questo che stiamo cercando di bilanciare, cercare di capire quali unità aggiungere.

Per rispondere in maniera più generale alla tua domanda, i Battlegroup aggiungono un tocco d’internazionalità ai combattimenti, saranno anche in multiplayer e sì, saranno come i comandanti o le dottrine di Company of Heroes 1. Potrete decidere quali Battlegroup aggiungere alla vostra fazione, fino a un massimo di tre, e poi nel corso della partita dovrete sceglierne uno, come nei giochi precedenti. La differenza è che questi Battlegroup aggiungeranno nuovo gameplay e nuove unità come mai prima d’ora.

TB: Con tutte le storie internazionali presenti nel teatro del Mediterraneo, volevamo trovare un modo di rappresentarle e di raccontare le loro storie, e i Battlegroup ci hanno permesso di farlo, oltre ad assicurarci varietà e autenticità sul campo di battaglia.

Continua nella prossima pagina…

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