The Dark Pictures Anthology: House of Ashes – Recensione

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Proseguono gli orrori della Dark Pictures Anthology con House of Ashes, un viaggio all’insegna della lealtà, della fiducia, della collaborazione… e dei mostri!

Sviluppatore / Publisher: Supermassive Games / Bandai Namco Prezzo: 29,99€ Localizzazione: Italiano Multiplayer: Online e Locale PEGI: 18 Disponibile Su: PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 22 ottobre

Iraq, anno 2003. La caccia al nascondiglio dove sono state stipate le armi chimiche di Saddam sembra essere giunta a una svolta. Il tenente colonnello Eric King, grazie all’utilizzo di sofisticate tecnologie, ha infatti individuato un sito che potrebbe fungere da arsenale segreto. Potrebbe trattarsi di una scoperta di portata storica. Già potrebbe. Ma non lo è. O perlomeno, non lo è per i motivi sperati.

Ciò che si trova di fronte la squadra spedita in ricognizione è infatti qualcosa di inatteso, imprevedibile, sorprendente e, soprattutto, letale. Qualcosa capace di instillare dubbi, di costringere a scelte dolorose, di mettere alla prova i propri principi morali per raggiungere un semplice obiettivo: rivedere la luce.

BENVENUTI NELLA HOUSE OF ASHES

Partiamo dalle basi, mettendo subito in chiaro una cosa: House of Ashes non inventa nulla di nuovo. Non lo fa a livello narrativo, sfruttando un canovaccio già noto e utilizzato in decine di produzioni horror con una marcata componente d’azione. Il classico “siamo bloccati in un luogo con centinaia di mostri, come facciamo a sopravvivere?” che propone un susseguirsi di rocambolesche fughe, scontri a fuoco, scoperte sconvolgenti e momenti in cui tirare il freno a mano per prendere il fiato e conoscere meglio i protagonisti. Un evidente cambio di direzione rispetto ai due precedenti episodi della Dark Pictures Anthology, che avevano sì dei momenti ad alto ritmo, ma che nel complesso mantenevano un’andatura di crociera ridotta per creare atmosfere inquietanti e situazioni cariche di tensione.

House of Ashes Recensione

La ricerca del deposito di armi chimiche di Saddam è il punto di partenza di un viaggio nel sottosuolo… e nell’orrore.

In House of Ashes la tensione è generata dagli assalti improvvisi dei mostri, dalla necessità di capire dove andare e dal dipendere da compagni d’avventura che, per un motivo e per l’altro, potrebbero essere più o meno propensi alla collaborazione. Il cast proposto da Supermassive Games è piuttosto vario e da vita a incroci interessanti, con una caratterizzazione che va ben oltre il classico cliché del soldato duro e puro, senza paure e senza esitazioni.

IL CAST È BEN STRUTTURATO, E non mancano i motivi per affezionarsi (o magari detestare) i cinque protagonisti

Ovvio, si tratta pur sempre di un horror quindi non bisogna aspettarsi un livello di introspezione tipo mattone di letteratura russo di metà ‘800, ma non manca qualche sorpresa, così come non mancano i motivi per affezionarsi (o magari detestare) i cinque protagonisti. Ampliando ulteriormente il concetto espresso a inizio paragrafo, House of Ashes non inventa nulla di nuovo neanche a livello strutturale. Propone la formula che chiunque abbia provato un titolo della serie già conosce a menadito, con un mix di dialoghi, quick time events e ricerca di collezionabili. Lo fa operando però alcune modifiche quali il passaggio da un’inquadratura fissa a una libera, gestibile tramite levetta direzionale, e inserendo un gadget, una torcia, che aiuta a illuminare le oscure grotte che fungono da teatro dell’avventura. Una struttura quindi collaudata, che soprattutto grazie alla visuale mobile risulta però leggermente meno “ingessata” e favorisce gli spostamenti e l’esplorazione, riducendo praticamente a zero i rischi di incagliarsi contro qualche elemento ambientale senza accorgersene.

Le scelte operate in fase di dialogo modificano i rapporti tra i vari personaggi e, di conseguenza, le azioni disponibili.

Altro aspetto che è cambiato, o per essere più precisi, è diventato più modulabile, è il livello di difficoltà. House of Ashes propone infatti un trittico tra cui scegliere, oltre a tutta una serie di parametri di accessibilità che permettono di giocare riducendo al minimo lo stress da QTE e offrendo un’esperienza agevole per chiunque. Il mio consiglio personale è quello di confrontarsi almeno a livello Impegnativo (il secondo), che offre un connubio equilibrato tra prontezza di riflessi e scelte personali, garantendo la giusta atmosfera carica di tensione per tutta la durata dell’avventura.

