The Last Case of Benedict Fox – Recensione

PC Xbox One Xbox Series X

Annunciato durante la Summer Game Fest 2022, The Last Case of Benedict Fox è il metroidvania investigativo sviluppato da Plot Twist che potrebbe fare breccia nel cuore degli amanti di Lovecraft e non solo.

Sviluppatore/Publisher: Plot Twist / Rogue Games Inc. Prezzo: € 24,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: + 16 Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store), Xbox One, Xbox Series X|S Data d’uscita: Già disponibile

Quanto è vasta la bibliografia di H.P Lovecraft? Secondo Wikipedia, lo scrittore nato e morto a Providence ha scritto e pubblicato la bellezza di ben cinquantuno libri.

Un numero esaltante per un autore di questo calibro, scomparso giovane e povero con pochi spiccioli e nessuno a ricordarlo sul serio, se non i suoi lettori. Pensate, è il destino che capita a molti videogiochi del panorama indipendente, specie nell’ultimo periodo: a volte alcuni ce la fanno, a volte invece spariscono misteriosamente senza lasciare traccia.

DENTRO UN ABISSO DI ANIME SPERDUTE

Con The Last Case of Benedict Fox, lo ammetto, ho provato per quindici ore delle sensazioni positive, oltre a emozioni di vario tipo che si alternavano a delle inevitabili perplessità. Se da una parte mi piace per il suo stile, le sue chiarissime ispirazioni, la sua storia e i suoi enigmi ben studiati, dall’altra il suo sistema di combattimento e un’ottimizzazione non totalmente a fuoco mi hanno fatto storcere il naso, lasciandomi sia sorpreso positivamente, sia amareggiato.

The Last Case of Benedict Fox

Benedict Fox è alla costante ricerca della verità. Riuscirà a raggiungerla?

“Niente è più brutto dei ricordi”. A dirlo era Joker in Batman: Arkham Origins, prequel della celeberrima serie Arkham che ha fatto tanto parlare di sé. E lo stesso vale per Benedict Fox, un giovane detective che ha perso il padre da poco e che si ritrova, suo malgrado, a entrare in una vecchia magione appartenuta in passato al genitore, da cui si era allontanato per la sua predilezione verso l’occulto e una strana venerazione di un’entità oscura, brutale. È la Boston del 1925, un’epoca di grandi turbamenti sociali ma di un’economia stabile, nonostante il Proibizionismo e un malcontento popolare sempre più frequente. La cittadina della East Coast, infatti, è ricca e prospera, un posto adatto per chi vuole vivere in tranquillità e crearsi un bel futuro. Ma non per il protagonista.

Benedict Fox si ritrova a rivivere i ricordi, i pensieri, le ansie e le paure del padre sospeso fra due mondi

Attirato verso la villa, che un tempo aveva visitato da giovane, Benedict si ritrova a rivivere i ricordi, i pensieri, le ansie e le paure del padre sospeso fra due mondi, quello reale e quello surreale, ciascuno legato a un passato che delinea dei segreti orribili. In questo viaggio non è da solo, perché al suo fianco c’è l’entità misteriosa che, sin da piccolo, lo accompagna ovunque: una bestia tentacolare che si nutre del terrore e della linfa vitale delle sue vittime. Con Benedict Fox però pare intercedere parecchio, quasi fino a dare l’impressione di nutrire una sorta di pietà nei suoi confronti.

The Last Case of Benedict Fox

La direzione artistica offre scenari ottimi.

La storia di The Last Case of Benedict Fox, sorretta da un contesto pregevole, è intensa e particolareggiata dall’inizio alla sua conclusione. Il racconto appaga, sorprende e intrattiene, non lasciando alcunché al caso, dimostrando una maturità invidiabile nel trattamento di certe tematiche delicate. L’opera del team polacco, infatti, incastra la scoperta e l’indagine con l’orrore tipico di H.P Lovecraft, abbracciando delle scelte stilistiche peculiari e precise. Grazie anche a un contesto capace di offrire scenari e situazioni particolareggiate, The Last Case of Benedict Fox incalza senza risultare scontato. L’ispirazione a Lovecraft, tuttavia, rimane soltanto tale: il team non ha catturato molto dell’opera dello scrittore di Providence, scegliendo un suo canovaccio narrativo e intraprendendo una propria strada che, ahimè, non parla al cuore degli appassionati.

Specie sul finire dell’avventura, non avrebbe fatto male un po’ do coraggio narrativo in più

La scrittura risulta azzeccata, coinvolgente, capace di esaltare in maniera ben pensata le sfumature contenute all’interno dell’esperienza. Plot Twist ha proposto una trama in linea con quanto si era prefissata nel corso dello sviluppo di The Last Case of Benedict Fox, tuttavia a mancare è l’originalità e del coraggio maggiore in alcune scelte narrative che non avrebbe guastato affatto, specie nell’ultima parte dell’esperienza, tenuta comunque in piedi in modo soddisfacente e ben delineato. Era complesso, infatti, riuscire a equilibrare un’esperienza di questo genere, ma Plot Twist ha avuto la capacità di seguire la sua visione.

