Star Overdrive – Recensione

PC Switch

Un’altra produzione Made in Italy che guarda ai grandi titoli del recente passato. Star Overdrive si ispira agli ultimi Zelda ma porta con sé anche il DNA di svariati altri giochi e viaggia su un hoverboard a ritmo di rock.

Sviluppatore / Publisher: Caracal Games Studio / Dear Villagers Prezzo: 34,99 Euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile Su: PC (Steam), Switch Data di Uscita: 10 Aprile

Se seguite TGM da un po’ avrete già sentito parlare di Caracal Games, studio di sviluppo con sede a Roma che si appresta a raggiungere i due lustri di attività. Qualche tempo fa intervistammo Tommaso Bonanni, co-fondatore e creative director del team, relativamente al loro primo progetto: Dawnward. Otto anni e tre giochi dopo siamo qui per parlarvi del loro ultimo progetto, forse il più ambizioso: Star Overdrive. Protagonista di questo action-adventure è Bios, una sorta di Starlord solitario che vive di musica rock ed espedienti a bordo della sua astronave.

Durante quello che inizia come un giorno qualunque, Bios riceve una olo-trasmissione, una richiesta di aiuto alla quale decide di non sottrarsi (poi scoprirete perché) e che cambierà radicalmente il suo destino. Una volta arrivato nell’orbita del pianeta Cebete, un imprevisto fa precipitare la sua astronave e quella che era iniziata come una missione di ricerca e salvataggio si trasforma in una lotta per la sopravvivenza. Il pianeta sembra disabitato ma è disseminato di strutture appartenenti ad una civiltà antica ,a piuttosto avanzata. Armato della sua fida Keytar, ibrido tra una spada e una chitarra, Bios deve mettersi sulle tracce della biologa Nous, creduta scomparsa tempo prima, e nel frattempo trovare un modo per fuggire dal pianeta.

SEI VELOCE CON L’HOVERBOARD, MA A PIEDI?

In più di un’occasione Star Overdrive è stato “accostato” agli ultimi Zelda, giocandoci però abbiamo trovato in lui echi di altri titoli del passato, come il recente Caravan SandWitch e il suggestivo Journey. Bios non assomiglia al protagonista del gioco di ThatGameCompany, sembra più ad un cantante pop coreano costretto dagli eventi a viaggiare a tutta velocità a bordo di un hoverboard. Proprio questo è l’elemento che più di tutti caratterizza Star Overdrive, l’esplorazione su una tavola fluttuante che può effettuare acrobazie “alla SSX” si rivela subito ben fatta e avvincente grazie a comandi intuitivi e precisi, messi solo in difficoltà da un sistema di telecamere che di tanto in tanto fatica a seguire l’azione.

Le statistiche iniziali dell’hoverboard non permettono di viaggiare in scioltezza su tutti i tipi di superficie. Prima dovrete potenziarlo a dovere.

In più di un’occasione ci siamo ritrovati a lasciare da parte la main quest per lasciarci andare al free-running lungo piste che tagliano deserti e solcano specchi d’acqua. Inizialmente la tavola di Bios non si trova a suo agio su tutte le superfici, cosa che vi costringerà a potenziarla recuperando materiali di vario genere e trasformandoli in accessori che ne modificheranno velocità, potenza, manovrabilità, etc.. Questo aspetto del gioco ha una componente di casualità che da una parte stimola a cercare continuamente materiali rari, ma dall’altra potrebbe dare vita ad un fenomeno di grinding un po’ fastidioso.

La possibilità di viaggiare velocemente in lungo e in largo attraverso le mappe è stimolante e il mezzo utilizzato per farlo è estremamente veloce e maneggevole


In qualsiasi momento è possibile riporre l’Hoverboard per proseguire l’esplorazione a piedi ed è qui che Star Ovedrive inizia un po’ a scricchiolare. Il ritmo dell’avventura si fa più lento, anche a causa di un sistema di controllo non esente da critiche. Bios verrà spesso e volentieri fronteggiato dalla fauna “Dunesca” che popola il pianeta che pur non essendo particolarmente varia ha un alto tasso di aggressività. La Keytar sarà la prima linea di difesa di cui disporrete ma almeno all’inizio lo spettro di opzioni offensive sarà piuttosto scarno e gli scontri saranno ulteriormente irrigiditi dalla bizzarra scelta di “lockare” l’orientamento di Bios verso l’orizzonte senza un tasto per il reset della visuale, cosa che vi costringerà a modificare manualmente l’inquadratura per tenere sotto controllo gli spostamenti dei bersagli. È un sistema francamente scomodo a cui dovrete fare l’abitudine e che viene reso un minimo più dinamico da salti e schivate legati ancora una volta all’hoverboard. La situazione migliora ulteriormente con l’andare del gioco grazie all’introduzione di poteri di cui parleremo tra un attimo.

CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE

Nelle sconfinate distese di Star Overdrive vi imbatterete in zone d’interesse spesso sotterranee che ricordano i sacrari di Zelda, legate ad una storia principale che tuttavia non decolla mai del tutto e nelle oltre dieci ore necessarie a terminare l’avventura non approfondisce più di tanto la lore inizialmente tratteggiata. I dungeon sono in tutto una trentina, hanno morfologie di vario genere e pur non presentando particolari picchi di creatività per quanto riguarda gli enigmi risultano piacevoli e giustamente impegnativi. Non tutti sono inizialmente accessibili e per raggiungerli dovrete opportunamente potenziare il vostro hoverboard ma anche acquisire poteri speciali per Bios.

Determinate zone del pianeta sono terreno di caccia di questi vermoni “alla Dune”. Affrontarli è facoltativo, ma vale la pena perché forniscono materiali rari.

In puro stile “80s nostalgia”, vi imbatterete in musicassette che raccontano la storia del pianeta e sbloccherete abilità peculiari come una sorta di telecinesi che permette di spostare oggetti, fasci di energia utili per attacchi a distanza ma anche per attivare meccanismi o ancora la possibilità di rallentare il tempo per brevi periodi. Abbiamo apprezzato quel pizzico di libertà lasciata al giocatore in termini di meccaniche, in Star Overdrive infatti alcune soluzioni possono essere raggiunte anche in più di un modo, utilizzando i poteri o (in alcuni casi) trovando soluzioni alternative. Star Overdrive affascina, la prima metà del gioco è stimolante e al netto di alcuni piccoli inciampi tecnici e di game design riesce ad intrattenere.

I dungeon sono una trentina e pur non presentando particolari picchi di creatività per quanto riguarda gli enigmi risultano piacevoli e giustamente impegnativi

Le fasi di spostamento sono una goduria mentre quelle a piedi soffrono un po’, ma è solo dopo la metà che si sente il bisogno di qualche variante in più. I dungeon rimangono interessanti ma le attività extra diventano ripetitive. Per apprezzare al meglio l’ultima fatica di Caracal dimenticatevi del più volte citato paragone con gli ultimi Zelda, avvicinatevi ad esso senza particolari aspettative e preconcetti e verrete piacevolmente sorpresi da sprazzi di buon design e divertimento.

In Breve: Hoverboard e musica rock hanno fatto la fortuna di Ritorno al Futuro e la formula funziona abbastanza bene anche in Star Overdrive. Il gioco sviluppato dal team italiano Caracal mette in scena un’avventura sci-fi esteticamente piacevole, con un’ambientazione non particolarmente originale ma affascinante e ricca di attività… ma siamo ancora ben lontani dall’eccellenza degli ultimi Zelda (beh, non mi sembra una gran sorpresa, senza offesa per i ragazzi di Caracal ndMario). Qualche problema di “rigidità” nelle fasi a piedi, piccoli inciampi tecnici e un po’ di ripetitività nelle situazioni gli impediscono però di decollare del tutto.

Piattaforma Di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Su Nintendo Switch il gioco soffre di evidenti (ma fortunatamente sporadici) cali di frame rate in modalità portatile. I problemi si manifestano soprattutto durante le veloci navigazioni con l’Hoverboard mentre nelle fasi platform a piedi abbiamo riscontrato qualche problema con le collisioni. Il sistema di telecamere invece è un po’ rigido, soprattutto durante i combattimenti.

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Pro

  • Ambientazione affascinante e con parecchie attività... / Volare sull'hoverboard è fighissimo, meriterebbe un gioco a parte / Combat system inizialmente rigido e basilare ma con il tempo migliora

Contro

  • ... che da metà gioco in poi diventano un po' ripetitive / Quando si va a piedi il gioco si “irrigidisce” e nascono problemi
7.2

Buono

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