The Council Episode 1: The Mad Ones - Recensione

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Dopo essermi tolto la piacevole incombenza delle millanta ore in mezzo al mare in compagnia di Sea of Thieves, è arrivato il tempo di recuperare pezzi perduti, come The Council, la curiosa avventura narrativa a episodi dello studio indipendente francese Big Bad Wolf – composto prevalentemente da membri dalla scena transalpina figlia di Cyanide e Ubisoft – ed edita dal sempre prolifico publisher Focus Home Interactive. Il primo dei cinque capitoli, The Mad Ones, serve sostanzialmente a definire l’atmosfera e le regole di un prodotto che unisce in maniera peculiare una struttura di genere classica, e anche vetusta per certi versi, a una visione originale e potenzialmente molto interessante delle avventure narrative, ibridandole con il gioco di ruolo più puro, quasi pen & paper.

UN TUFFO NEL 1793

Prima di analizzare il sistema di gioco, però, vale la pena darvi un po’ di contesto spoiler free. The Council ci porta dritti nel cuore del periodo rivoluzionario, delocalizzando i basilari concetti politici e sociali dell’epoca in una galleria piuttosto archetipica di figure retoriche e simboliche, rappresentate da una manciata di esponenti storici (come un giovanissimo Napoleone Bonaparte, George Washington o Johann Von Wöllner) e altrettanti iconici personaggi inventati, ma ugualmente idealtipici (come la classica nobildonna inglese o il cardinale italiano).The Council Episode 1 The Mad Ones immagine PC PS4 Xbox One 17Questo luogo ideale diventa fisico, ovvero la tenuta di Lord Mortimer, un enigmatico magnate britannico che utilizza la sua isola privata, e relativa magione, come luogo di incontro tra figure di spicco, unite in una sorta di società di massoneria più o meno illuminata, il Golden Order.

La presenza di false piste e la necessità di far fronte ai fallimenti rendono l’approccio vicino a quello dei GdR dove prima si tira il dado e poi si sceglie come allocare le risorse

Tra gli invitati c’è anche il protagonista, Louis de Richet, interpretato dal giocatore, chiamato sull’isola perché la madre Sarah – aristocratica francese esperta di occultismo e presentata come una sorta di, perdonate il paragone peregrino, Jessica Fletcher dell’alta società – pare sia scomparsa. Il povero Louis, che pure è abituato alle stranezze e alle follie della genitrice, trova sull’isola uno scenario molto più ingarbugliato del previsto, reso ancora meno chiaro da strani sogni e tremende visioni che lo colgono nel momento in cui mette piede sul molo dell’amena proprietà di Mortimer.

Ovviamente, nei panni del giovane aristocratico ci troviamo coinvolti in un valzer di sordidi interessi, intrighi e doppiogiochisti di altissimo lignaggio. Un setting perfetto, dunque, per un’avventura di stampo investigativo che dal lato puramente narrativo si trova all’ideale crocevia tra il giallo novecentesco, la letteratura classica e la messa in scena pseudostorica, al limite del pretestuoso, tipica di una serie TV contemporanea improntata alla fiction. Dal punto di vista ludico, invece, l’opera di Big Bad Wolf fa sua la lezione delle più classiche avventure grafiche in stile Telltale Games (o anche DONTNOD), integrando però un sistema di punti, abilità e progressione tipico dei giochi di ruolo tradizionali.

ROLL AND ROLE

Vale dunque la pena focalizzarsi un attimo sul sistema di tratti e abilità pensato dallo studio francese. In The Council, o almeno nel suo primo episodio, la maggior parte dei confronti passa attraverso il dialogo o, in ogni caso, da un’interazione con l’ambiente mediata dalle capacità del nostro Louis.The Council Episode 1 The Mad Ones immagine PC PS4 Xbox One 04

The Council fa sua la lezione delle più classiche avventure grafiche in stile Telltale e integra un sistema di punti, abilità e progressione tipico dei GdR

A questo proposito, è importante pensare bene al proprio stile di gioco quando si sceglie la classe (diplomatico, occultista, investigatore) e a come spendere i punti creazione nelle specifiche abilità che derivano direttamente dalle tre professioni. La scelta iniziale serve a sbloccare uno dei tre rami, ma in seguito è possibile spendere punti supplementari per costruire la propria build, e in questo la progressione è studiata in maniera elegante e funzionale, ponendo al centro il concetto di scelta. Infatti, in ogni punto in cui è possibile interagire in maniera significativa con l’ambiente o altri personaggi, oltre a una serie di opzioni canoniche ne vengono date altre direttamente dipendenti dalle skill di Louis. Nel caso decidessimo di utilizzarne una, spenderemo una serie di punti (ne abbiamo inizialmente sette, ma si possono incrementare o recuperare durante l’avventura) per far leva sugli specifici talenti. Purtroppo, non sempre investire in un’azione decreta il successo, perché non tutte le scelte sono giuste a prescindere, e alcuni ospiti sono più vulnerabili a un’abilità oppure immuni ad altre virtù. Insomma, The Council ci spinge continuamente a utilizzare i punti “effort”, ma contemporaneamente ci porta anche a perdere dei pezzi, un po’ perché l’avventura è altamente rigiocabile, un po’ perché è impossibile fare “percorso netto”.