TUTTE LE SFUMATURE DI THE LAST CASE OF BENEDICT FOX

Alcuni di voi avranno certamente giocato in passato Ori and the Blind Forest di Moon Studios. Bene, The Last Case of Benedict Fox abbraccia quella struttura ludica e l’amalgama con un lato investigativo e degli enigmi sopraffini. Sappiate che il titolo è un bidimensionale con delle fasi platform in cui è necessario muovere il personaggio nei vari scenari. Benedict Fox si troverà, in tal senso, a esplorare l’hub principale, la Villa, per poi scendere nel Limbo, un luogo di perdizione in cui i ricordi sfilacciati del padre lo spaventano e inquietano.

The Last Case of Benedict Fox

Esplorare sarà fondamentale per avanzare nell’esperienza, anche perché mancheranno dei punti di riferimento.

Le fasi investigative, piene zeppe di enigmi ben pensati dal team, risultano convincenti, inoltre necessitano di qualche ragionamento in più per essere comprese senza troppe difficoltà. Ammetto di aver impiegato molto tempo per risolverne uno per poi procedere nell’avventura, la quale non spiega mai come avanzare. Anche se qualcuno potrebbe vederla come una mancanza nel game design, penso che lasciare il giocatore in balia della scoperta e dell’esplorazione sia una scelta saggia. La mappa, peraltro, si può aprire in qualunque momento per comprendere in che modo procedere, senza contare che è disponibile il viaggio rapido tramite cui accedere al Limbo o alla Villa, il luogo ove è possibile potenziare le proprie abilità attraverso i tatuaggi o comprare qualche soluzione medica in più.

Tra i difetti figura un combat system semplice da approcciare ma poco curato, maldestro, con hitbox alle volte imprecise

A non funzionare egregiamente all’interno di The Last Case of Benedict Fox, però, è il sistema di combattimento. Risulta semplice da approcciare ma poco curato, purtroppo, nel risultato finale, con hitbox alle volte imprecise. Il nostro protagonista è armato di un coltellaccio e dei tentacoli della creatura, che può combinare nei momenti concitati. A causa di un lato tecnico gestito in modo maldestro, il gioco di Plot Twist non convince totalmente sotto questo aspetto. Forse avrebbe necessitato di una maggiore rifinitura, in fondo le idee alla base ci sono sicché avrebbero potuto essere implementate meglio da parte dello studio di sviluppo polacco.

The Last Case of Benedict Fox

L’incontro con nuovi personaggi sarà cruciale per sviluppare dei legami e accrescere le proprie abilità.

Personalmente non ho trovato grosse difficoltà ad abituarmi ai colpi non andati a segno, a un’imprecisione dei comandi comunque importante e a situazioni in cui ho ripetuto delle sezioni intere per arrivare dal boss dell’area, sebbene siano problematiche oggettive. La magia di The Last Case of Benedict Fox non si esaurisce affatto, ma non per questo brilla: la risposta sta nel mezzo, infatti, e non potrebbe essere altrimenti. La produzione polacca, a conti fatti, poteva osare molto più di quanto abbia effettivamente fatto: se da una parte è un’occasione mancata, dall’altra le idee ci sono e sono brillanti. A ogni modo, tra pregi, difetti e in virtù dell’approdo fin dal day one su Xbox Game Pass, se amate il genere e adorate le sperimentazioni allora l’ultimo caso di Benedict Fox potrebbe meritare una chance.

In Breve: Ho ragionato a lungo su cosa scrivere di The Last Case of Benedict Fox. Da una parte l’ho amato e mi è piaciuto, dall’altra però mi ha lasciato perplesso, perché è uscito evidentemente troppo presto sul mercato, arrivando non totalmente rifinito. Le ultime patch, tuttavia, hanno sistemato in larga parte la situazione. L’opera propone una storia interessantissima e coinvolgente, di sicuro non molto originale ma comunque ben amalgamata. Le indagini e gli enigmi da risolvere, a differenza del sistema di combattimento, rappresentano il cuore pulsante della produzione, oltre a una direzione artistica e a una gestione del sonoro ragguardevole.

Piattaforma di Prova: Xbox Series X
Com’è, Come Gira: A seguito di alcune patch rilasciate durante la scorsa settimana, la situazione del frame rate è stata stabilizzata: ora The Last Case of Benedict Fox mantiene i sessanta fotogrammi al secondo. Qualche bug è comunque presente e manca, inoltre, una soluzione per le compenetrazioni, davvero troppe.

 

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Pro

  • Storia intrigante, coinvolgente e appagante / Indagare non è mai stato tanto complesso / Esplorare può richiedere parecchio tempo/ Un titolo davvero longevo

Contro

  • Il sistema di combattimento andava maggiormente rifinito / La progressione non è mai chiara
7.5

Buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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