Il 2003 è un anno assai importante per gli amanti dell’horror, giacché segna il debutto in libreria della Zombie Survival Guide di Max Brooks e del primissimo numero di The Walking Dead, co-sceneggiato dal prolifico Robert Kirkman. Improvvisamente, organizzare un gruppo di sopravvissuti all’alba di un’apocalisse zombie diventa intrigante quasi come far esplodere la testa di un morto vivente come un melograno maturo, un’esperienza che State of Decay di Undead Lab riesce a catalizzare dieci anni dopo in una struttura open world accattivante e subito vincente, peraltro con una realizzazione tecnica poco più che modesta. A distanza di cinque anni dal debutto del primo capitolo, State of Decay 2 arriva sui nostri monitor con un poderoso more of the same, deciso ad ampliare la formula originale senza eccessivi stravolgimenti.
RISE FROM YOUR GRAVE
State of Decay 2 si apre in medias res, giusto il tempo di scegliere una coppia di protagonisti per setacciare una accampamento militare preso di mira da orde di zombi, imparando al contempo i rudimenti del mestiere tra gestione del loot e decapitazioni assortite.
State of Decay 2 arriva sui nostri monitor con un poderoso more of the same
Il titolo di Undead Labs si presenta indubbiamente meglio rispetto al primo capitolo, ma continua ad apparire piuttosto grezzo specialmente nella sua incarnazione su Xbox One “liscia”, complici un orizzonte visivo ridotto e una stabilità complessiva (oltre alla gestione delle ombre) sensibilmente al di sotto di quanto offerto da un PC sufficientemente equipaggiato. Qualunque sia la configurazione, però, il gioco si conferma assolutamente magnetico per chi ne abbraccia la peculiare natura, mischiando le meccaniche survival alla gestione dell’avamposto in cui presto decideremo di piantare le tende. Gli spazi sono limitati e vanno governati creando strutture adatte alla sopravvivenza, attraverso scelte mai scontate, mentre le scorte e i materiali devono essere procacciati al di fuori delle (relativamente) sicure mura domestiche; con un sistema giorno/notte che non concede il lusso di attendere incolumi il sorgere del sole, i bisogni del nostro nucleo ci spingeranno all’esplorazione della mappa, cercando beni di prima necessita per garantire la salute e lo sviluppo della nostra nuova casa.
State of Decay 2 si presenta meglio rispetto al primo capitolo, pur continuando ad apparire graficamente grezzo
I membri della comunità non sono solo energumeni dal machete facile, vantando specialità peculiari che si dimostrano indispensabili per mandare avanti la baracca e mantenere alto il morale. Il vostro guerrigliero-giardiniere tira le cuoia? Non aspettatevi di sviluppare più di tanto quel preziosissimo orto, a meno di non reclutare da qualche parte un nuovo membro, dotato delle stesse abilità. È quindi necessario muoversi silenziosamente, abbattere i singoli nemici con attacchi furtivi e fare attenzione alla resistenza delle armi e allo sfrenato consumo di carburante durante gli spostamenti in auto, una delle novità più incisive introdotte da State of Decay 2, in grado di rendere più preziosi i pochi destrieri a quattro ruote risparmiati dall’olocausto.
NON SIAMO SOLI
C’è vita nel mondo di State of Decay 2: sparse per la mappa spunteranno numerose enclavi popolate da altri sopravvissuti, pronte a commerciare, chiedere favori o, eventualmente, imporre la loro volontà con la forza.
La presenza dei Nuclei di Sangue, grovigli di carne purulenta da purgare tra le fiamme delle molotov, mantiene la sfida particolarmente elevata
Nelle suddette situazioni, State of Decay 2 mostra la sua cattiveria con malcelato orgoglio: i personaggi caduti in disgrazia, infatti, si rimetteranno in sesto solo se avremo abbastanza risorse per creare l’apposito vaccino, evitando di piantargli una pallottola nel cranio come unica via di scampo. Del resto, è facile affezionarsi ai nostri compagni di viaggio, non più sterili portatori di statistiche e armi, bensì dotati di storie personali, che potremo vivere in prima persona vestendo i loro panni. Non si tratta di niente di particolarmente elaborato, con semplici obiettivi come quello di cercare un compagno disperso o ritrovare un oggetto dotato di valore affettivo; allo stesso tempo, però, si tratta di un aspetto capace di donare varietà e trasporto emotivo, massimizzando la disperazione quando arriverà il momento di perdere definitivamente il nostro protetto. State of Decay 2 permette inoltre di giocare assieme ad altri tre giocatori in un sistema “drop in / drop out”, viaggiando in gruppo per depredare e sterminare zombi in grande stile. Basta sintonizzarsi sulla radio e accettare di giocare con altri sopravvissuti, e i compagni di viaggio si uniranno all’host senza, però, influenzarne lo sviluppo della sua base, limitandosi a partecipare alle sortite per poi tornare nelle loro partite con il bottino nello zaino e un bonus per l’influenza, che non fa mai male.
State of Decay 2 è il gioco ideale per chi ama le accurate lista della spesa, quelle in cui depennare con precisione ogni articolo messo nel carrello… La mappa pullula di attività e richieste, rendendo necessaria la pianificazione per il bene stesso della comunità, piuttosto che roteare all’impazzata chiavi inglesi alla volta dei morti viventi. Se, quindi, non vi dispiace curare una marcata componente gestionale nella vostra avventura horror, è facile che State of Decay 2 vi soddisfi pienamente. Lo stesso vale per i veterani che hanno apprezzato il primo gioco e ritroveranno lo stesso schema tirato a lucido, con una serie di migliorie assai efficaci. Solo, non aspettatevi stravolgimenti di sorta, perché Undead Lab ha giocato la sua mano in tutta sicurezza, senza particolari azzardi.