Star Wars Outlaws – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Una ladra dei bassifondi di bassa lega, e pure un po’ sfortunata, si trova davanti l’occasione della vita: un colpo di quelli in grado di farti svoltare. Ma non è mai tutto così semplice, in Star Wars Outlaws…

Sviluppatore / Publisher: Massive Entertainment, Lucasfilm Games / Ubisoft Prezzo: 69,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Ubisoft Connect), PS5, Xbox Series X|S Data di Lancio: 30 agosto

Prima di iniziare a parlare di Star Wars Outlaws, di quello che fa bene e di quello che fa meno bene, voglio fare un breve discorso che c’entra sì con l’ultima fatica di Massive Entertainment, ma va anche oltre. C’è una tendenza piuttosto diffusa ultimamente a non solo aspettarsi, ma addirittura quasi a sperare che certi giochi vadano male per poi poterci gongolare sopra. È una tendenza che francamente non capisco.

Un conto è avere poca fiducia in un qualsiasi studio di sviluppo, sentimento legittimo; ben altro è essere contenti che siano stati spesi tempo e risorse (entrambi in quantità sempre più ingenti, nell’ambito dei tripla A) in qualcosa di mediocre, insulso, mal pensato, in una parola: brutto. Non ha senso. Dovremmo sempre sperare – e non costa nulla – che anche quei progetti in cui abbiamo poca fiducia riescano a sorprenderci e a dimostrare il loro valore. Un gioco di alto profilo che finisce male non fa bene a nessuno, né a chi ci ha lavorato né al pubblico dei giocatori.

LA GALASSIA DI STAR WARS OUTLAWS

Star Wars: Outlaws prende il via sul pianeta di Cantonica, e in particolare nella lussureggiante città di Canto Bight, dove le luci dei casinò che costellano i suoi quartieri sovrastano quelle delle stelle nel firmamento, e la guerra che scuote la galassia sembra solo un’eco lontana. Canto Bight, e per la precisione i suoi quartieri più derelitti, è dove vive Kay Vess, ladra di quartiere che finora è riuscita a tirare avanti anche grazie all’aiuto dell’inseparabile animaletto da compagnia Nix e del saggio mentore Bram. Tirare avanti però non basta, per ogni furfante che abbia un minimo di ambizione: il colpo grosso, quello che ti farà entrare nelle grandi leghe, è sempre dietro l’angolo. Nel caso di Kay, l’angolo in questione si rivela essere un furtarello andato male, che fa infuriare uno dei sindacati del crimine locali; e l’unica via di fuga è accettare un contratto ancora più rischioso. Assieme a un gruppo di personaggi mai visti prima, prenderò di mira la villa di Sliro, capo di Zerek Besh, un nuovo sindacato che sta scuotendo gli equilibri di potere del sottobosco criminale galattico.

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Ahh, che bella la nostra Trailblazer! Cioè, adesso è nostra. Il precedente proprietario non è d’accordo.

LE COSE, PER KAY VESS, NON INIZIANO CERTO NEL MIGLIORE DEI MODI

Un colpo che, per la sorpresa probabilmente della sola Kay Vess, non finirà benissimo. La nostra riuscirà a fuggire per un pelo dalla villa, portandosi dietro la nave spaziale Trailblazer e una taglia sulla testa del valore di quattrocentomila crediti (che è un sacco). Dopo un atterraggio di fortuna sul pianeta di Toshara, verrà ben presto a fare conoscenza con i quattro sindacati criminali più importanti, i cui favori e amicizie dovrà imparare a gestire e a pesare: Pyke, Alba Cremisi, Hutt e il Clan Ashiga. Nessuno di loro è particolarmente interessato a riscattare la taglia sulla sua testa, per il momento: dopotutto, una come Kay, che è riuscita a intrufolarsi nella villa del capo di Zerek Besh, può essere una pedina molto utile nei giochi di potere che si svolgono al di sotto dell’autorità imperiale. Di lì a poco, Kay incontrerà anche Jaylen Vrax e il suo droide ND-5, duo di personaggi che le offrirà l’unico vero modo di liberarsi della taglia: mettere assieme un team, tornare alla villa di Sliro e completare il colpo, portandosi a casa i 157 milioni di crediti in lingotti beskar non contrassegnati che si trovano all’interno della sua cassaforte. E comprarsi così la libertà.

