Doom Eternal The Ancient Gods Part 2

DOOM Eternal

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DOOM e gli FPS: un rapporto d’amore e aiuto – L'Opinione

DOOM e gli FPS, in generale, sono il mio pane quotidiano. Sono spazi felici, dei luoghi in cui mi capita di finire per spezzare l’ordinario e non concentrarmi su quel loop infinito che la vita di tutti i giorni, in modo brutale, finisce per gettarti in faccia, spesso pure deridendoti. Talvolta è soprattutto il brutto a farti sentire inadeguato, che è un po’ come finire in un livello di SIGIL II senza prima esserti lavato i denti o aver preso in considerazione di pensare accuratamente come approcciarti all’ultimo boss, una concreta e insana pasticca vomitosa di paura, panico e morte, in cui le abilità migliori sono quelle stabilite dalla dura vita di strada.

Ora, non sono uno di quei tipi che è stato gettato in mezzo ai lupi e n’è uscito capobranco, ma di certo sono uno dei pochi che sa quando è bene staccare la spina. E staccare la spina, se sei stanco, arrabbiato e stressato, è ciò che ancora oggi mi permette di godermi questa passione in modo diverso. Ho sempre amato questo genere sin da bambino, da quando, incuriosito e un pochino sorpreso, vedevo mio padre giocare a Quake mentre mi spiegava che non dovevo guardare lo sparachiodi in garage con gli occhi incantati di chi avrebbe ben volentieri sparato a uno scarafaggio.Ammetto di aver mimato il gesto, però, e di aver sentito alle spalle Luca Franchini dire, anche in modo frenetico e allegro, che non dovevo provarci a casa, come un qualunque spot della WWE, speranzoso di non vedere MAI QUALCUNO copiare le mosse degli atleti dell’azienda d’intrattenimento americana. Peccato che questo, anche grazie a un rapporto un po’ strano con i miei fratelli, sia accaduto: me le sono prese di santa ragione, ma le ho date a mia volta. Chi non ha mai fatto una chokeslam sul letto a un cuginetto? Lo stesso vale, insomma, quando si affronta un’orda di demoni provenienti dall’Inferno che hanno preso residenza su Marte prima che un Elon Musk sognante promettesse mari e monti. Quindi, Elon: calma; ci ha già bellamente pensato id Software, non stai inventando nulla, non portare gli umani su Marte ché se ne sta bello tranquillo là nel Cosmo.

La calma prima della tempesta passa un grilletto e da una motosega

A parte gli scherzi, il mio rapporto d’amore con gli FPS si potrebbe considerare, che so, non quel classico momento in cui esce un nuovo titolo del gioco, lo vivi e poi passi ad altro. Ciò non si esaurisce con DOOM, il mio amato Quake, né con i classici boomer shooter e con quella follia totale di High On Life, ma nemmeno con Bears in Space, o HROT, che su Steam Deck gira davvero bene, tra parantesi. Credo che questo genere, molto più di altri, abbia la grande capacità di dare al giocatore un po’ di sollievo. O almeno, è cosa mi trasmette quando ho proprio la necessità di staccare a darmi il motivo di migliorare, ma soprattutto di stare bene.

DOOM THEARAPY E PAMPERO

Ora, non sono tendenzialmente uno che parla tanto degli affari suoi: è un periodo bello tosto, ma tanto tosto; cerco di tenere i cocci mentre lascio che l’ansia faccia il suo corso. Io sono ansioso, sono uno che si preoccupa sempre, sempre, che pensa di fare qualcosa anche se non ha fatto niente. In passato era ancora peggio, ma in quel periodo provavo a non farmi davvero troppo coinvolgere da certe cose: ora diventa difficile. Prima sarei partito per la tangente, mi sarei arrabbiato e mi distaccato.

Godersi il momento, la calma e perdersi nei particellari non ha prezzo

Ora scelgo di sparare a qualcuno su DOOM, provando a godermi il momento, e ad apprezzare al meglio cosa ho attorno. DOOM Eternal, in tal senso, è la mia terapia preferita: sono tre ore che passano così rapide che neanche me ne accorgo; questo perché il game design dell’ultimo lavoro del team statunitense, oltre a essere iconico, è fantastico, un’evoluzione del reboot del 2006 e una lettera innamorata alle origini. Origini che, a dirla tutta, talvolta preferisco di gran lunga quando mi trovo a voler per un secondo mollare il tiro e concentrarmi sul bello, più che sul brutto. Ora, abbiamo appurato che la vita è dura, là fuori, Forrest: che fare per migliorarla? Semplicemente migliorandosi? Fino a qualche tempo fa lo pensavo seriamente; ora penso, anche per un numero sconfinato di motivazioni, che il miglior modo per interfacciarsi con la vita sia entrare in uno stato mentale che consenta di vedere tutto – o quasi – da un oblo.id software doom eternal ray tracing doom eternal next genVolevo essere il protagonista di qualcosa, ma DOOM, Quake e in seguito tutti gli FPS su cui ho messo mano mi hanno fatto capire che no, non lo ero e non lo sarei mai stato: potevo, però, cercare di rivivere certe esistenze e situazioni semplicemente cercando di portarle all’estremo, cosa che i sopracitati permettono di fare perché ti danno la grande occasione di scaricarti per bene, così bene da lasciare andare la negatività e sì, pure quel brutto alone che ti porti appresso, seguendoti costantemente. Non sono uno che dice di star bene solo giocando, perché sarebbe sciocco: la poesia, la lettura, la scrittura e in generale le camminate e le sere con gli amici non sarebbero d’accordo con questa esplicazione.

