Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin – Recensione

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Riconfigurare la serie Final Fantasy sui criteri del genere action è davvero possibile? Evidentemente sì, o almeno così sembrano pensare i membri del Team Ninja di Koei Tecmo. Non dimentichiamoci che, negli ultimi anni, la casa di Dynasty Warriors e Ninja Gaiden è stata chiamata a rendere sempre più “movimentati” brand notoriamente conosciuti per un gameplay più lento e ragionato, come nel caso di Persona 5 Strikers, Hyrule Warriors, Dragon Quest Heroes e Fire Emblem Warriors. Quando si guarda a Final Fantasy, invece, torna alla mente il deludente Dissidia Final Fantasy NT, picchiaduro a scontri 3 contro 3 che non è mai riuscito a decollare in Occidente a causa di un comparto online insufficiente. Ci auguriamo che da oggi al leggendario nome della saga JRPG di Square Enix le persone potranno associare soprattutto Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, soulslike curato dalle capaci mani di Team Ninja, i creatori della serie Nioh. Un videogioco che, lo anticipiamo già da ora, farà sicuramente parlare di sé.

Sviluppatore / Publisher: Team Ninja, Koei Tecmo / Square Enix Prezzo: 59,99€ (PC), 69,99€ (Console) Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo Online PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Epic Games Store), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 18 marzo

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è un videogioco in cui convivono due urgenze: la prima è raccontare una storia – ancora una volta concepita da Tetsuya Nomura e firmata da Kazushige Nojima, sceneggiatore di Final Fantasy VII – e l’altra è offrire un’esperienza action frenetica e al contempo profonda abbastanza da riuscire a soddisfare gli esigenti gusti degli appassionati di giochi di ruolo.

L’avventura si ambienta nell’universo del primo Final Fantasy, partendo come di consueto dai cancelli della città di Cornelia. Si è chiamati a vestire i panni di Jack, un misterioso uomo d’azione dai capelli platinati, e ci si trova da subito accompagnati dai due fidi co-protagonisti, il giovane Jed e il forzuto Ash. Richiamati dal Re di Cornelia a portare la pace nel mondo secondo quanto previsto nella leggenda, Jack e i due amici sono investiti del titolo di Guerrieri della Luce e chiamati a calcare i passi su un cammino che li porterà, come vuole la tradizione, a risvegliare i cristalli di fuoco, acqua, terra e vento, sfidando l’oscurità del temibile Caos. Se tutto questo vi suonasse familiare o addirittura fin troppo banale, non preoccupatevi: le sorprese sono dietro l’angolo.

STRANGER OF PARADISE: RITORNO ALLE ORIGINI

Inutile ignorare il proverbiale elefante rosa nella stanza: le pessime impressioni registrate in rete dopo la pubblicazione delle demo (ben tre) riguardo storia e personaggi, giudicati a tratti ridicoli, sono del tutto giustificate. Quel che è altrettanto vero è che le vicende, per quanto telefonate se si è familiari con l’epos del primo Final Fantasy, riescono nel difficile compito di fornire una giustificazione perlomeno sufficiente a quella costante sensazione di smarrimento che si prova di fronte alle sequenze narrative, tra registri fortemente adolescenziali e scambi di battute alienanti. L’idea di fondo era quella di decostruire il classico canovaccio della serie giocando con gli elementi iconici che compongono il suo mito, instillare nel giocatore la necessità di risolvere un mistero palese fin dalle prime battute, tenerlo incollato alla sedia per la durata dell’avventura con indizi – documenti nascosti nei livelli – e infine stupirlo con un drammatico climax e una risoluzione che profuma di retcon tagliato con l’accetta, in pieno stile Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Missione compiuta? Forse in qualche passaggio finale, ma in generale verrebbe quasi da suggerire di non metterci troppo cuore e di valutare la trama di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin al pari di quella di Nioh: poco più di un contorno folkloristico per allegre scazzottate. Ma le scazzottate, quelle sì, valgono da sole il prezzo del biglietto.

Stranger of Paradise Final Fantasy Origin Recensione

Pur comprendendo quali fossero le intenzioni dietro la storia, siamo rimasti parecchio delusi dall’effettiva resa dell’intreccio.

