The Outlast Trials – Recensione

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Perché ciondolare da un vicolo all’altro in preda all’alcol quando puoi diventare un uomo nuovo, forte, coraggioso e dedito alla causa? In The Outlast Trials la Murkoff ti offre questa splendida opportunità.

Sviluppatore / Publisher: Red Barrels / Red Barrels Prezzo: 28.99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo PEGI: 17+ Disponibile su: PC (Steam ed Epic), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S

Immagina di essere un senzatetto nullatenente, relegato ai margini della società, costretto a dormire sul nudo asfalto e nutrirti di scarti recuperati dalle immondizie. Immagina di trovare, mentre frughi nei cassonetti alla ricerca di qualche pepita di pollo avanzata, un volantino che ti invita a cominciare una nuova vita. Dignitosa. Più che dignitosa. Se dimostrerai talento, addirittura eroica. Immagina di entrare in un’Accademia che ti saprà valorizzare veramente per quello che sei, per quello che saresti stato da sempre, se soltanto ne avessi avuto l’occasione.

Quello che avresti veramente dovuto immaginare, tuttavia, è che durante la Guerra Fredda la propaganda lusinga con il mero scopo di reclutare manovalanza disperata di cui nessuno sentirà la mancanza. Una volta varcata la porta della Murkoff ti accorgi dell’inganno, ma è troppo tardi.

Oltre ai punti vita bisogna tenere sotto controllo anche la sanità mentale, pena l’arrivo di attacchi di panico che complicano maggiormente la situazione

Vieni in precedenza incappucciato, drogato e massacrato di botte. Dopodiché, un trapano da bricolage ti apre dei buchi nel cranio senza anestesia alcuna, per consentire l’impianto di un visore notturno. Inizia così la discesa all’inferno di The Outlast Trials, stealth survival horror in prima persona di Red Barrels, da giocare in solo o con altri tre malcapitati, terzo capitolo della serie che funge da prequel ai primi due, tentando di spiegare l’origine di tanta barbarie.

THE OUTLAST TRIALS: DISTRUGGI CHI ERI, UCCIDI CHI C’È  

Nella prima missione, che svolge il duplice ruolo di prologo e tutorial, veniamo spogliati di tutto ciò che siamo. Dobbiamo cancellare il passato, rinnegare i genitori, dimenticare gli amori della nostra vita, e distruggere ogni documento che certifichi la nostra presenza sulla Terra. Solo non essendo mai esistiti, potremo esistere davvero. Una filosofia simile a quanto visto nel film di David Fincher con Brad Pitt, quello di cui non bisogna mai pronunciare il nome.

The Outlast Trials è Non Aprite quella Porta, Hostel, Saw, Essi Vivono e altri classici horror, tutto in uno, e noi siamo le vittime

La parola “Trials” riassume a dovere la trama del gioco. Non tutti i derelitti arruolati dalla Murkoff sono degni di affrontare il cambiamento, è quindi necessario superare vari test per misurare la nostra determinazione nel portare a termine le missioni più spietate, come giustiziare innocenti o irrompere in un orfanotrofio e insegnare un po’ di buona educazione ai marmocchi.

La hostess mi invita a procedere ma non sono molto sicuro.

Ci muoviamo all’interno di un set simile ai finti paesini costruiti per testare la potenza delle armi nucleari – del resto il periodo è più o meno lo stesso – in cui non dobbiamo far distinzione alcuna tra manichini che si muovono su rotaie e umani in carne e ossa, certi che anche loro non avranno alcun riguardo nei nostri confronti. E se pensate di fare una carneficina, vi sbagliate: tutti i pazzi psicopatici che incontreremo sono molto più forti di noi e pronti ad accanirsi per massacrarci con bastoni, machete, manganelli elettrici, trapani e altri strumenti atti a infliggere lesioni mortali, non disdegnando di finirci a calci sulla testa o strangolandoci con del filo spinato, fin quando il sangue ci cola davanti agli occhi e la vista si annebbia prima della dipartita.

