The Valiant – Recensione

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Preparate scudo, spada ed elmo crociato: The Valiant ci porta in un lungo viaggio che fra Europa e Medio Oriente, ma senza dimenticarsi di dare uno sguardo anche al gioco online.

Sviluppatore / Publisher: KITE Games / THQ Nordic Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multigiocatore: Online Cooperativo e Competitivo PEGI: ND Disponibile Su: PC (Steam, Epic, GOG); prossimamente su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 19 ottobre (PC)

Non è certo una novità che, oltre a mirabili esempi di strategici in tempo reale che più si avvicinano ai canoni tradizionali del genere, ci sia anche chi adotta un approccio che talvolta ho sentito definire come “real time tactics”, cioè incentrato più sui combattimenti in piccola scala e sul micromanagement delle singole unità (che siano effettivamente costituite da un solo elemento, o piuttosto squadre) che non sull’aspetto economico e a larga scala, comunque presente ma meno pronunciato.

A ben pensarci, precursore – se non dal punto di vista puramente meccanico, di sicuro per quanto riguarda l’aver sdoganato l’approccio – di questo tipo moderno di RTS è stato Dawn of War 2 di Relic Entertainment. E in effetti The Valiant di KITE Games sembra trarre molta ispirazione dallo strategico ambientato nel tetro millennio.

IL GIURAMENTO DEL CAVALIERE

Tre sono le modalità di gioco di The Valiant: una campagna in singolo, una modalità competitiva 1v1 o 2v2, e una cooperativa che chiede a tre giocatori di sopravvivere a 15 ondate di nemici. Partiamo dalla campagna, strutturata in sedici missioni che seguono le vicende di Theoderich, cavaliere che nel 1204 si trova dalle parti di Antiochia a guerreggiare insieme ai suoi compagni crociati. Fra questi c’è il suo buon amico Ulrich, che resterà “buon” amico fin quando l’aver rinvenuto un misterioso artefatto sacro non farà mutare improvvisamente il suo atteggiamento. Da lì poi la storia fa un salto in avanti di quindici anni, e vede Theoderich decidere di tornare a combattere per impedire a Ulrich di scovare gli altri due pezzi dell’artefatto.

The Valiant Recensione

Per curare le nostre unità dovremo portarle vicino a un accampamento.

LA CAMPAGNA HA UNA STRUTTURA PIÙ SIMILE A UN GDR D’AZIONE CHE NON A UN RTS CLASSICO

L’aver rievocato Dawn of War 2 nell’introduzione non è stato casuale: la campagna di The Valiant non può infatti che ricordare le avventure del capitano senza nome dei Blood Ravens, dato che ci pone al comando di un manipolo ristretto di unità a cui viene solitamente richiesto di proseguire per un mappa lineare e completare gli obiettivi richiesti. Poche le unità sotto il nostro controllo, alcune delle quali eroiche: comandate cioè da valenti guerrieri (per dirne qualcuno: Theoderich lascerà le sue terre accompagnato dal maestro di caccia Konrad, arciere, e incontrerà ben presto il cavalleggero Gascoigne il cavaliere teutonico Reinhardt) che nel caso dovessero cadere in battaglia potranno essere rialzati dai loro colleghi. Destino diverso, invece, per i loro compagni d’arme senza nome: le squadre al loro seguito perderanno unità mano a mano che subiscono danni, e dovranno essere portate – manualmente o tramite il comando della ritirata – al campo più vicino per essere rimpinguate; dovesse cadere anche l’ultimo membro della squadra, questa sarà persa e dovremo spendere risorse per ricostituirla. A tutto questo vanno poi ad aggiungersi meccaniche simil-RPG: ogni eroe può infatti salire di livello, sbloccando nuove abilità, e nel corso delle missioni è possibile trovare equipaggiamento che ne potenzi l’efficacia in combattimento.

The Valiant Recensione

Nella campagna ci troveremo spesso in inferiorità numerica. Importante scegliere non solo come combattere, ma anche dove e quando.