Scaricare rabbia, frustrazione e anche tanta ansia su DOOM è possibile

Quello che scarico su DOOM, ma in generale su qualsiasi altro FPS, è esattamente questo: le mie emozioni negative che si trasformano in positiva, permettendomi di arrivare a fare dei ragionamenti che neanche una seduta di ASMR potrebbero mai assicurarmi. Il medium consente di incontrare questo genere di approccio poiché, oltre a coinvolgere, dà modo di fantasticare, di vivere situazioni sull’orlo del baratro e di entrare a piene mani in conflitti su cui si perde completamente la testa. È qualcosa che mi fa stare bene. E lo stesso vale con qualunque altro FPS. Mentre sto scrivendo questo editoriale, tra una cosa e l’altra, ne ho di parecchi scaricati su PlayStation 5, Xbox Series X e Steam Deck: tutti loro hanno qualcosa che mi ricorda un momento bello, bellissimo o bello bellissimo. Ed è qui che nasce la magia.

IL PACIFICO E I NARCOS SPAZIALI

Quando ero molto piccolo, a causa di una madre innamorata Ben Affleck, sono stato costretto a guardare Pearl Harbor. Ora, non voglio eccedere in asserzioni nei confronti di quel film, perché poi finisce che si perde il senso del messaggio: ma, grazie alla pellicola, mi appassionai a un videogioco. Era Medal Of Honor: Pacific Assault. A quel tempo, sia chiaro, adoravo qualsiasi cosa venisse pubblicato sul periodo più buia della storia dell’uomo, scegliendo accuratamente i momenti brutali più interessanti anche grazie a Salvate il Soldato Ryan, quando al tempo m’innamorai perdutamente di Frontline e, in seguito, giocai a Brothers in Arms.Brothers in Arms serie tvMedal Of Honor: Pacific Assault, però, fu lo sparatutto in prima persona più coinvolgente dedicato a un periodo storico, il più diretto e brutale. Ancora ricordo mentre fuggivo tra le rovine di Pearl Harbor durante l’attacco giapponese, ma ancora oggi rammento l’attacco alle isole Midway, a Guadalcanal (la parte migliore della produzione, a mio parere) e tutto ciò che ne conseguiva. Tom Conlin mi è rimasto nel cuore esattamente come il Doomguy, coniugando la mia passione per il genere a qualcosa di ancora più concreto e sostanziale. Il susseguirsi di altre opere come Call of Duty: World At War e via discorrendo non mi colpirono come le precedenti, ma riuscirono comunque a darmi tanto, specie nei momenti più difficili.

Quante cose belle accadute negli anni grazie a film veramente di m**********

È per questo che High On Life, sparatutto estremamente lineare ma comunque interessante, mi conquistò quando lo giocai, due anni fa. Preciso: è lo stesso effetto che attualmente, anche grazie ad Alteridan, mi ha fatto di riflesso anche Star Wars Dark Forces Remaster, un’opera fantastica, che immagino al tempo, nel 1995, diede agli appassionati molto più di quanto oggi potrebbe trasmettere a chi ci ha perso la testa come me. Spero comunque di non essere l’unico, o sarebbe parecchio triste.Al riguardo, High On Life non è nulla di nuovo per il genere, ma è semplicemente pazzo, fuori di testa come un recentissimo Bears in Space e assurdo: le pistole insultano, ti deridono e ti consigliano, anche. Consigliano come ammazzare. Che bellezza. Di sicuro, potrei citare millemila esempi, ma si farebbe notte e per platinare DOOM Eternal servono i riflessi pronti. Poi sì, certo: immancabili le tante altre esperienze come Dishonored e gli esempi analoghi che fanno sì che la visuale in prima persona sia la migliore in assoluto.

CARA ID SOFTWARE, TI SCRIVO…

Il DOOM che vorrei non so come potrebbe essere. Sono quattro anni che fantastico sul prossimo capitolo e spero, infatti, che lo studio statunitense sia al lavoro su un prosieguo che elevi ed evolva quanto è stato fatto con quel sacramento di DOOM Eternal ormai quattro anni fa

.Sì, ma vedi di non farmi aspettare troppo, e che diamine

Il mistero di come potrebbe essere mi emoziona molto, in effetti, e un pochino mi rincuora. Mentre sto finendo questo editoriale, guardo le ore passate sui vari DOOM: credo di averne fatte così tante da poter addirittura aver riempito il seguito e, intanto, pensare addirittura a quello per PlayStation 8 e Xbox ABCDZ. Sì, questo è un genere che mi fa stare bene. Scusate il brainstorming.

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