The Walking Dead: Michonne – Ep. 3: What We Deserve – Recensione

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Si conclude con il terzo episodio la miniserie The Walking Dead: Michonne di Telltale Games, dedicata a uno dei personaggi più popolari e carismatici della graphic novel di Robert Kirkman (e della serie TV). Onde evitare troppe lungaggini e ripetizioni, vi rimando alle recensioni delle prime due puntate, che trovate rispettivamente qui e qui. Giunti alla fine di questo viaggio, ahimè, il giudizio tendenzialmente negativo che ci ha accompagnati fin qui non cambia poi di molto.

FUOCHI(NI) D’ARTIFICIO FINALI

L’ultima puntata è sicuramente quella più coinvolgente e appassionante; innanzitutto, perché vengono al pettine i nodi creatisi in quelle precedenti, senza lasciar troppe cose in sospeso, e questo regala almeno un piacevole senso di completezza (tutt’altro che scontato).

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La storia principale è alquanto banale e con un intenso odore di “già visto”

Più di tutto, però, accanto alle vicende che coinvolgono Michonne e il suo gruppo, si conclude la narrazione parallela del suo passato, in un riuscito crescendo narrativo che si mischia molto bene con il presente, sfruttando un escamotage narrativo abbastanza prevedibile, ma non per questo privo di una sua efficacia. Insomma, “quella parte” funziona, e funziona molto bene. Michonne fa i conti con quel che è successo prima dello scoppio dell’apocalisse zombie e prima che il mondo andasse a catafascio, e quel che accade, come accade, è… bello, ecco.

CIAO, SEI NUOVO?

Purtroppo, però, è anche l’unica cosa che mi sento di salvare di tutto il pacchetto, ed è troppo poco per consigliarlo. I principali difetti evidenziati nei mesi passati trovano conferma anche a questo giro, e parlo in prima battuta della scelta di sfruttare un personaggio “forte” e carismatico come Michonne, di cui conosciamo già quel che succede dopo questa parentesi, col risultato di non sentirsi mai veramente coinvolti nelle situazioni che la vedono in difficoltà o a rischio della vita; i personaggi che le ruotano attorno, introdotti in così grande numero e in un lasso di tempo così breve, finiscono per passare subito in secondo piano. Uno non fa in tempo a ricordarsi come si chiamano che sono già morti o spariti, e ci si rende conto che la cosa lascia del tutto indifferenti, se non peggio. Il che, per un titolo che punta tutto su racconto e coinvolgimento del giocatore, è un problema non da poco.

Rimane negativo anche il giudizio sulla storia principale, alquanto banale e con un intenso odore di “già visto”, che porta avanti fino alla prevedibile conclusione uno dei cliché più classici della serie, senza particolari guizzi creativi. Tutto questo senza dimenticare la realizzazione tecnica ormai inguardabile, nel 2016: al netto di una scelta artistica discutibile, un po’ stantia ma comunque legittima, i vistosi rallentamenti nelle scene più concitate, i caricamenti a volte inspiegabilmente lunghissimi, i glitch assortiti e il riciclo delle animazioni sono segnali di una trascuratezza complessiva inaccettabile. Ciò è specialmente vero se proviene da una software house che, dopo aver portato a casa licenze come Batman, Marvel, Game of Thrones ecc., e dopo aver venduto decine di milioni di copie della serie di The Walking Dead, non può più nascondersi dietro il “portate pazienza, siamo una realtà piccina picciò”.

Decisamente un passo falso, questo di Telltale. Spiace, perché i suoi precedenti lavori avevano tutt’altro spessore, ma soprattutto perché un personaggio tosto come Michonne avrebbe davvero meritato di meglio. La sua miniserie racconta invece una storia banale, scontata e priva di mordente, è infarcita personaggi a cui non ci si riesce mai ad affezionare, ed è realizzata con poca cura. Incrociamo le dita per la terza stagione di The Walking Dead.

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Pro

  • Il racconto parallelo del passato di Michonne è ben costruito.
  • Comparto audio eccellente, in particolare la colonna sonora.

Contro

  • Trama principale scontata, prevedibile e per nulla coinvolgente.
  • Troppi comprimari, con cui non si crea nessun legame empatico.
  • Realizzazione tecnica sotto il minimo sindacale.
5.8

Insufficiente

Il giovin virgulto si diletta con i racing game da molto prima che inventassero la ruota. Pare che Crammond, nei ritagli di tempo di Claudio, abbia usato delle sessioni di guida del nostro eroe per programmare l’IA dei piloti in GP2. Oltre ai titoli corsaioli, Claudio ama le avventure, le serie TV, i platform e gli FPS vecchia scuola.

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