The Kindeman Remedy – Recensione

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Se il male è fuori ed è davvero incontenibile, allora non basta più una prigione a tenere il dottor Kindeman e Suor Anna. A dire il vero, è proprio la prigione a fare il suo inaspettato ingresso: gli orrori di The Kindeman Remedy attendono chiunque, pure chi non ha mai creduto nell’orrore ed è stanco dei programmi della tivù via cavo

Sviluppatore / Publisher: Troglobytes Games / Troglobytes Games Prezzo: 7,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam) e Steam Deck Data di lancio: 16 novembre 2023

C’è sempre una storia dell’orrore, alla fine di tutto. Inaspettatamente, esiste e non se ne può più; talvolta racconta di bambini soli, cresicuti in contesti brutali e sanguinolenti, in momenti che nessuno – neppure chi vive per questo genere – assorbe da sempre. Se le orrende morti di Ravenous Devils non sono bastate, e se ormai essere connessi con la paura è una sicurezza maggiore, The Kindeman Remedy, sviluppato da Troglobytes Games, è esattamente l’apoteosi del terrore sotto forma di incubo perverso, dominato dai desideri primordiali, e da uno in particolare: il potere di decidere sulle esistenze altrui, plasmandole a propria immagine.

Non è una storia per bambini, quella che vi state apprestate a leggere. Il team italiano, ispirandosi e prendendo il meglio dai Bad Vices Games, con cui condivide proprio quel Ravenous Devils appena accennato che è stato un successo internazionale, non ha badato a spese, scegliendo una storia e un contesto inediti per arrivare al suo obiettivo. E no, non è detto che qualcuno ne esca vivo.

IL MALE DENTRO E FUORI

Come accennavo nell’anteprima scritta qualche mese fa su The Games Machine, The Kindeman Remedy racconta le avventure del dottor Carl Kindeman e di Suor Anna, due anime in tumulto che si ritrovano, loro malgrado, all’interno di una prigione di massima sicurezza  ma che, invece, dovrebbero condividere la stanza di un reparto di psichiatria e, chissà, qualce altra diavoleria in più. Se il buon medico cura e assiste i pazienti che cercano di trovare del sollievo attraverso qualunque modo per non soffrire per la sbobba mangiata in sala mensa, dall’altra c’è Suor Anna, che assiste e protegge proprio queste anime come farebbe chiunque dotato di buon cuore e amore per il prossimo; se non fosse, però, che il male dentro e fuori di lei è piegato alla volontà del dottore.

L’obitorio è un vero e proprio luogo del dolore…

La storia di The Kindeman Remedy è una poetica del dolore e della paura che si tramuta in panico e sangue dappertutto. Al suo interno, non s’impersona qualcuno che possa fermare le intenzioni pragmatiche e brutali di questi due soggetti, bensì si vestono i panni proprio di questi ultimi, capaci di rappresentare quell’odio per la vita umana che si dichiara sprezzante in ogni sfumatura. Si tratta di un racconto crudo, adatto a chiunque adori questo genere di narrazione e che riprende, inoltre, alcuni punti di contatto con Ravenous Devils, evolvendo però le caratteristiche caratteriali di entrambi. Se da una parte Carl è all’apparenza mite, in realtà nasconde un demone in profondità pronto a venire fuori in qualsiasi momento.

Come potrebbero due personaggi così pacifici essere il male assoluto? Non chiedetelo: lo sono

Suor Anna, che dovrebbe alleviare il cammino e il viaggio di chi è nella luce del Signore, rappresenta quell’odio sotto forma di dolcezza e buone parole. Incontrare entrambi, insomma, significa una condanna a morte senza precedenti. Il punto, però, è non c’è niente di peggio della sofferenza, quella reale, quella che si annida ovunque e colpisce, strazia il corpo e la mente, portando alla follia. Quella è la peggiore, non c’è scampo da essa e neanche dal resto: la capacità di Troglobytes Games, team già esperto in questo genere di produzioni, non ha dato scampo. Lo ammetto, ho ancora nelle orecchie le urla di quei malcapitati, affranti e disperati, condannati a non avere neanche pace nella morte dopo gli orrori compiuti.