Nel complesso, quella di The Valiant è una buona campagna, anche se sento di dover evidenziare alcune debolezze. Con alcune eccezioni, il design delle 16 missioni si risolve in vai dal punto A al punto B, e ammazza tutto quello che trovi sulla strada; che andrebbe anche bene, non fosse che “tutto quello che trovi sulla strada” spesso e volentieri si traduce in “quello che appare all’improvviso quando sei cascato nella trentaquattresima imboscata dall’inizio del viaggio”, limitando le possibilità di un approccio veramente tattico e traducendosi spesso in una mischia dove dobbiamo freneticamente assicurarci che nessuna squadra resta in balia del suo counter naturale (per esempio evitando che i cavalieri si scontrino con un gruppo di lancieri, o che gli arcieri finiscano a portata di spade e asce). Per il resto, la campagna è accessibile anche al livello di difficoltà più alto, anche se vanno segnalati alcuni picchi di difficoltà verso le fasi finali. A questo proposito, personalmente trovo un po’ bizzarra la scelta di non includere un’opzione di salvataggio manuale; dovessimo venire sconfitti, ci toccherà riprendere dall’ultimo checkpoint e sperare che non fosse eccessivamente lontano nel tempo.

ANCHE IN THE VALIANT C’È L’IMPERO!

Restando nell’ambito della campagna, degni di una onorevole menzione sono l’accompagnamento sonoro e il lavoro fatto dai doppiatori dei vari personaggi che si alternano a schermo, decisamente ben riuscito; meno felici invece i vari “boss” che ci troveremo ad affrontare, spesso dotati di barre della vita decisamente troppo lunghe. Discorso che vale sopratutto per lo scontro finale, che avrebbe potuto tranquillamente durare la metà o un terzo e il gioco ne avrebbe solo guadagnato; curiosamente, anche Dawn of War 2 è noto per avere boss finali fin troppo coriacei (ho ancora i traumi per il Great Unclean One alla fine di Chaos Rising).

LA TRAMA È PIUTTOSTO SEMPLICE, MA I PERSONAGGI SONO BEN CARATTERIZZATI

Infine, la trama è buona anche se piuttosto semplice, e mi sento di segnalare una sua leggera insistenza nello spingere il messaggio cristiano, pur tenendo a mente che The Valiant è un titolo ambientato all’epoca delle crociate e che quindi questa cosa è tutt’altro che strana. Specifico che questo non ha influito sul mio giudizio, ma se per caso nelle vostre vene scorre sangue veneto o toscano potreste avere da ridire sugli accorati appelli al divino del prode Theoderich.

Le unità contrassegnate da un simbolo viola sono capaci di utilizzare abilità speciali. Meglio schivare quella carica!

Come accennato in apertura, The Valiant ha anche componenti multiplayer; quella competitiva è ancora una volta simile in struttura a quella di Dawn of War 2, con punti di controllo da conquistare per generare risorse e punti vittoria il cui mantenimento sarà fondamentale per prevalere sul campo. A una prima impressione sembra ben strutturata e divertente, ma come sempre bisognerà vedere quanto sarà popolata al lancio, e per quanto a lungo. Difficile invece dare un’opinione informata a proposito della modalità cooperativa, Last Man Standing, dato che non ho potuto provarla: quando siamo riusciti ad organizzarci per essere in tre la lobby non voleva saperne di funzionare. Ci è andata meglio quando ci trovavamo in due – lì nessun problema di lobby – ma per dare il via alla partita sono necessari comunque tre giocatori, e come potete immaginare prima del lancio i server non sono particolarmente affollati!

In Breve: The Valiant è un titolo che definirei onesto: non raggiunge mai vette particolarmente eccelse e il suo mission design non splende, ma allo stesso tempo riesce nel compito di non annoiare, e sarà sicuramente apprezzato da chi brama esperienze RTS in scala più contenuta e meno incentrate sull’aspetto della raccolta delle risorse.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: GTX 1070, Ryzen 3600, 16 GB di RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Non è certo un titolo brutto da vedere, ma allo stesso tempo non è una produzione ad alto budget e questo si nota sopratutto in certe animazioni.

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Pro

  • Campagna discretamente lunga e (quasi) sempre divertente / Ottimo lavoro sul comparto audio / Buona rigiocabilità.

Contro

  • Qualche glitch nelle animazioni / Design delle missioni non particolarmente brillante / Non abbiamo potuto provare la modalità Last Man Standing.
7.5

Buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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