Sumerian Six - Recensione

PC

Devolver Digital produce un tattico in tempo reale di Artificer, non proprio una software house con un curriculum notissimo. Al loro Sumerian Six, però, va quantomeno dato il beneficio del dubbio, e noi siamo qua per raccontarvi la nostra esperienza.

Sviluppatore / Publisher:  Artificer / Devolver Digital Prezzo: ND. Localizzazione: Testi Multiplayer: ND PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile

Che spettacolo i tattici in tempo reale! Che genere così gloriosamente master race: una nicchia di una nicchia, esattamente quel tipo di giochi cui ti affezioni e che segui da vicino in attesa della prossima uscita. In questi giorni, per gli appassionati c’è anche un amaro anniversario da ricordare.

Il 29 agosto dell’anno scorso, Mimimi Games annunciò che avrebbe chiuso i battenti, non esattamente (o non solo) per essere stato travolto da crisi finanziarie, ma per motivi comunque legati alla difficoltà di operare in maniera sostenibile nell’industria videoludica. Senza i creatori della serie Shadow sulla scena, c’è spazio per un nuovo re. Tanto che e i ragazzi di Artificer sono lì pronti a raccogliere la corona.

INDIANA JONES E I SUMERIAN SIX

Sumerian Six ci porta in una versione semi-fantastica del ventesimo secolo, in cui i nazisti hanno scoperto una sostanza misteriosa che arriva dall’antichità dei miti sumeri: la classica situazione in cui un’arma potentissima che non deve assolutamente cadere nelle mani sbagliate, be’, cade nelle più sbagliate della storia recente. Fa molto Indiana Jones, e anche i personaggi lo ricordano senza che sia necessario un grande sforzo di immaginazione. In particolare, il padre e figlio (adottivo) protagonisti di Sumerian Six sono uomini d’azione esattamente come la creatura di George Lucas, e la figlia è un’appassionata studiosa di archeologia che non disdegna di sporcarsi le mani quando serve. Insomma, Indiana Jones reincarnato in tre personaggi in un colpo solo.

Sfuggire agli sguardi nazisti è spesso complicato.

Questa allegra famiglia, insieme a altri tre tipi, ognuno con qualche rotella non proprio al suo posto, è l’unica speranza di sventare il piano nazista e, in sostanza, salvare l’umanità intera. Per farlo si dovranno intrufolare in basi tedesche sempre meglio protette, missioni nelle quali saranno in ampia inferiorità numerica, ma questo importa ben poco: i nostri hanno dalla loro un’acume tattico degno di Sun Tzu e, soprattutto, strepitosi poteri fisici e paranormali. Le abilità sono le vere protagoniste di Sumerian Six, come è giusto che sia un gioco di questo genere, e nella maggior parte dei casi sono più che riuscite. A parte l’attacco base, che in sostanza è sempre un’uccisione silenziosa, tutti gli altri variano molto da personaggio a personaggio e sono molto coerenti con l’eroe che li può impiegare, creando un mix di poteri ben assortito, anche se affetto da qualche problema di bilanciamento. Faccio l’esempio più eclatante: la nostra chimica può, rimanendo nascosta, lanciare addosso a un soldato una sostanza che poi può far detonare quando vuole, facendo esplodere il nazista di turno. Certo, questa manovrà fa scattare un allarme, che però rientra entro breve, e ciò permette in molti casi di eliminare uno per uno i nostri nemici senza grossi affanni, e senza la necessità di trovare ogni volta una soluzione diversa agli enigmi tattici che ci vengono proposti nelle varie aree della missione.

I poteri fisici e paranormali sono i veri protagonisti di Sumerian Six

Oltretutto il succitato allarme non è uno dei punti forte del gioco, nel senso che basta un piccolo cespuglio per rimanere del tutto invisibile, anche dopo aver esploso un colpo di arma di fuoco lì vicino. La combinazione di questi elementi mina in parte l’esperienza di gioco e riduce la sfida complessiva, perché si scopre ben presto ch in certe situazioni specifiche non ci vuole poi molto a gabbare l’intelligenza artificiale. Erano nazisti, ok, ma mica scemi.