VITE DA FURFANTI

La storia è, senza ombra di dubbio, uno degli aspetti migliori di Star Wars Outlaws. Non tanto per l’intreccio, che di per sé si svolge senza eccessive sorprese o mirabolanti stravolgimenti; certo, gli imprevisti e i tradimenti sono un accadimento regolare, ma nel complesso la storia segue un andamento tutto sommato prevedibile dall’inizio alla fine. Dove brilla è il resto: Kay Vess ed ND-5 in particolare sono ottimi personaggi, recitati bene e scritti anche meglio, e anche i comprimari fanno un lavoro più che degno nel farti sentire coinvolto dalle vicende, che alla ricerca del team giusto per portare a termine uno dei colpi più clamorosi che la galassia abbia mai visto ci porteranno, oltre che sul già citato Toshara, sul gelido pianeta di Kijimi, sui deserti di Tatooine, e nelle giungle di Akiva.

LA STORIA È SENZA OMBRA DI DUBBIO UNO DEGLI ASPETTI MIGLIORI DI STAR WARS OUTLAWS

Chiaramente, la ricerca del team giusto non si risolverà mai con uno scendi sul pianeta, vai a parlare al candidato, ma certo Kay andiamocene nello spazio a fare i mattacchioni, e via alla prossima: ciascuno di loro avrà una sua missione da risolvere prima di accettare di unirsi a noi. Per esempio Gedeek, amico di gioventù della protagonista e grande esperto di droidi, dovrà prima essere liberato da una struttura imperiale, dove scopriremo che ha collaborato alla creazione di un nuova variante del droide sonda Viper, molto più letale dei suoi predecessori. Gedeek però non vuole andarsene prima di aver fatto qualcosa per porre rimedio ai danni che ha causato la sua creatura: e quindi dovremo unirci a un gruppo di ribelli dell’Alleanza che pianifica un attacco alla base di controllo di questi droidi.

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Danka sarà uno dei nostri primi contatti. Affidabile, per essere una criminale.

Tutte le missioni della trama principale hanno un ottimo ritmo, e sanno essere coinvolgenti anche al netto di un gameplay che potremmo definire onesto: fa un buon lavoro nell’intrattenere, ma allo stesso tempo non sento di poter dire che abbia picchi di qualità o che faccia qualcosa per stupirti con meccaniche mai viste prima. Faccio un esempio. In Star Wars Outlaws, passeremo una parte non indifferente del nostro tempo a scalare, a saltare in giro e a penzolare dal rampino, ma si tratta semplicemente di un modo – che funziona, per carità! – di rendere più spettacolare la navigazione ma senza mai impegnarci più di quel che serve per capire dov’è il prossimo appiglio. A un certo punto in queste fasi platforming scopriremo anche un ostacolo: delle grandi ventole che a intervalli regolari si attiveranno, gettandoci negli abissi se ci troveremo lì appesi al momento sbagliato. Ecco, questo è anche l’unico tipo di ostacolo che incontreremo, e che in queste sezioni tornerà a trovarci fino alla fine del gioco. Un po’ poco.

LE MECCANICHE STEALTH SONO ABBASTANZA GROSSOLANE

Curioso è anche l’approccio di Star Wars Outlaws alla furtività. Mi spiego: vista la premessa del gioco, il profilo di Kay, e il fatto che all’inizio del gioco finire in scontri a fuoco è una prospettiva rischiosa, verrebbe da pensare che l’agire furtivamente sia una componente importante dell’esperienza. In realtà, per quanto mandare Nix a distrarre malviventi o a far saltare le granate nelle loro cintole sia efficace e divertente, le meccaniche stealth sono abbastanza grossolane. Non esiste, per esempio, un indicatore che ci faccia capire quando ci troviamo all’interno del campo visivo di un nemico, e dunque non è consigliato fare cose che possano rivelare la nostra presenza, né è possibile spostare i corpi dei nemici eliminati.

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Queste ventole sono praticamente l’unico tipo di ostacolo che troverete nel platforming. Un po’ più di fantasia non avrebbe guastato.

Anche cosa scateni il passaggio dei nemici fra parzialmente e pienamente allertati non è immediatamente evidente: i fucili di precisione, molto rumorosi, in realtà possono essere usati con relativa tranquillità finché siamo ben nascosti e prendiamo di mira i nemici giusti, ma lanciate una granata da un punto riparato e i nemici saranno immediatamente consapevoli non solo della vostra presenza, ma anche della vostra posizione. Un’altra cosa che finisce per essere fuorviante sono le missioni dove è importante non allertare i nemici, pena il fallimento; questo però in realtà significa che spesso e volentieri (anche se non sempre) il modo più rapido ed efficiente per assicurarsi che questo non avvenga è eliminare tutti coloro che possono attivare l’allarme. Poco male, in realtà, visto che sparare è una di quelle cose che nei videogiochi non passano mai di moda, specie quando contro ci troviamo nemici iconici come gli Stormtrooper (e anche i criminali vari ce li facciamo passare senza troppi problemi). Chiaramente in questo caso non siamo di fronte al gunplay di un nuovo Destiny, ma le sparatorie di Star Wars Outlaws fanno il loro lavoro e non cessano mai di intrattenere, merito anche di un design delle “arene” di scontro ben pensato; d’altronde Massive Entertainment è pur sempre quella dei due The Division, a cui si possono certo muovere critiche ma non sui campi di battaglia che ci metteva a disposizione.

