Ultimamente a From Software devono aver proprio voglia di sperimentare: prima l’open world di Elden Ring, poi giusto pochi giorni fa abbiamo avuto l’annuncio dell’esperimento PvPvE The Duskblood, e a fine maggio arriverà anche Elden Ring Nightreign, un roguelite ambientato nell’Interregno e in cui il tempo non è dalla nostra parte. Qualcuno vedendo il cerchio di fuoco che si restringe avrà pensato a Fortnite, ma io sono convinto che se From Software si è ispirata a un gioco in particolare, quello non può essere altro che Ravenswatch di Passtech Games.
Prima di iniziare, ricordiamo un po’ come funziona la formula alla base di Elden Ring Nightreign, rimandandovi all’anteprima di Erica e Gian Filippo nel caso voleste saperne di più: all’inizio di ogni partita scegliamo una fra varie classi di avventurieri, ciascuna con il suo armamentario e le sue abilità speciali; potremo poi catapultarci in una versione di Sepolcride con l’ordine degli ambienti spostato in maniera casuale. Qui, saranno sparsi una serie di punti d’interesse che potremo decidere di completare per salire di livello, trovare nuovo equipaggiamento e diventare più forti, e sarà importante ottimizzare l’uso del tempo perché dopo dodici minuti l’area di gioco inizierà a restringersi portandoci ad affrontare un potente boss. Sconfitto questo, il ciclo ripartirà per un’altra volta, e alla fine della seconda notte troveremo il boss finale. Questa, è, con qualche leggera differenza, anche la formula di Ravenswatch, roguelite su cui ultimamente ho passato un quantitativo imbarazzate di ore.
FIABE A LIETO FINE (FORSE)
Sviluppato dai creatori di Curse of the Dead Gods, roguelite bello (e) infame il cui DNA si vede chiaramente anche in questa nuova produzione, Ravenswatch ci chiede di scegliere fra varie figure fantastiche, appartenenti a favole e leggende (per esempio ci sono Sinbad, Beowulf, Cappuccetto Rosso e prossimamente arriveranno anche Romeo e Giulietta). Ogni run si divide in tre atti, ciascuno con la sua mappa, fissa nella conformazione geografica ma all’interno della quale i punti d’interesse sono sparsi in maniera semicasuale; essi sono infatti sempre divisi in tre aree di difficoltà e ricompense crescenti, che si possono distinguere dal colore verde, giallo o rosso assegnato agli obiettivi lì presenti. Anche qua, esattamente come nel prossimo Nightreign, dovremo scegliere bene come utilizzare il nostro tempo: abbiamo infatti solo diciotto minuti (e fidatevi che volano!) per completare quanti più obiettivi possibile. Allo scadere del tempo, verremo automaticamente catapultati verso lo scontro con il boss di fine atto.
Devo dire la verità: il primo impatto con Ravenswatch non è stato facile. Se da un lato l’abilità nei giochi action ha indubbiamente il suo peso – salta fuori che essere bravi a non farsi colpire aiuta parecchio – a farla da padrone in un gioco del genere è la conoscenza. E non mi riferisco solo alla conoscenza dei personaggi, di cosa fanno (ciascuno ha le sua abilità e i suoi stili di gioco diversi), dei talenti che possono ottenere, degli oggetti che possiamo trovare nei vari forzieri o dal mercante nell’area di partenza di ogni atto; quello, insomma, è lo standard di ogni roguelite. La conoscenza a cui mi riferisco riguarda anche cosa conviene fare e in quale ordine.
RAVENSWATCH È UN GIOCO CHE RICHIEDE NON SOLO ABILITÀ MANUALE, MA ANCHE CONOSCENZA DELLE SUE MECCANICHE
DALL’ISPIRAZIONE NASCE LA NOVITÀ
Negli ultimi anni di roguelite ne ho giocati tanti, ma pochi sono riusciti a prendermi come Ravenswatch (e questo nonostante i fallimenti siano molto, molto più numerosi dei successi…). Il merito non va dato solo alla sua formula, che è originale e sicuramente una ventata d’aria fresca in un genere che ultimamente rischia di essere troppo fossilizzato su cloni di Hades, di Vampire Survivors e di Slay the Spire, ma anche alla sua personalità. I nove personaggi attualmente presenti – Scarlet, Pifferaio Magico, Beowulf, Regina delle Nevi, Aladino, Melusine, Geppetto e Sun Wukong – sono tutti parecchio vari fra di loro: l’affidabile Beowulf è quello che ho giocato di più, ma quello secondo me più divertente è Aladino, e mi fa impazzire anche Geppetto con i suoi manichini rotanti e le sue bombe a mano. I personaggi, tra l’altro, sono anche doppiati e hanno varie interazioni fra di loro. Già, perché il gioco prevede anche il multiplayer fino a quattro giocatori, e qua a dire il vero penso ci sia proprio una delle poche critiche che penso di poter muovere al gioco di Passtech Games.
quasi paradossalmente, il gioco cooperativo è molto più difficile rispetto all’esperienza singleplayer
Ci sono poi altre osservazioni che si potrebbero muovere. Per esempio, l’aggro range, cioè la distanza a cui i nemici diventano a noi attivamente ostili, e quanto lontano decidono di inseguirci), a volte fa abbastanza girare le scatole. O ancora, talvolta la chiarezza visiva lascia un po’ a desiderare. Per fortuna non succede spesso, ma una volta mi è uscita grande in alto sullo schermo la scritta con tanto di bannerone “L’incubo supremo si sveglierà fra due giorni”, e insomma diciamo che avrei preferito vedere che il nemico lì dietro stava arrivando ad attaccarmi. Infine, trovo un po’ antipatico il fatto che molti talenti dei personaggi siano bloccati dietro i livelli, obbligandoci quindi a “grindarli”; per fortuna non ci vuole troppo, ma è comunque un passo in più che bisogna fare. Comunque, nelcomplesso Ravenswatch resta un gioco eccellente, e mi fa piacere che Passtech stia continuando a lavorarci: i sopra citati Romeo e Giulietta arriveranno come aggiornamento gratuito. Quindi, insomma, per concludere: che stiate contando i giorni che vi separano da Elden Ring Nightreign oppure no, secondo me Ravenswatch è uno di quei roguelike da non perdersi.