I CLASSICI JOB DELLA SERIE JRPG TORNANO ANCHE IN QUESTA SEDE, OFFRENDO VARIETÀ E PROFONDITÀ AI COMBATTIMENTI

Il videogioco pubblicato da Square Enix prende infatti a piene mani dal modello ludico del già citato Nioh, integrando il tutto con meccaniche che traducono molteplici aspetti della saga Final Fantasy in salsa action. In Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin non potevano certamente mancare i classici “job” della saga JRPG e infatti ci si può sbizzarrire nell’evoluzione del proprio personaggio attraverso vere e proprie sfilze di classi che vanno evolute singolarmente a suon di vittorie in battaglia, con lo scopo di sbloccarne di più avanzate. Tra mosse speciali, abilità attive e bonus passivi, è solamente in un secondo momento che si nota come questo sistema si presti in modo estremamente flessibile alla miscelazione di tratti specifici di alcune classi rispetto ad altre. D’altronde stiamo parlando di un sistema di personalizzazione dell’avatar giocante la cui profondità permette di modificare persino le combo legate indissolubilmente all’utilizzo di una specifica arma, oppure di cambiare velocemente classe nel mezzo di un’offensiva per ottenere un’azione a catena che somma le abilità di due job differenti. A questo si abbina una buona varietà di armi, ognuna con il suo moveset specifico, e naturalmente un sistema di loot strabordante in pieno stile Nioh, nel quale ogni pezzo di equipaggiamento modifica non solo le statistiche del personaggio, ma nasconde anche effetti passivi supplementari e a volte l’accesso ad abilità utilizzabili in battaglia. In poche parole: tanta carne al fuoco da digerire.

TANTO DA IMPARARE

Si capisce, insomma, che in termini ludici Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin debba molto al titolo sviluppato da Team Ninja, ma malgrado riporti molti dei suoi aspetti, come ad esempio una suddivisione in livelli con un level design vicino a quello dei soulslike, porta sul piatto dell’offerta elementi del tutto inediti e altrettanto interessanti; il sistema di combattimento, ad esempio, è basato sul costante equilibrio tra punti vita, punti magia e barra di logoramento, non comprendendo una barra della stamina come invece è norma nei soulslike. I punti vita sono generalmente ripristinati mediante l’utilizzo di pozioni consumabili e magie lenitive, mentre i secondi vanno ricaricati a suon di colpi portati a segno o abilità speciali. Il metodo più veloce per recuperare punti magia e aumentare la capienza della propria barra, tuttavia, rimane quello di finire i nemici con attacchi estremamente coreografici o ancor meglio eseguire delle parate con il giusto tempismo utilizzando lo scudo spirituale, una meccanica semplice da comprendere, ma difficile da far propria specie contro i nemici più scaltri.

Stranger of Paradise Final Fantasy Origin Recensione

Tra le ispirazioni per le location si riconosco capitoli noti come l’ottavo, il settimo o il sesto di Final Fantasy, ma uno dei dungeon finali è tutto a tema undicesimo episodio.

E in effetti proprio durante lo scontro con gli agguerritissimi boss si può notare come questa meccanica tracci una vera e propria linea di demarcazione tra i principianti e i conoscitori delle logiche che muovono gli scontri. Naturalmente non è possibile abusarne, pena la rottura della propria barra di logoramento e la resa temporanea del proprio personaggio di fronte ai colpi avversari. Bisogna, insomma, muoversi con astuzia, tenendo conto della propria barra di logoramento e dando uno sguardo ai colori che definiscono gli attacchi dei nemici: le tecniche viola possono essere “rubate” da Jack e ritorte contro senza spendere punti magia, mentre quelle rosse sono offensive imparabili, e vanno dunque evitate a tutti i costi.

LE MAGIE ELEMENTALI INTERAGISCONO CON L’AMBIENTE CHE CI CIRCONDA

Trattandosi comunque di Final Fantasy, è anche possibile specializzarsi nell’utilizzo di magie offensive e curative, dedicandosi all’attacco o al supporto a distanza e all’utilizzo sconsiderato di punti magia. In tal senso, è interessante notare come alcune magie elementali interagiscano con l’ambiente circostante e possano offrire un’ulteriore stratificazione strategica agli scontri: il fuoco, ad esempio, può innescare l’esplosione di barili infiammabili, mentre il fulmine può elettrificare i corsi d’acqua. Gli scontri si rivelano quindi estremamente avvincenti, a tratti anche caotici quando si è attorniati da nemici e ci si trova a sfruttare i frame di invulnerabilità di alcune animazioni che sottolineano la violenza di Jack, ma comunque sempre approcciabili con una buona dose di ingegno.

Non essendo presenti nel primo episodio, dimenticatevi le evocazioni rese celebri dai capitoli successivi.

