The Banner Saga 2 - Recensione

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Finalmente, dopo più di due anni d’attesa, oggi esce il secondo capitolo di The Banner Saga, trilogia che ha visto la luce grazie a una vincente campagna Kickstarter lanciata da Stoic Studio, software house americana diventata famosa proprio grazie al titolo in questione. Prima di lasciarmi andare in sospiri e complimenti accompagnati da un’orchestra d’archi e flauti, ci tengo a sottolineare che l’opera della casa texana andrebbe considerata nella sua interezza: in quanto trilogia ci troviamo davanti al tanto odiato titolo di mezzo, in cui non solo non troveremo affatto risposte ai tanti quesiti sorti nel primo episodio, ma verremo sommersi da altri dubbi fino a precipitare in un clamoroso cliffhanger una volta giunti ai titoli di coda. Vi risparmio il resoconto delle puntate precedenti, di cui avevamo già ampiamente parlato qui, e non posso – e non voglio – addentrarmi nella storia di questo capitolo, rischiando qualche spoiler punibile con pubblica fustigazione. Ciò che invece farò è spiegare perché, a mio avviso, The Banner Saga 2 è il degno seguito di un titolo che ha fatto innamorare migliaia di videogiocatori un paio d’annetti or sono.

NORDICHE SOFFERENZE

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In questo secondo episodio ritroviamo tutti i punti chiave che hanno portato al successo la Saga targata Stoic


In questo secondo episodio ritroviamo tutti i punti chiave che hanno portato al successo la Saga targata Stoic: una scrittura meravigliosa e curata, al pari di un romanzo fantasy crudo, brutale e al contempo affascinante; meccaniche di combattimento semplici da capire ma in grado di offrire enorme profondità agli scontri armati; infine, pesantissime scelte morali che cambiano radicalmente certi eventi della storia, oltre a tormentarci la coscienza. Cambiare uno di questi punti era pressoché impossibile per la casa americana, e difatti così è stato. Più o meno: in realtà ogni singola componente chiave del titolo è stata profondamente migliorata grazie a qualche piccola e intelligente aggiunta. Oltre, ad esempio, a un paio di nuove classi da utilizzare sul campo di battaglia, come il bardo e il ladro, è interessante fare la conoscenza di un’inedita razza, i centauri, con caratteristiche uniche nel loro genere. Saranno le nostre azioni a portare gli equini sotto il nostro stendardo o, eventualmente, trasformarli nell’ennesimo ostacolo che tenterà di barrarci la strada verso l’utopica salvezza. Gli scontri, a difficoltà normale, mi sono sembrati decisamente più facili rispetto al primo capitolo: vuoi per la maggior esperienza in campo dei protagonisti, vuoi per un sistema di combattimento che mi sento ormai di aver compreso appieno, non ho mai avuto troppi grattacapi nel raggiungere i tanto agognati titoli di coda dopo circa dieci ore d’avventura.

QUADRI IN MOVIMENTO

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Colonna sonora e qualità dei disegni mi hanno lasciato letteralmente senza parole


Ciò che invece mi ha letteralmente lasciato senza parole è la qualità dei disegni e della colonna sonora: i primi sono, se possibile, ancora più belli rispetto al passato, tanto da farmi spesso credere di essere seduto innanzi a un film d’animazione in stile Disney; l’OST invece è incredibilmente più ricca del suo precedessore, e raggiunge facilmente livelli “da brivido” nelle parti più concitate dell’opera, sempre sotto la saggia bacchetta magica di Austin Wintory. Purtroppo, e lo dico con il cuore in lacrime, nonostante gli enormi pregi The Banner Saga 2 rischia di essere un “more of the same” del primo capitolo, e non nego che alla lunga può stancare i giocatori meno pazienti. Comunque promuovo a pieni voti l’ultima opera di Stoic Studio: la casa americana ha creato un background e una mappa di gioco semplicemente meravigliosi, e non mi stupirei di vedere in futuro albi di fumetti ambientati a Rundwall, Hraun o una delle tante provincie che compongono il mondo. Ora attendiamo l’ultimo e conclusivo capitolo della trilogia per trovare risposta alle tante domande che ci ronzano per la testa.

The Banner Saga 2 è il degno seguito del titolo che, più di due anni fa, ha fatto innamorare migliaia di videogiocatori: le componenti chiave dell’opera hanno subito notevoli miglioramenti, sia per quanto riguarda le meccaniche vere e proprie, sia per il comparto grafico, davvero ottimo, e quello audio, che raggiunge vette incredibili. The Banner Saga andrebbe valutato nella sua interezza, ma anche se la storia finisce sul più bello, questo secondo episodio riesce ad accendere fin troppo il nostro interesse. Da giocare se avete amato il primo capitolo e se siete curiosi di saperne di più sul destino riservato agli umani, ai varl e ai letali dredge.

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Pro

  • Certi scenari sarebbero da stampare e appendere in casa.
  • Comparto audio da brivido.
  • Qualche novità degna di nota.

Contro

  • Rischia di essere un “more of the same”.
  • Chi mastica poco l'inglese farà molta fatica.
8

Più che buono

Si ostina pervicacemente a usare un portatile che non vorrebbero più nemmeno al Museo della Scienza e della Tecnica, oltre a vestirsi come Padre Maronno. Abita con un pappagallo che ha chiamato Chocobo, ma non crediamo abbia mai provato a cavalcarlo per davvero (o almeno c’è da sperarlo).

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