Qualcuno c’è finalmente riuscito. Qualcuno ha saputo fare tesoro degli errori del passato senza buttare alle ortiche i feedback di milioni di giocatori. Quel qualcuno è Massive Entertainment. Dopo aver trascorso una decina di giorni sui server di Tom Clancy’s The Division 2, con oltre quaranta ore di gioco all’attivo, posso finalmente affermare con certezza che il videogioco confezionato dallo studio svedese rappresenta la migliore esperienza possibile offerta da un cosiddetto “looter shooter” al lancio.
Imparando dai passi falsi commessi qualche anno fa in occasione della pubblicazione del primo esponente della serie, il team nordico controllato da Ubisoft ha voluto fornire agli utenti un prodotto completo a tutto tondo sin dal primo momento. A stupire non è comunque solo la quantità di contenuti offerti, ma anche la loro qualità complessiva, che dà forma a un’esperienza ludica capace di tenere incollati allo schermo per tantissimo tempo, almeno fino all’arrivo dei primi contenuti aggiuntivi post-lancio, rigorosamente gratuiti.
VELENO VERDE
Va però precisato che è sbagliato attendersi un gioco completamente diverso dal primo The Division. Questo sequel, infatti, punta soprattutto a perfezionare una formula di gioco già ampiamente collaudata, introducendo tante piccole novità, senza mai dimenticarsi di ritoccare alcuni aspetti fondamentali del sistema di combattimento e della progressione del personaggio. A tal proposito, a risaltare immediatamente è la rinnovata profondità tattica degli scontri a fuoco. Ai giocatori viene offerto un ventaglio di personalizzazioni piuttosto ampio che comprende ben otto tipologie di abilità attive sotto forma di gadget tecnologici, laddove i nemici puntano spesso a mettere in atto tattiche credibili in base alla fazione di appartenenza e al loro ruolo bellico.
Questo sequel punta soprattutto a perfezionare una formula di gioco già ampiamente collaudata
RUN FOR COVER
Un approccio del genere ha fatto sì che le sparatorie non si risolvano più vomitando piombo su nemici in grado di assorbire pallottole come spugne, bensì forzando i giocatori a porre in essere tattiche elaborate. Ciò è possibile soprattutto perché bastano pochi colpi per eliminare la maggior parte degli avversari, fatta eccezione per alcuni dei boss più coriacei, rendendo di fatto gli scontri a fuoco molto più dinamici e soddisfacenti, questo perché gli agenti della Divisione sono spinti non solo a muoversi continuamente attraverso le arene per evitare il rischio di essere aggirati, ma anche a collaborare tra loro in caso si faccia parte di un team di più giocatori.
le mod permettono di personalizzare ulteriormente l’equipaggiamento
DA SOLI O IN COMPAGNIA
La particolarità di The Division 2 risiede comunque nella possibilità di affrontare l’intera esperienza in solitaria. Il gioco è perfettamente godibile sia in single player (sempre costantemente connessi ai server), sia da un gruppo affiatato di quattro amici. Inoltre, è presente una comodissima funzione di matchmaking per quasi tutte le attività ludiche: basta semplicemente dirigersi verso un terminale presente in uno dei tanti rifugi disseminati su tutta Washington D.C. per trovare un team a cui unirsi. Le attività, poi, sono così tante che vi è davvero l’imbarazzo della scelta: tra missioni secondarie, assalti agli accampamenti e alle roccaforti nemiche, eventi casuali, missioni storia (da rigiocare in modalità “remixata” dopo la conclusione delle vicende e l’arrivo dei Black Tusk), Zone Nere e PvP. Ecco, proprio il PvP rappresenta l’anello debole di tutto il menu dal momento che risulta davvero poco entusiasmante e coinvolgente. Non lasciatevi ingannare, comunque: il fulcro dell’esperienza di The Division 2 continua a risiedere nel PvE, e su questo versante c’è davvero poco di cui lamentarsi, soprattutto in ottica endgame. Il rischio di non avere nulla da fare una volta completata la campagna non esiste, ciò è dovuto non solo a una struttura dinamica della mappa – sulla quale le varie fazioni daranno vita a una vera e propria guerra per il controllo del territorio – ma anche grazie al rinnovato peso delle Zone Nere nell’economia del gioco e nella raccolta del loot. Per non parlare della presenza di ben tre specializzazioni, ognuna con un proprio skill tree dedicato, da sbloccare una volta raggiunto il level cap.
è presente una comodissima funzione di matchmaking per quasi tutte le attività ludiche
CAPITALE A SINGHIOZZO
Ciò di cui The Division 2 avrebbe davvero bisogno, però, è una ripassata al codice, che su PC tradisce una scarsa ottimizzazione. Siamo ben lontani da un prodotto ingiocabile, ma al momento sono presenti alcune criticità di non poco conto. Stando ai requisiti diffusi da Massive e Ubisoft, l’hardware su cui è stata svolta la prova avrebbe dovuto far girare il gioco senza problemi in Full HD a 60fps impostando il grado di dettaglio predefinito sul livello “Alto”; tuttavia, ho assistito a frequenti fenomeni di stuttering, i quali persistono anche riducendo le impostazioni grafiche, segno che evidentemente serviranno alcune patch correttive per aggiustare il tiro e garantire un’esperienza quanto più fluida possibile. Questi micro-scatti risultano tutto sommato trascurabili nelle fasi esplorative, ma danno non poco fastidio in caso si verifichino nel bel mezzo di uno scontro a fuoco.
serviranno alcune patch correttive per aggiustare il tiro e garantire un’esperienza quanto più fluida possibile
Definire Tom Clancy’s The Division 2 un “more of the same” è senz’altro ingiusto, tuttavia è pur vero che le innovazioni introdotte da Massive Entertainment sono sì numerose, ma vanno comunque a innestarsi sulla già collaudata formula ludica della precedente incarnazione della serie. Rispetto al suo diretto predecessore, l’ultima fatica dello studio svedese offre già al day one una mole di contenuti di tutto rispetto, con una qualità complessiva già molto elevata che non potrà far altro che crescere durante tutto l’Anno 1. Le uniche note stonate riguardano una trama solamente abbozzata e un’ottimizzazione su PC da rivedere. Siamo comunque di fronte a un ottimo esponente dei “looter shooter”, sicuramente quello che al lancio si presenta nella forma più completa possibile.