Il more of the same non deve necessariamente esser visto come un male. Immaginiamo un gameplay sperimentale, dunque raro da incontrare negli store. Lecito che gli appassionati possano volerne di più, e questo è il caso di Spirit of the North 2.
Sviluppatore / Publisher: Infuse Studio / Silver Lining Interactive Prezzo: ND Localizzazione: Interfaccia e testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam, Epic), PS5, Xbox Series X|S Data d’uscita: già disponibile
C’era una volpe. No, aspetta, com’è che si cominciano le storie? Solitamente con “c’era una volta”. Però, in effetti, c’era anche un volpe. Solitaria, silenziosa, dal manto rosso acceso che tagliava il bianco accecante della neve. Correva tra le lande islandesi, guidata da uno spirito antico. Non parlava, non combatteva, non collezionava oggetti, non craftava. C’era solo lei, immersa nella natura in un viaggio apparentemente senza spiegazioni.
Questa era la premessa di Spirit of the North, uscito nel 2019 su PS4 e approdato l’anno successivo su PC; un’avventura anomala, priva di interfacce, dialoghi e ogni altra convenzione narrativa. Eppure ai giocatori era chiaro come progredire anche senza tonnellate di testo a spiegare quest nei minimi dettagli. A parlare erano i paesaggi, le luci, i gesti della volpe. Il gameplay, ridotto all’essenziale, si muoveva tra esplorazione e piccoli puzzle ambientali. Niente combattimenti all’ultimo hit point, solo un fluire lento e meditativo, punteggiato da poteri spirituali da sbloccare per risvegliare totem o separarsi dal corpo e raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili.
Nessuno ci spiega le missioni ma ogni luogo parla a modo suo, indicandoci la via
Questa volta in compagnia di un corvo, proprio come nella celebre favola di Esopo. Qui però non si tratta di adulare il pennuto al fine di sottrargli il cibo, bensì di cooperare. Come se la caverà questa strana coppia nel classico Mondo al Collasso?
SPIRIT OF THE NORTH 2, WAY MUCH MORE OF THE SAME
Potrei descrivere frettolosamente Spirit of the North 2 copiando e incollando quanto scritto sopra, poiché le fondamenta del gioco sono rimaste invariate. Gli sviluppatori però hanno elevato tutte le peculiarità al quadrato, a partire dalle dimensioni della mappa, ricchissima di biomi e punti di interesse tutti da scoprire. È necessario – e incredibilmente piacevole – esplorarla con estrema attenzione poiché se la fog of war si dipana abbastanza rapidamente, alcune entrate di templi, santuari e dungeon rimangono difficili da individuare.

Gli enigmi sono abbastanza semplici. Quante pedane a pressione avremo attivato nella nostra carriera di videogiocatori?
Una scia rossa ben visibile nel cielo suggerisce i prossimi obiettivi ma è molto più appagante il free roaming nell’open world che gli sviluppatori ci hanno messo a disposizione, anche se presto ci si accorge che il mondo non è un unico continente bensì un insieme di grandi aree liberamente esplorabili.
Il corvo ci aiuta planare oltre ostacoli e dirupi, una volta sbloccata l’apposita runa

Le forti ali del falco non ci sorreggeranno a lungo, meglio rimettere i piedi a terra al più presto.
Gli enigmi rimangono ambientali, ma tutto ciò che ha fatto innamorare i giocatori del primo capitolo qui è presente con qualità ancora migliorata. E il corvo? Una volta sbloccata l’apposita runa, ci aiuterà a planare, permettendoci di superare ampi canyon o ponti parzialmente crollati, nonché sfruttare al meglio le correnti ascensionali. E c’è pure un sistema di crescita del personaggio, nonostante le skill aggiuntive siano un po’ ripetitive: aggiungi un punto vita, aggiungi un altro punto vita, e così via.
IL SALTO DELLA FEDE – RINNEGATA
Trattandosi di un videogame interamente basato sull’esplorazione, e considerata la vastità del mondo di gioco, sono indispensabili controlli reattivi e fisica impeccabile. Una volta padroneggiati i movimenti della volpe, dovremmo poterci muovere con precisione chirurgica, raggiungendo anche gli angoli più nascosti della mappa. E tutto funzionerebbe alla perfezione, se non fosse per un dettaglio che Spirit of the North 2 decide di trasformare in un fallo da cartellino rosso: il Triangolino Azzurro della Blasfemia.
Normalmente, quando si preme la barra spaziatrice o qualsiasi altro tasto associato al salto, la volpe esegue un balzo nella direzione del movimento. Funziona così più o meno dal 1981, quando Jumpman tentava di salvare la sua bella dalle grinfie del gorilla di Donkey Kong. Ma con il TAB entra in gioco l’improvvida funzionalità: in certi momenti random durante l’esplorazione, appare un triangolino azzurro sopra un elemento dello scenario: una roccia, una colonna, una sporgenza poco più in là.
Il mondo di Spirit of the North 2 incanta in ogni singolo fotogramma, deliziando al contempo anche l’udito
In Breve: Spirit of the North 2 riprende l’esperienza contemplativa del primo capitolo, espandendola in un open world più vasto, ricco di biomi e segreti. Combattimenti, quest e inventario sono egregiamente sostituiti da esplorazione, enigmi ambientali e una direzione artistica straordinaria. La novità principale è l’introduzione del corvo, in grado di mettere le ali alla volpe, proprio come una famosa bibita. Unici nei: un sistema di salto automatico a volte imprevedibile e una telecamera non sempre precisa. Un titolo poetico, visivamente splendido, ma con qualche svista nel gameplay.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: L’esaustivo menù di configurazione grafica che mi ha proposto molte impostazione a “medium” piuttosto che “high”. E a ragione, visto che graficamente è veramente molto complesso e sparando tutto al massimo ho sperimentato qualche incertezza. Ho abbassato un po’ la sensibilità del mouse, usato per ruotare la telecamera, perché l’ho trovata troppo veloce.