Sul finire di gennaio, Dead Space è tornato dalle profondità spaziali per terrorizzarci con un remake che su console ha fatto furore. Se avete letto la nostra recensione di pochi giorni fa, saprete già che spaventarsi nello spazio non è mai stato così divertente, tuttavia per aggirarsi nei dettagliatissimi corridoi della ISG Ishimura è davvero impossibile lesinare sulla configurazione hardware, dato che gli stessi requisiti minimi e consigliati parlano chiaro: sotto i 16 GB di RAM non si va e come processori “minimi” sono indicati un Ryzen 5 di seconda generazione o un Core i5 8600, due modelli con oltre quattro anni di onorata carriera sulle spalle che, a ben vedere, possono dire ancora la loro.
Stesso discorso per la scheda video, con una Radeon RX 5700 o una GTX 1070 come requisito minimo per giocare, anche se i modelli “suggeriti” sono invece ben più potenti, rispettivamente una Radeon RX 6700 XT sul fronte AMD o una GeForce RTX 2070 su quello di Nvidia. In ogni caso, è vivamente consigliato un drive SSD per installare il gioco (meglio se M.2 NVMe, quindi collegato al bus PCI Express e capace di trasferire i dati ad almeno 1 GB/s) e Dead Space andrà a occuparne circa 50 GB. Ma come funziona se il nostro PC ha una configurazione molto simile a quella consigliata? Vedremo di rispondere in modo rapido ma dettagliato.
Il remake di Dead Space e i due contendenti
Abbiamo allestito due configurazioni di prova. La prima è un PC basato su processore Intel Core i5 11600K (quindi: la CPU “consigliata” dal publisher) con scheda video Nvidia GeForce RTX 3060 Ti (quindi: un po’ meno potente rispetto al modello consigliato), mentre la seconda è una configurazione “tutta AMD” basata su CPU Ryzen 5 7600X e GPU Radeon RX 6650 XT (una CPU più veloce e recente, ma una scheda video leggermente più lenta); entrambi i PC hanno 32 GB di RAM (DDR4 il primo, DDR5 il secondo) e adottano come storage un drive SSD M.2 PCI Express di IV generazione; sul primo gira l’ultima build di Windows 10 mentre sul secondo l’ultima di Windows 11.
Per misurare i frame al secondo prodotti dai due sistemi abbiamo usato il programma FrameView, che come sempre si è rivelato un ottimo alleato quando un gioco, come in questo caso, non dispone di un benchmark interno. Il primo obiettivo è stato verificare quanto incidesse sul framerate il livello di dettaglio usato nel gioco. Dead Space è piuttosto avaro di opzioni avanzate: dispone di quattro preset generali per la qualità complessiva della grafica: basso, medio, alto e ultra, ma è possibile anche scegliere le opzioni ‘auto’ (che regola i livelli in base a una valutazione interna dell’hardware a disposizione) e ‘personalizzato’, con cui è invece possibile fissare liberamente le successive variabili in gioco.
Dead Space è piuttosto avaro di opzioni avanzate: dispone di quattro preset generali per la qualità della grafica: basso, medio, alto e ultra
Upscaling pressoché indispensabile
Quando accediamo al pannello “Schermo e grafica” delle opzioni video, la prima voce ci porta a un ulteriore menu di scelta per il monitor, la risoluzione e la modalità grafica da usare. Qui possiamo stabilire se attivare o meno la sincronia verticale e l’HDR, se supportato dal monitor. Va detto che al momento di eseguire questo test la modalità in finestra non sembrava funzionare in modo ottimale, visto che non ci ha permesso di cambiare la risoluzione, ma se non altro non abbiamo avuto nessuna difficoltà con le risoluzioni classiche e ultrawide, una volta usate a schermo intero.
Tornando al menu “schermo e grafica” possiamo limitare il motion blur (ottimo per chi come me soffre di cinetosi di fronte allo schermo) e togliere l’effetto grana (un vezzo puramente estetico), oltre che modificare la palette dei colori per venire incontro ai problemi di daltonismo.
Per aumentare un po’ il framerate a discapito della qualità visiva, se ci serve, possiamo attivare la scala di risoluzione dinamica e abbassare il target dal 100% al 50% o addirittura al 25% della risoluzione nativa
I frame a cui si fa riferimento sono stati conteggiati alla risoluzione ultra-wide screen 3440×1440 pixel: giocabile a fatica sul sistema Intel+GeForce e praticamente uno slideshow sulla controparte AMD, cambia totalmente pelle se si attiva una delle due tecnologie di upscaling. È notevole, fra l’altro, la similitudine di risultati, qualitativi e quantitativi, ottenuta da DLSS e FSR2 sulla GeForce RTX 3060 Ti (Sistema 1), considerando che la prima usa hardware proprietario – i tensor core – e la seconda invece no. Ma è ancora più stupefacente il ‘salto’ da 14 a 62 fotogrammi al secondo su hardware AMD (Sistema 2).
In ogni caso una cosa è certa: senza l’ausilio di una di queste tecnologie, Dead Space risulta un osso veramente duro da digerire per entrambe le GPU, soprattutto se consideriamo che sono pensate per il gioco a 1440p.
Dal basso verso l’alto
Quanto alla variazione di framerate usando i 4 preset qualitativi messi a disposizione dal gioco, invece, la situazione è questa:
In questo caso non abbiamo attivato il DLSS o l’FSR2 e purtroppo si vede: senza l’ausilio di queste tecnologie si gioca in maniera ottimale, e solo fino a 3440×1440 pixel, soltanto a qualità media. Il sistema Intel+GeForce se la cava fino a 2560×1440 pixel anche a qualità alta ma, ancora una volta, tocca rimarcare come questo gioco richieda il DLSS o l’FSR2 per essere apprezzato su hardware “medio”. Ovviamente, tutto questo non desterà alcuna preoccupazione ai fortunati possessori di GeForce RTX 3080 o superiori, ma a nostro avviso è plausibile che anche i possessori di schede di fascia alta e altissima preferiranno attivare il DLSS o l’FSR2 per giocare a 4K.
Il gioco è nuovo di zecca e le ottimizzazioni sui driver ancora latitano, tanto su un fronte quanto sull’altro, per cui siamo del parere che questi numeri, nelle prossime settimane, siano destinati a cambiare per il meglio