Suikoden I & II HD Remaster – Recensione

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A seguito di tribolazioni nell’ufficio pubbliche relazioni e continui rinvii che avevano fatto temere il peggio, Konami ha finalmente completato la sua Suikoden I & II HD Remaster: Gate Rune and Dunan Unification Wars, collection che, come suggerisce il nome, racchiude i primi due episodi della storica serie JRPG nata su PlayStation. Questa riedizione è basata su un precedente porting per PlayStation Portable, pubblicato in esclusiva giapponese nel 2006: un dettaglio non trascurabile, dato che proprio da questa edizione eredita alcune modifiche estetiche che potrebbero dividere gli appassionati, ma che, a nostro parere, non compromettono la godibilità dell’esperienza.

Sviluppatore / Publisher: Konami Prezzo: € 49,00 / Localizzazione: Testi  Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam), PS5, PS4, Nintendo Switch, Xbox One, Xbox Series S|X  Data di lancio: 6 Marzo

Dopo la pubblicazione dello spin-off Suikoden Tierkreis nel 2009, così come molti altri storici franchise della compagnia giapponese, anche Suikoden sembrava essere caduto in disgrazia; ciò si poteva sicuramente imputare ad una scarsa gestione del brand, dato che a dispetto del grande successo di Suikoden II, in epoca PlayStation 2 il team di sviluppo non fu mai davvero in grado di imporsi tra le produzioni giapponesi di maggiore richiamo.

Nonostante ciò, quella di Suikoden rimane senz’ombra di dubbio una tra le saghe JRPG più amate e rimpiante dell’epoca 32bit, forte di un’identità praticamente unica nel panorama di genere. In questo momento di grande rivalutazione delle sue proprietà intellettuali storiche, non sorprende che la software house dietro la fama di Metal Gear Solid abbia deciso di tirare fuori dal cappello questa collection dei primi due storici capitoli, qui riadattati e messi a nuovo per le piattaforme di gioco di corrente generazione.

UN’EPOPEA EPICA

Il fascino di Suikoden risiede sicuramente nella qualità del suo world-building: la priorità è quella di dettagliare realtà fantasy attraverso il racconto di complessi intrecci politici, tra riferimenti geografici e tattici che giocano un ruolo fondamentale nel prosieguo dell’avventura. Le storie personali dei protagonisti, pur ritagliandosi un’ovvia centralità, lasciano spesso lo spazio alle gesta dei loro compagni di avventure, introdotti dapprima  come figure eroiche e ideali per poi essere decostruite o sviscerate nel corso della narrazione, tracciandone un ritratto che esplora la loro umanità, sempre in bilico tra fallibilità ed eroico lirismo. Di fatto, tutti i titoli della serie Suikoden offrono un’esperienza narrativa di stampo corale che potrebbe tranquillamente sovrapporsi all’approccio di alcune serie di JRPG pubblicati ben prima del suo debutto, ma è bastato un solo elemento differenziativo a rendere la saga Konami automaticamente motivo di interesse per il pubblico di appassionati.

la priorità è quella di dettagliare realtà fantasy attraverso il racconto di complessi intrecci politici

La riflessione potrà suonare banale, ma il presupposto è decisivo: le guerre vere non possono essere vinte solamente da un manipolo di giovani armati di buoni sentimenti e bruciante senso di giustizia, come spesso accade nei giochi di ruolo giapponesi. Ed è proprio per questo motivo che in Suikoden è necessario viaggiare e far conoscenza delle gioie e delle miserie del mondo con l’obiettivo di stringere alleanze con guerrieri e servitori pronti a tutto pur di sposare la causa più alta.

Suikoden I & II Remaster

Gli sfondi in alta definizione per Suikoden I non spiccano per qualità o stile.

E in effetti, l’elemento ricorrente della serie Konami è proprio la possibilità di finire a esplorare per regni in lungo e in largo, alla ricerca di fidi combattenti da conoscere – e spesso aiutare – col fine di annoverarli come generali nella propria armata. Naturalmente questa struttura dà modo alla narrazione di respirare, proponendo un buon numero di missioni secondarie – in gran parte opzionali – che offrono storie di tutti i tipi, spaziando tra il comico e il drammatico, e indugiando spesso nell’effetto “Carramba” che si può avvertire nel rivedere un volto riapparire da un capitolo precedente.

l’elemento ricorrente è proprio la possibilità di finire a esplorare per regni in lungo e in largo, alla ricerca di fidi combattenti

