The Centennial Case: A Shijima Story – Recensione

PC PS4 PS5 Switch

The Centennial Case: A Shijima Story ci porta in un viaggio tra presente e passato, per scoprire il misterioso segreto del clan Shijima, fra efferati delitti e il segreto della vita eterna.

Sviluppatore / Publisher: Square Enix / Square Enix Prezzo: 49,99€ Localizzazione: Testi in italiano Multiplayer: No PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch Data di Lancio: Già disponibile

Tante famiglie hanno dei segreti. Possono essere enormi o minuscoli, banali o importanti, dai risvolti lieti o nefasti. A volte si tratta di piccolezze, di facezie che comunque non catturerebbero l’interesse di nessuno. Altre invece sono veri e propri macigni, pesi inconfessabili da nascondere al mondo intero.

Anche la famiglia Shijima ne ha uno. E non si tratta di una cosa da poco. È un segreto portatore di morte e di tragedie che grava su di loro da generazioni, e che viene tramandato durante una cerimonia che si svolge ogni cento anni. Un segreto che qualcuno vorrebbe far sparire per sempre. Che qualcuno vuole svelare. Che qualcuno vuole utilizzare come mezzo per la sua vendetta personale. Un segreto che ha un nome ben preciso: Tokijiku-no-kaku-no-konomi.

IL FRUTTO DELL’ETERNA GIOVINEZZA

Volete sapere cosa è il Tokijiku-no-kaku-no-konomi? Siete davvero dei curiosoni. E io vi accontento, evitando però di entrare in dettagli “spoilerosi”. È un frutto che, stando alla leggenda, avrebbe il potere di arrestare il processo di invecchiamento. Un frutto che dovrebbe essere nelle mani della famiglia Shijima, e che si lega a doppio filo a una serie di eventi e di delitti avvenuti nell’ultimo secolo. Eventi che diventano la base di un’avventura che vede protagonista la giovane scrittrice di gialli Haruka Kagami che, coadiuvata da Eiji Shijima (secondogenito dell’attuale patriarca) si imbarcherà in un viaggio nel tempo tra il 1922, il 1972 e i giorni nostri. Grazie alla lettura di vecchi manoscritti e riviste, esaminando oggetti e ascoltando le testimonianze di tutti i presenti, Haruka si troverà a ricostruire un secolo di scene del crimine, incastrando uno dopo l’altro tutti i pezzi che danno forma a un puzzle piuttosto intricato.

The Centennial Case A Shijima Story Recensione

Le fasi di deduzione sono rese sin troppo semplici dalla presenza di simboli sui vari esagoni.

Osservato nella sua interezza, una volta che i titoli di coda hanno iniziato a scorrere sullo schermo, si può dire che The Centennial Case: A Shijima Story sia una crime story che funziona abbastanza bene. Ha qualche alto e basso, e non mancano dei momenti in cui bisogna fare un discreto sforzo di fantasia per accettare quello che si è appena sentito, ma nel complesso la trama mostra una certa coerenza in ogni sua parte.

MEMORIZZARE QUANTO VISTO È IMPORTANTISSIMO, MA PER FORTUNA IL GIOCO CI VIENE IN AIUTO

Il passaggio tra diverse epoche, con tre storie legate a stretto filo una all’altra, rende l’investigazione meno lineare e prevedibile, con tutta una serie di incroci che devono essere memorizzati a dovere per non correre il rischio di perdersi qualcosa di importante. Fortunatamente da questo punto di vista gli sviluppatori hanno fornito alcuni strumenti, sotto forma di schermate che riassumono relazioni, enigmi, indizi e ipotesi, che agevolano il compito del giocatore. Agevolano ma non rendono automatico dato che, per giungere alla risoluzione del caso, è necessario ragionare, ragionare e poi ancora ragionare. Perché dopo tutto, The Centennial Case: A Shijima Story è un gioco e non un film. E quindi, per questo motivo, si deve anche giocare…