La vicenda di Louis è pensata per essere unica, e seguire una strada significa non batterne altre, e chiaramente ogni scelta avrà le sue conseguenze. L’approccio all’effetto farfalla, però, non è reso soltanto attraverso un flusso di scelte in stile diagramma, quanto dalle sfumature di ogni conversazione e interazione ambientale, in una continua definizione dell’identità e unicità del proprio personaggio. La presenza di false piste e la necessità di far fronte a errori, fallimenti e mancanze rendono molto vicino l’approccio scelto da Big Bad Wolf a quello dei giochi di ruolo dove prima si tira il dado e poi si sceglie come allocare le risorse a disposizione per “ruolare” al meglio. In questo, la presenza di scelte a tempo, di opportunità da cogliere al volo sfruttando punti abilità (decisione che va effettuata in pochi secondi) o di status alterati che inficiano le nostre possibilità, coinvolge in maniera diretta il giocatore, e l’identificazione con Louis riesce proprio grazie al sistema di gioco. È chiaro che la libertà assoluta è al solito un miraggio, e già nel primo episodio ci sono due colli di bottiglia evidenti, dove i diversi approcci narrativi convergono, però ammetto che rigiocando alcuni capitoli sono stato piacevolmente sorpreso dalla differenza enorme degli eventi del plot, e questo è un ottimo inizio.

UNA MACCHIA SUL VESTITO DI GALA

Non è tutto oro quello che luccica, e nella meravigliosa magione di Mortimer di elementi brillanti ce ne sono fin troppi che provano ad abbagliare, ma che non possono nascondere gli aspetti più goffi della produzione. Se dal punto di vista della trama, a patto di tollerare cliché letterari noti, ci si può gustare un’introduzione a un detective drama che si presenta in maniera degna, già rigiocando un paio di volte alcuni capitoli si può notare come il rovescio della medaglia di un sistema così strutturato e ricco sia la presenza di qualche incongruenza.The Council Episode 1 The Mad Ones immagine PC PS4 Xbox One 14Nulla di grave, e l’episodio fa un lavoro egregio nel presentare i personaggi e il mood della narrazione, eppure alcune scene sembrano non tenere conto al 100% del nostro comportamento, e in generale ci sono degli errori grossolani nella gestione della messa in scena (una cena servita al mattino, alcuni tempi un po’ sballati, un uso del linguaggio ben lontano da quello dell’epoca). Siamo al primo episodio ed è presto per tirare le somme di una trama che sembra comunque sufficientemente solida; tuttavia a dialoghi generalmente convincenti, sia per recitazione (al netto di accenti macchiettistici un po’ grotteschi) che per brillantezza, avrebbe dovuto fare da contraltare una cura migliore della sceneggiatura.

l’avventura, di stampo investigativo, si trova all’ideale crocevia tra il giallo novecentesco, la letteratura classica e la messa in scena pseudostorica

Anche tecnicamente il gioco alterna cose egregie, come lo stile pittorico estremamente gradevole dei personaggi, con le loro espressioni pregne e una buona sincronia del labiale, ad animazioni legnose abbastanza fuori dal tempo, così come una generale pochezza strutturale degli ambienti, salvati soltanto dall’enorme quantità di dettagli presenti in scena.

Non ce la fa, infine, la parte meno ambiziosa dell’opera, ovvero quella ispirata alle avventure grafiche più classiche, ma non tanto per la necessità di guardare in ogni angolo della magione alla ricerca di oggetti o punti di interazione – che pure un po’ spezza il ritmo – quanto per un sistema di controllo macchinoso (esclusivamente via joypad) e una gestione dell’esplorazione davvero vecchia. Ciononostante, il fascino dell’avventura di Louis de Richet mi ha conquistato senza riserve, e pur volendo essere sufficientemente morigerato negli entusiasmi, essendo soltanto al primo episodio, non vedo l’ora di proseguire la mia epopea nella magione di Lord Mortimer, anche perché, da quello che ho visto, questo primo appuntamento con The Council culmina con almeno due cliffhanger totalmente diversi in base alle scelte compiute, e sono davvero curioso di scoprire quello che ha in mente Big Bad Wolf.

Il primo episodio di The Council è una piacevolissima sorpresa. Big Bad Wolf è riuscita a inserire un sistema ruolistico di spessore assolutamente non banale in un’avventura narrativa investigativa di stampo storico, e le implicazioni sono sorprendentemente originali, brillanti e ambiziose. Ci sono alcuni piccoli problemi dal punto di vista narrativo, e in generale l’eredità delle avventure grafiche è gestita in maniera grossolana; tuttavia, i dialoghi piacevoli e l’enorme quantità di scelte a disposizione rendono The Mad Ones un’apertura ampiamente promossa, che mette tanta carne al fuoco e fa ben sperare per un prosieguo della vicenda che sarà tutto da vivere.

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Pro

  • Sistema RPG intrigante.
  • Bei dialoghi, tantissime scelte.
  • Al momento molti rami narrativi decisamente vari.
  • Ambientazione affascinante.
  • Direziona artistica neoclassica piacevole.

Contro

  • Ambienti non all’altezza dei personaggi.
  • Qualche problema di coerenza.
  • Storicizzazione un po’ macchiettistica.
  • Esplorazione macchinosa.
  • Niente italiano.
7.8

Buono

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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