La gratificazione che si può trarre da queste mini-avventure non è solamente da ricercarsi nel tipico aumento del proprio livello di potenza, ma nel ricordo di tutte quei personaggi che si ha avuto modo di incontrare e approfondire; la propria base fortificata evolve nel tempo e comincia ad espandersi per poi popolarsi di volti familiari, tutti ritratti in momenti di semplice quotidianità, ma in ogni momento richiamabili per essere schierati tra le fila del gruppo di protagonisti controllati. Neanche a dirlo, gran parte di questi soldati (ma ci sono anche indovine, mercanti, e addirittura animali antropomorfi) portano con sé non solo la propria storia personale, ma anche capacità uniche. 

DUE AVVENTURE, UNA GRANDE GUERRA

In totale, Suikoden e Suikoden II offrono oltre 200 personaggi reclutabili, tra improbabili giocatori d’azzardo, bambine esper, volti di ritorno tra i due capitoli, e i classici spadaccini dalla battuta facile. Normalmente questi guerrieri sono i protagonisti di scontri a turni dove è necessario schierare sul campo di battaglia fino ad un massimo di sei personaggi disposti su due file, ma sono anche presenti duelli 1 contro 1 con meccaniche basate sulla morra cinese nel caso di scontri importanti per il prosieguo della storia, e naturalmente anche un sistema di scontri maggiormente tattico e con movimenti su griglia quando si è chiamati a rispondere a veri e propri assedi cappa e spada.

sfruttando la nuova opzione di velocizzazione delle animazioni anche le più brevi sessioni di “grinding” si risolvono velocemente

Non bisogna però farsi troppo spaventare da queste eventualità: il livello di sfida di entrambi i titoli è inferiore alla media del genere (consigliamo di approcciarsi alla difficoltà più alta), e sfruttando la nuova opzione di velocizzazione delle animazioni durante le battaglie anche le più brevi sessioni di caro e sano “grinding” si risolvono velocemente, senza richiedere particolare pianificazione strategica per portare a casa la vittoria. L’aggiunta è sicuramente promossa, come d’altronde lo è sempre nel caso di revival di vecchi JRPG,e in special modo in quelli come questi dove gli incontri sono ancora casuali. Con così tanti aiutanti tra i quali scegliere è davvero facile perdersi nel trovare i giusti abbinamenti, magari per scoprire tecniche di combattimento combinate in base all’affinità dei personaggi, o le loro capacità sul campo di battaglia. Creare il perfetto party di eroi in grado di muoversi con disinvoltura sullo sfondo di epici scontri campali e all’ombra delle quattro mura di castelli maestosi è solo questione di pazienza e dedizione.

Gli scontri contro i boss sono gli unici momenti che richiedono un minimo di pianificazione strategica.

Come anticipato in apertura, entrambi i titoli sono stati ritoccati sulla base grafica del loro porting PSP. Ciò significa che a corredo di meccaniche di scontro sicuramente snellite nella forma, il prodotto Konami affianca una veste grafica in parte rivista, con sfondi bidimensionali in alta risoluzione, effetti di luce e ambientali aggiunti, e sprite di personaggi e nemici fedelmente riportati con la pixel art originale. Il distacco tra sfondi ed elementi animati è tale da ricordare in qualche modo alcuni porting per dispositivi mobile del decennio scorso (ma anche i recenti remaster della serie Romancing SaGa, per citarne alcuni) e non si può di certo dire che questa sia la mise più elegante sfoggiata dal franchise sino ad oggi. Tuttavia, è chiaro che il lavoro di ricostruzione dei tileset originali in pura pixel art per una risoluzione video in alta risoluzione e in formato 16:9 avrebbe richiesto maggiori sforzi produttivi.

il lavoro di ricostruzione dei tileset originali in pura pixel art per una risoluzione video in alta risoluzione e in formato 16:9 avrebbe richiesto maggiori sforzi produttivi