Il modello esplorativo di Stranger of Paradise, come già detto, ricalca quello di Nioh e offre ai giocatori livelli inframezzati da scorciatoie e ambientati in location vagamente ispirate ad ambientazioni tratte da diversi capitoli della serie (niente di eclatante, tenete le aspettative basse). Naturalmente sono presenti punti di ritorno in pieno stile “falò di Dark Souls” che permettono di gestire l’albero di abilità delle classi, ma al cui utilizzo corrisponde il ritorno di tutti i nemici sconfitti nella zona. Durante le missioni principali è possibile rintracciare dei globi colorati che sbloccano missioni secondarie, ossia versioni ridotte dei livelli passati con obiettivi differenti e laute ricompense al loro termine. Ammettendo che ogni livello si strutturi grossomodo come un labirinto di stanzoni spesso fin troppo uguali e stretti corridoi (con telecamera arrancante annessa), è interessante notare come ogni location sfoggi nemici tratti direttamente dal primo capitolo della serie e una specifica meccanica che la identifica: in un livello è necessario giocare con il tempo atmosferico per farsi strada tra orde di mostri impazziti, mentre in altri bisogna fare i conti con trappole disseminate nell’ambiente, enormi e mortiferi raggi laser da evitare per tutta l’esplorazione, o addirittura valanghe di neve improvvise innescate dall’azione portata a schermo.

FINAL FANTASY SI FA VIOLENTO

Nel momento in cui scriviamo, il videogioco permette di selezionare tra tre livelli di sfida, con uno extra sbloccabile al termine dell’avventura, raggiungibile nell’ordine della trentina d’ore. In generale ammettiamo che rispetto alle prime due demo distribuite gratuitamente su PS Store e Xbox Marketplace abbiamo ravvisato un’esperienza decisamente più accessibile, meno punitiva negli scontri con i boss e con compagni di squadra ben più utili in battaglia. C’è da dire che questa rincorsa all’accessibilità, probabilmente spinta da Square Enix per non alienare gli appassionati, va in un certo senso accolta a fronte dei feedback raccolti nei questionari distribuiti dopo le prime due demo.

LA SFIDA OFFERTA È BELLA TOSTA, MA C’È ANCHE UNA DIFFICOLTÀ PENSATA PER CHI PREFERISCE GODERSI LA STORIA

Considerando il ricco piatto di meccaniche in gioco e di stratificazioni ludiche legate alla personalizzazione del proprio eroe, sarebbe stato davvero un peccato assistere al sacrificio di tanto contenuto sull’altare di una sfida al ribasso. In tal senso Team Ninja ha saggiamente optato per offrire un videogioco potenzialmente accessibile a tutti, con un livello di difficoltà dedicato a chi vuole godersi solamente la storia e chi invece vuole mettersi alla prova: nel nostro caso specifico abbiamo optato per completare l’avventura alla difficoltà più alta, garantendoci così anche migliori ricompense. Sfortunatamente in fase di testing non ci è stato dato modo di provare la componente multiplayer, ma considerando le missioni sbloccate nel post-game verrebbe da dire che la possibilità di giocarle in compagnia di due amici si fa davvero invitante.

Ogni pezzo di equipaggiamento viene mostrato sui personaggi, anche nelle scene narrative.

Chiudendo con qualche parola sul comparto tecnico, è inutile girarci attorno: malgrado l’aspetto dei personaggi ricordi i recenti episodi di Final Fantasy, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin esce grandemente sconfitto se confrontato col profilo visivo di qualsiasi capitolo recente della serie. In effetti non è totalmente chiaro cosa sia andato storto in tal senso, soprattutto guardando anche al recente Nioh 2 dove l’aspetto grafico non era di certo impressionante, ma nemmeno a tratti carente come in questa produzione. Malgrado ciò, quel che fa arrancare la produzione in termini più pratici è sicuramente il framerate, che anche nella modalità grafica dedicata su PlayStation 5 fa registrare dei cali significativi, specie durante le cinematiche in-game. Se non altro, anche considerando queste mancanze, l’azione è generalmente fluida, ma il dettaglio generale e la pulizia dell’immagine ne escono sicuramente compromesse.

In Breve: Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin si dimostra un action estremamente interessante che mischia in modo intelligente l’epica di Final Fantasy alle meccaniche action e agli elementi soulslike di Nioh. Approcciarlo e giudicarlo come un capitolo della serie JRPG sarebbe ingiusto, tant’è che è che ci sembra ovvio che l’attenzione in sede di sviluppo sia stata chiaramente riposta nell’affinamento del suo sistema di battaglia e nell’esperienza di gioco pad alla mano, piuttosto che nella sceneggiatura o nella messinscena generale. Un prodotto sicuramente lontano dalla perfezione formale, ma non di meno interessante e divertente.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Malgrado il comparto grafico deludente il prodotto Square Enix e Koei Tecmo fatica a mantenere i 60fps su console, anche nella modalità grafica dedicata. La validità del gameplay rimane quasi sempre assicurata, ma capitano momenti di défaillance.

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Pro

  • Sistema di battaglia avvincente e profondo / Libertà totale di personalizzazione del personaggio / Idea tematica interessante…

Contro

  • … ma la sceneggiatura funziona davvero poco / Profilo artistico e tecnico deludenti.
8

Più che buono

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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