The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia - Recensione

PS4

Tra i meriti di Dragon Ball FighterZ c’è indubbiamente quello di aver alzato oltre le nuvole l’asticella della qualità riguardo gli spin-off di anime e manga, imponendo uno standard incredibilmente duro da raggiungere. The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia ci risparmia la fatica di elogiare un sistema di combattimento brillante e una narrazione capace di far innamorare delle gesta di Meliodas e compagni anche chi non ha mai letto il manga di Nakaba Suzuki, dato che allo standard a cui accennavo poc’anzi non si avvicina neppure lontanamente. Come la mettiamo?

“CAUSE WHILE THE SINNERS SIN…”

I Seven Deadly Sins sono un gruppo di ex cavalieri del regno di Liones formato da efferati criminali, allo sbando in seguito all’omicidio del Grande Cavaliere Sacro Zaratras. O almeno, questo è quello che asseriscono le voci. In seguito a un colpo di stato perpetrato dagli stessi Cavalieri Sacri, la principessa Elizabeth parte alla ricerca dei pericolosi fuorilegge, sperando che la loro leggendaria forza sia sufficiente per salvare il suo regno.The Seven Deadly Sins Knights of Britannia immagine PS4 16

ogni personaggio dispone di una tecnica finale attivabile riempiendo un apposito indicatore

Con la storia mi fermo qui: The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia segue strettamente la trama del manga fino al termine del cosiddetto “Kingdom Infiltration arc”, ovvero il combattimento definitivo tra Meliodas e Hendrickson. La narrazione non è però lineare, e ruota attorno all’esplorazione di Liones da parte dello sgangherato staff della Boar’s Hat, una locanda ambulante gentilmente trasportata da un enorme maiale verde che, guarda caso, è la madre di Hawk, un suino parlante dallo smisurato ego che trova nel consumo degli avanzi la sua ragione di vita. Lo so, è assurdo, ma The Seven Deadly Sins nella sua forma cartacea è uno shōnen piacevole che vi raccomando assai. Leggerlo, del resto, vi servirà per capire cosa diavolo stia succedendo durante il viaggio della Boar’s Hat, perché la trama viene divulgata da semplici dialoghi prima e dopo i combattimenti, inadeguati per veicolare l’intensità di buona parte delle situazioni egregiamente mostrate nell’opera originale, il tutto senza neppure una sequenza animata. Per darvi un’idea: le ultime battute dell’arco interessato sono straordinariamente dense, tra scontri, rivelazioni su più fronti, l’arrivo di Arthur Pendragon e tradimenti vari; è dunque piuttosto difficile formarsi un quadro completo della situazione affidandovi semplicemente al gioco.

Tornando a bomba, l’esplorazione di Liones avviene su una mappa vista dall’alto, dove potremo direzionare il ciclopico suino alla volta di battaglie e località, combattendo per smuovere le acque e venire a conoscenza di pettegolezzi e dicerie con cui sbloccare gli sviluppi della trama. Il combattimento offre diversi approcci, tutti però piuttosto dozzinali. Prendiamo le battaglie contro un gran numero di cattivi, per esempio: queste si vincono generalmente spegnendo il cervello, inclinando l’analogico verso il nemico più vicino e martellando sui pulsanti d’attacco come se non ci fosse un domani. Poco importa che ogni personaggio disponga di tre attacchi speciali e manovre di aggiramento e avvicinamento; allo stesso modo, è irrilevante vedere il campo di battaglia cosparso di trappole da sfruttare per guadagnare vantaggi o curare le ferite. Tutte le opzioni del mondo non sono sufficienti a donare al gioco una qualche parvenza tattica, dato che i nemici vanno giù con un soffio.The Seven Deadly Sins Knights of Britannia immagine PS4 03

il guaio principale del gioco resta uno solo: è facile, troppo facile

Una variante della formula si manifesta nei livelli dove si impersona la torreggiante Diane, ma anche lì il risultato resta il medesimo, con armigeri tanto minuti quanto inoffensivi che aspettano di essere schiacciati dalla gigantessa e dal martello da guerra Gideon. Non aiutano certo a migliorare la situazione i rallentamenti che si presentano puntuali all’appello quando il motore grafico cerca di replicare lo sfracello che i Sins lasciano dietro di sé quando combattono, con case e rocce che solitamente vanno in pezzi alla moviola. Un attimo più interessanti si rivelano i duelli, dove la CPU cerca di mostrare un attimo i denti con avversari capaci di rendere pan per focaccia, dacché anche loro sono dotati di riconoscibili tecniche.