DA UN PIANETA ALL’ALTRO

Una parte importante del mondo (dei mondi) di gioco è la presenza dei sindacati, i quali non avranno un rapporto fisso con Kay: a seconda di alcune decisioni che prenderemo e di quali missioni decideremo di intraprendere, potranno vedere di buon o di cattivo occhio la protagonista. In realtà, per quanto riguarda la trama principale, e alla difficoltà standard, queste interazioni sono largamente ignorabili. La mia priorità è stata quella di finire le missione principali – anche perché, come detto sopra, mi hanno preso proprio bene – lasciando la quasi totalità dei contenuti secondari a quando, diciassette ore dopo, mi sono trovato di fronte ai titoli di coda.

I GIOCHI DI POTERE HANNO IL LORO RUOLO NELLA TRAMA, MA SONO LARGAMENTE IGNORABILI

Questo, però, vale per la difficoltà standard: è facile immaginare che alle difficoltà più elevate non farsi sparare addosso ogni volta che capitiamo nel territorio di un sindacato non sia una brutta cosa, così come sarà anche più importante dedicare tempo alla ricerca di materiali per i potenziamenti, che in particolare nel caso dei combattimenti spaziali hanno un peso tutt’altro che secondario. Ecco, le parti spaziali hanno il loro valore all’interno del gioco: anche se chiaramente non ci troviamo di fronte a un Everspace – per quanto io un po’ di ispirazione al gioco di Rockfish ce la veda – devo dire di averle trovate godibili al punto giusto e anche ben integrate; e con questo voglio dire che se non ci fossero state, l’epopea di Kay Vess sarebbe sembrata un po’ meno genuinamente parte dell’universo di Star Wars. E qua va detto chiaramente che uno dei risultati che Star Wars Outlaws centra senza il minimo dubbio è farti sentire all’interno di quell’universo narrativo. E per un appassionato non è mica poco.

Le cutscene in cui Nix e Kay scoprono nuovi manicaretti sono carinissime!

Prima di chiudere, voglio fare una nota sulla parte tecnica di Star Wars Outlaws. A causa di seri problemi di surriscaldamento della mia scheda video, che non sono stato in grado di risolvere in tempo utile per la recensione, sono stato costretto a giocare con tutte le impostazioni al minimo, soffrendo comunque di stutter intenso nell’open world. Questo non è, ovviamente, indicativo dell’effettiva ottimizzazione del gioco, per la quale mi tocca rimandarvi ad altre analisi; devo però dire che ho trovato bizzarra la decisione di non permettere di disattivare il ray tracing, ma solo di impostarlo al minimo.

In Breve: Non sono un grande fan degli open world di Ubisoft, ma Star Wars Outlaws è un gioco che è riuscito senza ombra di dubbio a convincermi. Ed è riuscito a farlo, nonostante meccaniche stealth un po’ grossolane e una scarsa varietà delle sezioni di platforming, grazie a dei personaggi le cui vicende ti tengono incollato dall’inizio e alla fine, in una storia del ritmo sempre alto e di cui vuoi sempre vedere il prossimo capitolo. Inoltre, riesce perfettamente nel compito di farti sentire immerso nell’universo narrativo di Star Wars.

Piattaforma di gioco: PC
Configurazione di gioco: RTX 3060, Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: I problemi di surriscaldamento della mia GPU hanno purtroppo falsato qualunque valutazione potrei fare dell’aspetto tecnico del gioco. Per quanto riguarda il design del mondo di gioco, i fan di Star Wars andranno in brodo di giuggiole.

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Pro

  • Ottima trama principale / Nix ed ND-5 li voglio a casa mia / È proprio Star Wars, dank farrik!

Contro

  • Meccaniche stealth grossolane / Duecento materiali di crafting da andare a cercare / Ray tracing sempre attivo, quindi occhio ai requisiti
8.5

Più che buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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