THE KINDEMAN REMEDY, UNA PIACEVOLE EVOLUZIONE

Se avete giocato Ravenous Devils (sì, l’ho citato già ben quattro volte) e non potete fare a meno di questo genere di videogiochi, sappiate che The Kindeman Remedy segue esattamente la struttura di gioco dell’avventura dei Bad Vices Games, ampliandone ancora di più il game design e optando per scelte intelligenti e ben strutturate al suo interno che potrebbero, in effetti, farsi comodamente strada anche in chi è rimasto impressionato dagli stilemi del duo composto da Cristian Gambadori ed Eleonora Vecchi. La visuale, tematicamente vicina a opere come This War of Mine, dà modo di avere costantemente il fulcro dell’azione davanti a sé, così da impersonare i due personaggi come si desidera e senza particolari problematiche.

I luoghi del delitto, che si tramutono nel male assoluto e totale.

Oltre a servire, accudire e sorridere, Suor Anna è una dispensatrice di morte e gestisce il reparto di primo soccorso del carcere di massima sicurezza, consegnando personalmente le pastiglie e usando le flebo nella sala apposita, sbloccabile a un certo punto dell’esperienza.

Sporcarsi le mani è inevitabile: chiedetelo a Oppenheimer

Chi si macchia le mani, in realtà, è proprio il dottor Kindeman: spinto da una sete di potere incontrollabile, in procinto costante di cercare il rimedio che gli permetterebbe di andare ovunque desiderasse, esegue esperimenti e torture sui cadaveri tenuti in vita da un reagente che, oltre a simulare la morte, ferma il battito cardiaco del paziente. In una stanza delle torture degne di Luigi XIV, strazia e mutila, sperimenta e brutalizza i corpi dei suoi pazienti.

Poi c’è Ronnie, una sorta di strano soggettone con la passione per la mala. E no, non per la pubblicità.

Per ingannare le apparenze, però, il mattino cerca di sembrare come un qualsiasi dottore, così come la sua aiutante, che offre a volte pasticche realmente utili per guarire da qualche male, e altre volte le mischia con un po’ di veleno, così da portare il povero malcapitato a una morte agonizzante. La struttura ludica, insomma, si sintetizza come un gestionale che si tramuta, a sua volta, in una fabbrica di morte che deve andare a pari passo con le necessità di ogni istante. Ammetto che avrei voluto vedere Suon Anna maggiormente partecipe all’interno dell’opera, anche se la sua presenza è comunque fondamentale in termini narrativi; d’altronde, è una dispensatrice di parole vuote e ingannevoli.

Un videogioco potente che si prende gioco del genere horror e thriller

The Kindeman Remedy, oltre a essere quindi un’evoluzione e a segnare un nuovo percorso creativo per Troglobytes Games, rappresenta un omaggio sentito ai Bad Vices Games con risvolti ancora più inquietanti e dominati da un gore senza fine. Esserci finito dentro, di nuovo, è quel male che uno non riesce a scrollarsi di dosso e per cui si trova profondamente a suo agio. Ammetto che è così. Da adesso in avanti, non guarderò più Mare Fuori con la stessa come prima.

In Breve: The Kindeman Remedy è un videogioco intelligente e appassionante. Rafforzato da un game design stilosissimo e particolareggiato, è la storia truculenta e brutale che si apre adagio nel cuore del giocatore e, letteralmente, in quello dei pazienti del dottor Carl Kindeman. Il racconto, tipico delle storie dell’orrore e dello splatter ormai sempre più rappresentative, è superlativo e toccante. Ho paura, tanta paura e, stavolta, non c’è nessuno a proteggermi. E devo chiamare il dottore perché ho il raffreddore, quindi è stato bello finché è durato.

 

Piattaforma di Prova: Steam Deck
Com’è, come gira: Sulla console/PC/Bomba termonucleare di Valve funziona tutto alla grande. Liscio come l’olio e con comandi rapidi e istantanei.

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Pro

  • Storia matura e brutale / Eventi tremendi e sanguinolenti / Non adatti ai deboli di cuore, il che è un bene

Contro

  • Coinvolgere maggiormente Suor Anna avrebbe giovato /
8.3

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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