“… THE CHILDREN PLAY”

La buona notizia è che ci sono proprio tutti i personaggi del Kingdom Infiltration arc, da Howzer a Guila, e possono essere conquistati e successivamente usati nella modalità duello, dove giocare in locale e online, tra l’altro senza apparenti problemi di lag, perlomeno nei match disputati. La cattiva è che, anche in questa situazione, le cose non sono state fatte come si deve: ogni personaggio dispone di una tecnica finale attivabile riempiendo un apposito indicatore che dimezza letteralmente l’energia del nemico, e la CPU la prederà sempre e comunque sui denti, fidatevi.The Seven Deadly Sins Knights of Britannia immagine PS4 19Tanto per aggiungere sale sulla ferita, i personaggi – divisi in tre categorie – sono palesemente sbilanciati: quelli veloci non hanno semplicemente punti deboli, al contrario di quelli magici, che usano la riserva di mana anche per le normali combo; i forzuti, invece, capaci di assorbire parte delle combo nemiche tramite super armor, sono tuttavia lenti come mufloni zoppi.

La narrazione non è lineare, e ruota attorno all’esplorazione di Liones da parte dello sgangherato staff della Boar’s Hat, una locanda ambulante trasportata da un enorme maiale verde

Complessivamente, il guaio principale del gioco resta uno solo: è facile, troppo facile. Io l’ho finito durante la prima serata, seguendo direttamente la trama del manga appena rivelata la pista giusta, e non ho mai perso un combattimento se non alla fine. In effetti, si tratta di un picco di difficoltà notevole, indubbiamente creato per motivare l’esplorazione: vincere le battaglie frutta reagenti, convertibili nel Boar’s Hat in artefatti magici che possono essere equipaggiati dai personaggi in quattro diversi slot. Al contrario degli altri duelli, il nemico finale non può essere battuto senza prima aver messo da parte qualche potenziamento, giacché i suoi punti ferita sono invero smodati tanto da rendere la vittoria impossibile senza ricorrere ad un piccolo aiuto magico, considerato anche lo stretto limite di tempo a disposizione.

In tutto, The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia offre un centinaio di missioni, molte delle quali appariranno solo dopo i titoli di coda, ma si tratta di riempitivi, caratterizzati dallo stesso, insulso tasso di sfida che pervade il resto del gioco. Nondimeno, permettono di concludere la collezione degli artefatti, oltre a garantire l’arruolamento di Escanor, il peccato della superbia, nonché ultimo membro dei Sins (Merlin non combatte nell’atto finale, e viene resa disponibile immediatamente dopo i credits). Ci sarebbe anche un piccolo assaggio dei Ten Commandments, ma non ho intenzione di rovinarvi la sorpresa più del dovuto.

Facile, breve, banale e tecnicamente inconsistente, The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia è un titolo mediocre, mirato solo ai più giovani fan dei cavalieri di Nakaba Suzuki. Questi, probabilmente, riusciranno a spremere un po’ di divertimento extra nella modalità duello con i suoi venticinque personaggi, ma tutti gli altri farebbero bene a non avvicinarsi eccessivamente al Boar’s Hat: nell’aria c’è puzza di avanzi andati a male.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Tutti i personaggi del Kingdom Infiltration arc da usare nella modalità duello.

Contro

  • Facile.
  • Banale.
  • Tecnicamente mediocre.
5.5

Insufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

Password dimenticata