IL PREMIO BRUTALITÀ È SUO

The Outlast Trials vince a mani basse, anzi mozzate, il titolo di videogame più brutale che mi sia capitato di provare. I nemici sono luridi energumeni che vagano urlando e imprecando per fatiscenti corridoi sporchi di sangue, urina e feci, in cui i corpi mutilati, flagellati e smembrati dei nostri predecessori ci ricordano che uscire a riveder le stelle è un miraggio. Nell’aria riecheggiano le urla di altri condannati, o altri carnefici, c’è forse differenza?

A umani e manichini è riservata la stessa orribile sorte.

C’è un po’ tutto il peggio della cinematografia horror, dal sadismo dei turisti di Hostel alle punizioni di Saw, con i folli macellai di Non Aprite quella Porta, tutto permeato dall’atmosfera che si respirava una volta convocati per una apparente formalità nelle sale interrogatori della Stasi o della Escuela Superior de Mecánica de la Armada, in Argentina. E per non farci mancare nulla, un bel po’ di monitor sparsi qua e là a sparare propaganda con lo stesso stile della pellicola Essi Vivono di John Carpenter, un vero tocco da maestro. Tanta violenza non servirebbe a nulla però se non fosse supportata da un buon gameplay, e anche qui la situazione è più che convincente.

STATE FERMI, AL BUIO, SENZA FAR RUMORE

L’anima di The Outlast Trials è la componente stealth, ottimamente sviluppata. Tutti i fuori di testa con il pallino di ucciderci sono di gran lunga più forti di noi, e anche scagliando loro un mattone dritto in faccia li faremo solo barcollare un po’, concedendoci al massimo un paio di secondi prima di vederli tornare alla carica. Urge dunque evitare di incrociare il loro cammino, più facile a dirsi che a farsi dato che le mappe di gioco sono appositamente studiate per facilitare questi spiacevoli incontri. Una soluzione per passare inosservati è nascondersi dentro gli armadi o sotto i letti, o rimanere fermi immobili al buio, confortati dal visore notturno che però è abbastanza ghiotto di batteria. Dobbiamo anche cercare di muoverci il più silenziosamente possibile, operazione ostacolata da cocci di vetro sparsi a terra che crepitano sotto i nostri piedi, trappole sonore quali lattine appese a fili, rilevatori di prossimità pronti a urlare come ossessi e mille altri modi di attirare l’attenzione rumorosamente.

Per recuperare la chiave dovremo sporcarci le mani.

Una situazione del genere farebbe impazzire chiunque, e infatti oltre ai punti vita va tenuta sotto controllo anche la sanità mentale, pena cadere in preda a psicosi e allucinazioni che oltre a rendere la visuale piuttosto confusa possono portare anche a gesti di autolesionismo, con conseguente perdita di HP.

Siamo di fronte a un gioco punitivo in cui ogni passo può essere l’ultimo

Fortunatamente alla fine di ogni missione, posto che riusciamo a portarla a termine prima di esaurire tutti i tentativi a disposizione, guadagniamo un po’ di valuta virtuale da spendere per acquistare qualche perk. Niente che possa effettivamente ribaltare le forze in campo, al massimo qualche nuovo gadget per stordire un po’ più a  lungo i nostri aguzzini. Siamo di fronte a un gioco punitivo in cui ogni passo può essere l’ultimo, ma questa difficoltà un po’ sopra la media ben si sposa con la filosofia di The Outlast Trials.

In Breve: The Outlast Trials è innanzitutto un ottimo stealth game in cui bisogna evitare i nemici nascondendosi all’ombra, sotto il letto o dentro un armadio, prestando attenzione a non far rumore. Dopodiché è un survival horror estremamente brutale, nel quale dobbiamo compiere atti efferati senza diventar vittime di pazzi psicopatici pronti a farci a pezzi nei modi più cruenti. L’atmosfera dei campi prigionia senza via di salvezza della Guerra Fredda è stata ricreata alla perfezione, ed è facile immedesimarsi nel protagonista mentre tenta di sopravvivere, accompagnato solo dal battito impazzito del proprio cuore. Il multiplayer cooperativo con altri tre amici completa l’offerta.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Nessun sensibile calo del frame rate, caricamenti un po’ più lunghi della media, apparentemente ingiustificati in alcune situazioni.

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Pro

  • Brutalità allo stato puro / Ottima componente stealth

Contro

  • La difficoltà scoraggerà qualcuno?
9

Ottimo

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