SUMERIAN SIX E GLI INGLORIOUS BASTARDS

Ho molto apprezzato la presentazione delle missioni e l’ampiezza e varietà delle mappe, che spesso iniziano in spazi aperti dove ci dobbiamo muovere per avvicinarci all’obiettivo vero e proprio, che si trova poi strutture specifiche, anch’esse comunque abbastanza ampie da presentare ambienti diversi al loro interno, ciascuno con diversi mix di nemici.  I briefing danno proprio quell’idea cinematografica di avere di fronte una missione tostissima che si affronta con la sfrontatezza di chi sa di far parte di un team super cazzuto che può riuscire in qualsiasi impresa. Roba da veri eroi. Aiuta anche l’accompagnamento musicale, con pezzi jazz vivaci che rendono ogni momento frizzante e coinvolgente. Se la storia non è (e non vuole essere) alcunché di rivoluzionario, i personaggi sono scritti bene e ognuno di loro trova qualche momento in cui brillare. Alcuni hanno addirittura un’evoluzione nel proprio arco narrativo! Nella maggior parte dei casi, i dialoghi sono anche ben recitati, il che aiuta non poco nel restituire personaggi magari non proprio realistici, ma vitali e ben caratterizzati; non sempre e non tutti saranno simpatici e adorabili, e ciò li rende unici, nel bene e nel male.

Nazisti demoni! Magari vogliono solo un po’ di coccole.

Tanto, alla fine, quando c’è da ammazzare nazisti si mettono d’accordo. Segnalo che manca del tutto la localizzazione in italiano; non ci sono nemmeno i sottotitoli nella nostra lingua, quindi chi non conosce l’inglese potrebbe avere qualche problema a seguire la storia. Tornando invece a aspetti più strettamente ludici, mi tocca porre l’accento su una limitazione che mi è parsa così assurda da sembrare quasi un bug: non è possibile muovere la telecamera. Zoom in zoom out, sì, come e quando volete, ma se volete vedere cosa c’è un po’ più in là, non se ne parla neanche: verboten! Ciò è davvero limitante, anche perché è molto importante avere una vista d’insieme, dato che i nemici rientrano spesso nel raggio visivo di altri soldati che, con questa limitazione, si fa fatica a individuare.

Non sempre tutti i personaggi sono simpatici e adorabili, ma alla fine, quando c’è da ammazzare nazisti, si mettono d’accordo

Non sono riuscito a farmene una ragione nemmeno dopo aver giocato parecchie missioni: continuavo a provare a spostare in là la telecamera, un riflesso incondizionato che fa parte della mia esperienza di videogiocatore. Mi sembrava quasi che mi avessero legato una mano dietro la schiena. Ci si abitua a tutto, per carità, ma perché doverlo fare? Io spero che i ragazzi di Artificer si ravvedano a ci mettano letteralmente una pezza il prima possibile.

In Breve: Da quando siamo orfani di Mimimi Games, non possiamo fare troppo gli schizzinosi sui tattici in tempo reale, e questo Sumerian Six se la cava più che bene, pur scivolando su qualche buccia di banana, come una telecamera insopportabilmente bloccata e alcuni poteri poco bilanciati che appiattiscono alcune missioni. Sono sbavature in un gioco altrimenti molto solido con personaggi e abilità da usare in maniera libera in mappe molto ispirate che rendono benissimo l’idea di mettere in atto piani azzardati dove le probabilità di successo non sono per niente dalla nostra parte.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7 14700k, RTX 4070 SUPER 12GB, 32GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: Come lecito aspettarsi dalla configurazione di prova, tutto è filato liscio, zero incertezze e tempi di caricamento rapidissimi. E credetemi, di caricamenti ce ne sono stati, perché i nazisti rimangono comunque un nemico temibile.

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Pro

  • Personaggi e abilità molto varie / Mappe elaborate / Dialoghi ben scritti

Contro

  • Alcuni poteri poco bilanciati / Telecamera bloccata / IA da migliorare
8.1

Più che buono

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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