È possibile distinguersi in un mare di soulslike e action in terza persona dalle anime tremendamente simili? OverBorder Studio ci prova con Thymesia.
Sviluppatore / Publisher: OverBorder Studio / Team17 Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC, PlayStation 5, Xbox Series X/S Data di lancio: 18 agosto 2022
Se ci si fermasse a una descrizione sommaria di Thymesia, dubito fortemente che in molti ne rimarrebbero impressionati o incuriositi abbastanza da contemplarne l’acquisto. Il protagonista è un guerriero senza volto (celato dietro una maschera da dottore della Piaga) e senza più memoria del suo passato, in un mondo in rovina a causa di una misteriosa malattia propagatasi a macchia d’olio.
Ma, detto tra noi, non penso che l’obiettivo di OverBorder Studio fosse quello di offrire un’esperienza totalmente nuova, quanto più quello di sperimentare un po’ con basi ormai ben familiari ai fan degli action in terza persona, prendendo spunto da ciò che fa più gola al momento e rimodellandolo comunque abbastanza da renderlo almeno distinguibile dalla moltitudine di titoli simili già in circolazione da qualche anno. Il risultato è di tutto rispetto e, anche se difficilmente riuscirà a imporsi come titolo di punta del genere, l’opera pubblicata da Team17 in uscita su Steam il prossimo 18 Agosto se la cava decisamente bene a distinguersi nel mucchio.
UN CORVO DALLE MILLE RISORSE
Thymesia è ovviamente ben lontano dallo sfarzo degli open world AAA e dalle decine di ore spesso necessarie per arrivare ai loro titoli di coda. Le mappe sono abbastanza piccole e dal level design abbastanza basilare, le cut-scene cinematografiche sono davvero poche e piuttosto trascurabili e il numero di NPC si conta sulle dita di una mano. Tuttavia, fedele come non mai alla sua natura, il lavoro di OverBorder Studio riesce a catturare con ciò che di meglio ha da offirire in qualità di gioco action: il gameplay. Il protagonista Corvus è dinamico e scattante, rapido nei movimenti e negli attacchi, con risorse via via sempre più numerose all’aumentare dei livelli. Questo rende lo scorrere delle circa 8 ore necessarie per completamento della storia principale, senza deviazione alcuna, decisamente coinvolgente.
Si inizia la prima missione con armi e abilità di base, qualche pozione per recuperare la salute e dei nemici clementi ma non troppo. Combinando gli attacchi base con la sciabola alle schivate e alle deviazioni (il classico parry che devia i colpi avversari se fatto al momento giusto) si riesce a infliggere ferite ai nemici senza subire troppo a nostra volta e, con l’utilizzo dell’artiglio, si può rendere il danno effettuato permanente, impedendo definitivamente al mob preso di mira di curarsi. Ogni eliminazione garantisce l’accumulo di frammenti di ricordo, “valuta” spendibile per salire di livello una volta raggiunti i Lumi, ovvero i checkpoint del gioco, e che si perde una volta morti. In puro stile “Souls” tuttavia si ha comunque la possibilità di recuperare il malloppo tornando nello stesso punto senza morire una seconda volta. Tutti i nemici hanno inoltre chance di lasciarci qualcosa di utile per guadagnare frammenti e potenziare una serie di abilità speciali chiamate armi pestilenziali, utilizzabili consumando l’apposita barra di energia.
Possiamo equipaggiare un’arma alla volta o due, se si sceglie di investire qualche punto nel corrispettivo ramo delle abilità -, ma ci è anche consentito rubare quella del nemico che stiamo affrontando, calcolando bene il tempo per caricare al massimo l’attacco con l’artiglio.
La storia di Thymesia non raggiunge i livelli di qualità del gameplay, ma è comunque interessante.
IL TEMPO NECESSARIO
Come scritto in apertura di recensione, la storia di Thymesia (così come la colonna sonora) non raggiunge i livelli di qualità del gameplay, ma è comunque interessante collezionarne i vari frammenti sparsi per le mappe per avere un quadro più completo possibile della situazione, specie se il finale ottenuto alla prima run magari saltando tutte o quasi le quest secondarie non ci soddisfa appieno. Il gioco ci permette di ricominciare da capo senza perdere i nostri progressi (non si tratta, però, di un vero NG+) per portare a termine gli incarichi opzionali e sbloccare altri frammenti di ricordi, che aiuteranno Corvus a dipanare i misteri celati dietro la sua perdita di memoria e trovare, forse, un modo per salvare il mondo dalla piaga che lo affligge.
Il consiglio è quello di concedervi il tempo per fare anche queste parti secondarie, non tanto per la varietà degli ambienti proposti (le mappe, infatti, rimangono le stesse percorse nella storia principale) quanto per i nuovi boss affrontabili, che offrono delle ottime sfide per chiunque sia interessato a sperimentare un po’ di più con i vari stili di combattimento, magari ridistribuendo i punti abilità acquisiti, e a concedere a Thymesia una manciata di ore in più.
In breve: Dietro la maschera da ennesimo souls-like come tanti, Thymesia nasconde un’anima dinamica, coinvolgente e ricca di sfide per nulla scontate. Gli accesi scontri con i Boss, specie quelli che vengono sbloccati con il completamento delle missioni secondarie, possono mettere alla prova le nostre abilità senza mai risultare pesanti o noiosi. Sebbene i contenuti non possano essere equiparati ad alcuni dei più famosi esponenti del genere (e la storia non sia nulla di innovativo), il lavoro di OverBorder Studio merita comunque una chance da tutti gli amanti del genere.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 5 5600X, 16GB RAM, RTX 3070, SSD
Com’è, Come Gira: Nessun problema di prestazioni sulla configurazione di prova, che ha permesso di mantenere stabili i 60 fps. Thymesia è giocabile sia con il classico controller (scelta consigliata) che con l’utilizzo di mouse e tastiera, con input customizzabili.