SPARARE, ESPLORARE, PARLARE…

House of Ashes è un’avventura piacevole, per quanto questo termine possa sembrare fuori luogo per un lungo viaggio che si dipana tra mostri, morti, sangue e proiettili. Pecca sicuramente in quanto a originalità, ma riesce a compensare questo fatto proponendo un’esperienza ricca d’azione, in cui la linea di demarcazione tra sopravvivenza e morte è molto sottile e in cui è sufficiente una scelta sbagliata per decretare la fine di un personaggio.

I quick time event sono presenti con buona frequenza. A seconda del livello di difficoltà selezionato possono essere semplicissimi o richiedere buoni riflessi.

HOUSE OF ASHES è IL GIOCO PERFETTO PER METTERE ALLA PROVA LE VOSTRE AMICIZIE

Come da tradizione, il titolo Supermassive Games offre una buona rigiocabilità e spinge a ulteriori viaggi nell’oscurità sia per scoprire ogni piccolo segreto che per sperimentare le decine di incroci disponibili. Da soli, ma ancora di più in compagnia. Riprendendo le medesime modalità multigiocatore presenti negli altri episodi della Dark Pictures Anthology, anche House of Ashes propone un paio di opzioni che permettono di giocare insieme ad amici, sia online che in locale. E lo fa con ottimi risultati, con un netto cambio di prospettiva che porta a vivere l’avventura in modo sostanzialmente diverso. Con due (o addirittura cinque) teste pensanti tutto può accadere, e si rischia di passare rapidamente dal “restiamo uniti e aiutiamoci” al “si salvi chi può” fino ad arrivare a un poco poetico, ma praticissimo, “che si fottano gli altri, io me la do a gambe”. Insomma, il modo ideale per fortificare (o in alternativa rompere) un’amicizia.

House of Ashes Recensione

Nel cast di House of Ashes spicca la presenza dell’attrice statunitense Ashley Tinsdale, che interpreta il ruolo di Rachel King.

Avvolto nelle tenebre e con pochi spiragli di luce, il comparto grafico svolge il suo compito in maniera adeguata, senza mai eccedere. Funziona bene la nuova inquadratura, le ambientazioni sono abbastanza curate, con qualche scorcio interessante che si apre nelle profondità regalando inattese sorprese, e i personaggi si muovono con apprezzabile naturalezza. Discreta la prova recitativa del cast, che fatto salvo qualche sequenza con dialoghi poco convincenti o che appaiono leggermente fuori posto, deve fare i conti soprattutto con alcuni saltuari bug. Tra linee audio mancanti e dialoghi con parlato in lingue “sbagliate” (mi sono capitate frasi in inglese e francese), appare evidente che qualcosa sia sfuggito in fase di testing. Ci sono comunque margini di miglioramento, che è facile presumere saranno raggiunti con una patch, visto che non si tratta di problemi di difficile risoluzione.

In Breve: House of Ashes segna un cambio di ritmo rispetto ai precedenti episodi della Dark Pictures Anthology, proponendo una storia horror che punta forte anche sull’azione. La trama, che riprende elementi di pellicole quali Aliens, Predator e The Descent – Discesa nelle Tenebre, non brilla per originalità, ma è comunque godibile e sufficientemente articolata. Qualche saltuaria incertezza nelle interazioni dei personaggi c’è ancora, ma nel complesso i dialoghi sono adeguati alla situazione e i bivi narrativi sono numerosi e conducono a finali che presentano notevoli differenze tra loro. Le novità di natura strutturale non stravolgono l’esperienza di gioco, ma la migliorano leggermente, mentre il comparto tecnico si mantiene su buoni standard senza mai strafare.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Ho provato The Dark Pictures Anthology: House of Ashes su PlayStation 5. Nel corso dell’avventura non ho riscontrato intoppi di natura grafica, mentre si sono verificati alcuni bug audio. In quattro-cinque situazioni parlato assente o in altre lingue (inglese o francese). Nulla che comunque non possa essere risolto con una patch.

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Pro

  • Trama godibile pur senza spunti originali / Struttura di gioco leggermente rifinita rispetto ai suoi predecessori / ttimo in compagnia.

Contro

  • Alcune interazioni tra i personaggi non convincono al 100% / Qualche bug audio.
8.1

Più che buono

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