Sicuramente tra i due titoli inclusi nella collection quello maggiormente appiattito a livello stilistico rimane il primo, ma la nostra prova di gioco ha comunque fatto emergere un certo livello di impegno e attenzione dedicati al secondo capitolo, dove i passaggi narrativi più iconici sono stati non solo riprodotti al meglio, ma anche arricchiti di effettistica ambientale e luci ed ombre calcolate in tempo reale; un’aggiunta che abbiamo apprezzato poiché in grado di contribuire ad esaltare il pathos della sua splendida storia principale e sottolineare al meglio la solennità di specifici passaggi (nonché correggere alcune sviste del titolo originale!). Sicuramente un’opzione che offrisse la possibilità di scegliere tra le illustrazioni in stile retrò e quello moderno avrebbe messo d’accordo tutti – soprattutto nel caso del primo Suikoden, dove il nuovo stile sfoggiato dalla character designer Junko Kawano mortifica un po’ il fascino squisitamente anni ‘90 dei personaggi – ma si tratta di un compromesso del tutto accettabile. In ogni caso tocca sottolineare che le novità ludiche e grafiche devono comunque convivere con le vecchie consuetudini meccaniche mutuate dai titoli originali, come ad esempio una gestione dell’inventario farraginosa – sottolineata soprattutto dalla necessità di cambiare spesso equipaggiamento al proprio manipolo di eroi – i già citati incontri casuali, e la presenza invariata di urticanti limiti di tempo per compiere alcune missioni secondarie (anche se gli sviluppatori sembrerebbero al lavoro su una patch correttiva per il day 1). Stranamente la funzione di salvataggio automatico aggiunta all’esperienza non fa altro che salvare automaticamente in corrispondenza di mappe in cui era già possibile farlo in origine, ma non offre in alcun modo facilitazioni reali, il che sembra un po’ inutile.

Suikoden è sicuramente un’inclusione ben accetta, ma è Suikoden II il vero protagonista di questa raccolta.

Decisamente meno comprensibile, invece, la scelta di andare solamente a ritoccare la localizzazione originale, in questo caso sia inglese che italiana, invece di optare per una doverosa ritraduzione da zero. Suikoden II fu “baciato” all’epoca del lancio sul mercato italiano da una traduzione dalla qualità a tratti quasi amatoriale, con un uso della punteggiatura estremamente creativo e frequenti problemi di registro dialogico, o addirittura sintassi. Se la punteggiatura è stata effettivamente rivista, sia Suikoden (per la prima volta disponibile in italiano in via ufficiale), che Suikoden II continuano invece a presentare testi con refusi, nomi sbagliati o che cambiano a seconda dell’interlocutore; ciò che ci fa sospettare che il titolo non sia stato effettivamente ritradotto è che i dialoghi si presentino a tratti ripresi pari pari dall’infausta sceneggiatura della pubblicazione PS1, e in parte riscritti, ma comunque caratterizzati da registri linguistici che poco si abbinano alle personalità espresse dai protagonisti.

Che Konami voglia aggiustare il tiro con aggiornamenti o futuri rilanci dei successivi capitoli? Solo il tempo ce lo saprà confermare

Rimane in ogni caso la possibilità di importare i salvataggi dal primo capitolo nel secondo per saggiare di succosi extra, e completando i due giochi è possibile accedere ad una galleria di illustrazioni, musiche, ed eventi consultabili. Anche in questo caso sarebbe stato gradito qualche materiale di produzione in più – specie dopo aver visto le modalità galleria di collection come quelle recenti di Capcom dedicate a Mega Man o Street Fighter – ma che manchino le tracce musicali cantate tratte dai vocal album Suikoden Vocal è francamente un peccato. 

In Breve: Con la collection Suikoden I & II HD Remaster: Gate Rune and Dunan Unification Wars Konami ci riporta nell’universo a 32 bit di Suikoden, in quella che può tranquillamente essere considerata la sua edizione definitiva. Il valore narrativo e ludico dei due titoli rimane lo stesso, e nel caso di Suikoden II si sta davvero parlando di uno dei JRPG più importanti degli anni ‘90. Duole ammettere che il trattamento riservato al brand sembra appena sufficiente, e le scelte produttive intraprese per il suo ammodernamento sembrano tradire una certa sfiducia di fondo. Che Konami voglia aggiustare il tiro con aggiornamenti o futuri rilanci dei successivi capitoli? Solo il tempo ce lo saprà confermare.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7 13700K 3.40 GHz NVIDIA RTX 4090 RAM 32GB
Com’è, Come gira: Risoluzione video a 4K e 60 frame-per-second come ci si aspetterebbe.

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Pro

  • Suikoden II / Durata degli scontri estremamente velocizzata / Vedere il proprio castello prendere vita è bello come negli anni ‘90

Contro

  • Stilisticamente non potrà che dividere gli appassionati / Extra ridotti all’osso / Traduzione poco convincente
7.5

Buono

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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