ASCOLTARE, DEDURRE, ACCUSARE…

Sono tre le fasi in cui è suddiviso ogni capitolo di The Centennial Case: A Shijima Story. Si parte con lunghe sequenze video, interrotte di tanto in tanto da qualche interazione nei dialoghi, che mostrano lo svolgersi degli eventi. Vere e proprie scene dal taglio cinematografico in cui bisogna tenere occhi spalancati e orecchie ben aperte, osservando tutto e ascoltando ogni parola per cogliere tutti i dettagli che saranno fondamentali per la risoluzione del caso. Terminati i video giunge il momento di rimboccarsi le maniche e di riesaminare quanto appena scoperto. Utilizzando come base una struttura a esagoni, bisogna incrociare domande e risposte, costruendo sequenze che permettono di avere sott’occhio tutti i diversi scenari. È questo uno dei momenti chiave dato che, confrontando tra loro tutti i fatti, è possibile individuare eventuali incongruenze e comprendere quali eventi siano plausibili e quali siano invece impossibili.

Ogni conclusione dovrà essere dimostrata con prove precise e circostanziate. In caso di errore, Game Over e si riprova…

ARRIVARE A UNA DEDUZIONE SBAGLIATA PORTERÀ SOLO A UNA RIDUZIONE DEL VOTO FINALE

Raccolte tutte le varie prove si passa al gran finale in cui Haruka, di fronte a tutti i sospettati, deve indicare il colpevole e mostrare quali sono le prove che la hanno condotto a formulare la sua ipotesi. L’ipotesi è giusta? Grande festa, giubilo e via verso il passo successivo. L’ipotesi è sbagliata? Poco male, si può sempre cambiare idea dopo aver rivalutato la situazione, al limite si può anche chiedere “l’aiuto da casa” sotto forma di un suggerimento, per poi tornare alla carica con un nuovo colpevole, un nuovo movente, una nuova sequenza di fatti. Nel caso in cui si verifichi quello che potrei definire un “fallimento temporaneo” nulla cambierà nello sviluppo delle fasi successive della storia, e l’unica differenza sarà una riduzione della valutazione finale ottenuta al termine di ogni capitolo.

Pur con qualche sbavatura, la prova del cast è nel complesso più che discreta.

Filmato dopo filmato, deduzione dopo deduzione, l’avventura di Haruka e del clan Shijima si dipana lungo sei capitoli densi di mistero, che richiederanno diverse ore per essere portati a termine. Un’avventura che funziona discretamente anche grazie alla bontà della regia e alla recitazione degli attori, con qualche saltuario passaggio sopra le righe che non inficia in maniera importante la performance globale del cast. Sufficiente la localizzazione, che presenta alcune piccole imprecisioni nella traduzione (sottotitoli disponibili in italiano, audio solo giapponese/inglese) che, è bene dirlo, non creano particolari problemi e non complicano in alcun modo la ricerca della verità e del Tokijiku-no-kaku-no-konomi.

In Breve: The Centennial Case: A Shijima Story mette in scena cent’anni del clan Shijima tra misteri, morti e intrighi. Lo fa con una sceneggiatura “in tre tappe” interessante, che funziona e che, pur con qualche scossone, segue un filo logico coerente e comprensibile. Lo fa con una struttura semplice, con alcune idee interessanti e con qualche aiuto di troppo che riduce in alcuni frangenti la necessità di ragionare e di intuire dove inserire ogni singolo pezzo del puzzle. Pur con questo limite, resta comunque un’esperienza di gioco più che discreta, capace di accompagnare per un considerevole numero di ore gli appassionati del genere crime in un viaggio lungo un secolo.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Ho provato The Centennial Case: A Shijima Story in versione PlayStation 5, senza incontrare alcun tipo di problema.

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Pro

  • Trama abbastanza interessante e con qualche colpo di scena / Struttura di gioco semplice ma efficace / Buona interpretazione del cast.

Contro

  • Qualche alto e basso nella narrazione / Fasi di deduzione troppo guidate.
7.7

Buono

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