L’edizione di questo mese della Libreria è una sorta di corollario della precedente: i britannici di Bitmap Books hanno dato alle stampe nel giro di pochi giorni due volumi profondamente diversi che raccontano con stili, approcci e linguaggi agli antipodi, la medesima passione. Se infatti The Unofficial GBA Pixel Book rientra nella definizione più classica dei volumi Bitmap, ovvero coloratissimi coffee table book che raccontano un genere, una console o un’epoca attraverso innumerevoli schede di giochi, The Games of a Lifetime di Julian “Jaz” Rignall rappresenta invece un unicum.
FILE 026 – The Games of a Lifetime
Dove trovarlo: Bitmap Books
Il giornalismo videoludico produce da sempre personalità e personaggi. Dalle nostre parti gli sbocchi non sono mai stati molti. Nel mondo anglosassone la membrana tra la stampa e l’industria del videogioco è invece da sempre molto permeabile e la storia di Julian “Jaz” Rignall ne è un ottimo esempio. La sua carriera inizia a Londra, negli ‘80, vincendo un torneo di arcade organizzato dal magazine CVG, per cui finirà a breve a scrivere, per poi passare ad altre testate tra cui Zzap!64, fondare e dirigere Mean Machines, trasformare IGN in un colosso del settore, balzando nel frattempo di qua e di là dalla barricata, fino all’attuale impiego di game analyst.
Una vita vissuta interamente tra i videogiochi che Jaz racconta in Tha Games of a Lifetime, un libro che è al contempo fuori dagli standard di Bitmap Books, ma che allo stesso modo si incastra perfettamente nella loro linea editoriale. il volume è scandito da una rigida scansione temporale
Nonostante gli sviluppi che hanno portato Julian Rignall a diventare una personalità dell’industria del videogioco, la sua vita può in fondo essere declinata in una prospettiva che la rende molto, molto vicina a quella di ogni videogiocatore: dalla gioventù in una località balneare, dove era la sala giochi a scandire il ritmo delle novità, fino alla vita adulta in cui i ricordi dei giochi si intrecciano a quelli di storie d’amore, di buone o brutte notizie, di trasferimenti, amicizie o delusione. Leggere The Games of a Lifetime è in realtà un doppio viaggio: il primo è quello nella vita di Julian “Jaz” Rignall, il secondo è nei propri ricordi che inevitabilmente si accendono perché dolcemente sollecitati dalla lettura. Mentre Jaz racconta del suo colpo di fulmine per Gran Turismo, scoperto in anteprima in redazione, della ricerca di una copia import e dello stupore per ogni nuova auto in un’epoca pre-internet, non si può sfuggire all’emergere della propria versione della storia. Cambiano i luoghi, i tempi e forse anche i giochi, ma non la sostanza.
Nel mucchio delle apparenti contraddizione che il libro The Games of a Lifetime risolve con spensieratezza ci aggiungo dunque anche questa: è senza dubbio un racconto estremamente personale, in cui l’autore si apre e si mette in gioco, cola volontà ben chiara e precisa di rendere i videogiochi protagonisti usando la propria esperienza di vita come contesto in cui immergerli per amplificare i significati, ma questa operazione evoca sensazioni così familiari a chiunque abbia attraversato quelle epoche da ragazzo che assume un carattere universale, avvicinandola a quella di chi legge.
non si può sfuggire all’emergere della propria versione della storia
Sarebbe stato facile scadere nella nostalgia più becera, oggi che è un facile propellente per le vendite, ma Julian Rignall riesce sempre a mettere le cose in prospettiva, lasciando filtrare il valore personale dei giochi e delle esperienze, ovviamente in relazione al tempo. Benché quella dell’autore sia una vita eccezionale, a cavallo tra i continenti e al fianco di personalità leggendarie, è la dimensione intima quella che viene privilegia, in cui ciascuno si può rispecchiare: è sorprendente realizzare di riflesso quanto sia facile collegare i momenti più importanti della propria vita al gioco che si stava giocando in quel momento.