Tiny Tina's Wonderlands – Recensione

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Quello fra looter shooter e Gearbox Software è un connubio di lunga data, e che con Tiny Tina’s Wonderlands prende una declinazione fantasy. Ma senza farsi mancare armi da fuoco ed esplosivi, naturalmente.

Sviluppatore / Publisher: Gearbox Software / 2K Prezzo: 59,99€ (PC), 74,99€ (Console) Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Cooperativo PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Epic Games Store; prossimamente anche su Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 26 marzo

Nell’estate del 2013 usciva Tiny Tina’s Assault on Dragon Keep, quarto DLC di Borderlands 2, e non ci volle molto prima che l’avventura a tema fantasy conquistasse i cuori delle schiere di appassionati del looter shooter di Gearbox. Oltre ad affascinanti ambientazioni del tutto nuove e naturalmente una caterva di armi da fuoco ed altri oggetti con cui sperimentare, il contenuto aggiuntivo andava anche ad approfondire il personaggio doppiato da Ashly Burch, per il quale il gioco da tavolo Bunkers & Badasses diventava un modo per processare un recente lutto.

Nove anni più tardi, Tiny Tina’s Wonderlands va a riprendere proprio quell’ambientazione simil-fantasy e quel gioco da tavolo immaginario, immergendoci a pieno in una campagna creata dalla scoppiettante fantasia dell’adolescente.

TINY TINA’S WONDERLANDS: BORDERLANDS, MA FANTASY?

Volendo riassumere l’ultima creazione di Gearbox Software in poche parole, la risposta al titolo qui sopra è affermativa: sì, Tiny Tina’s Wonderlands ripropone in maniera sostanzialmente immutata molte delle meccaniche del recente Borderlands 3, che a sua volta segue fedelmente la tradizione dei looter shooter secondo lo studio texano, i primi a creare questa commistione di generi. C’è anche qualche novità, chiaramente: la prima riguarda proprio la scelta del nostro Tessifato, che saremo noi a creare tramite un apposito editor (ma non aspettatevi la ricchezza di scelte offerta da altri videogiochi).

Tiny Tina's Wonderlands Recensione

La creazione del personaggio, completa di origini. Idiota del villaggio o alchimista delinquente? Hmm.

In pieno stile gioco da tavolo, ci saranno anche origini da decidere, punteggi di caratteristica da assegnare e classi da scegliere, sei per la precisione: Stilomante, Domartiglio, Sparamagie, Brandimorte, Guardaspore e Brr-Serker; a circa metà dell’avventura ci verrà offerta la possibilità di scegliere una seconda classe, così da sbloccare un ulteriore ramo di abilità attive e passive. Per concludere la panoramica dei cambiamenti che riguardano direttamente il Tessifato, le granate sono state sostituite da incantesimi di vario tipo, ben più consoni all’ambientazione nonché decisamente efficaci, e fa la sua prima apparizione nella storia della serie anche uno slot apposito per l’arma corpo a corpo.

L’AVVENTURA DI UNA VITA

Senza addentrarci nel territorio degli spoiler, la trama del gioco lavora su due livelli: il primo, quello legato all’ambientazione del gioco da tavolo, vede i nostri eroi impegnati ad aiutare la regina Stallone da Culo (per i novizi della serie: sì, è un personaggio ricorrente, e sì, è quello il suo nome) nell’impresa di ricacciare nella sua prigione il malevolo Signore dei Draghi. Il secondo livello narrativo, invece, è quello dei giocatori (la nostra “matricola”, il robot Frette, e Valentine, doppiato dall’ottimo Andy Samberg) e della Bunker Master, cioè Tiny Tina, per la quale ancora una volta Bunkers & Badasses diventa un rifugio dagli orrori e dai traumi della vita su Pandora.

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“Seduci il ponte levatoio”? Beh, se funziona…

LA STORIA DÀ L’IMPRESSIONE DI ESSERE UNA RIPROPOSIZIONE DI ASSAULT ON DRAGON KEEP

Nel complesso, entrambe le linee narrative di Tiny Tina’s Wonderlands non mancano di buoni momenti, ma allo stesso tempo faticano a convincere. La seconda, cioè quella legata alla scatenata teenager, non può fare a meno di sembrare una riproposizione leggermente diversa di Assault on Dragon Keep, senza però riuscire a raggiungere le vette del DLC. Dall’altra, c’è la storia della campagna, che rientra negli stilemi classici di un’avventura fantasy anche se naturalmente condita da quella dose di follia che fin dal 2009 caratterizza i looter shooter di casa Gearbox; e qui non ci sono santi, o vi piace il loro humor ricco di momenti assurdi e riferimenti alla cultura contemporanea (no, non ci sono i meme, tranquilli…) o lo odierete fino alla fine dei tempi.

Sì, i personaggi recitano la formula “Ragù, burrata, pesto” anche nella versione inglese.

Fin qui non è neanche un grosso problema, ma la campagna principale di Tiny Tina’s Wonderlands è anche sorprendentemente corta. Vado a memoria, ma mi pare che seguire la storia principale di Borderlands 3, intervallata da qualche sidequest qui e lì, portasse via agilmente una trentina di ore, mentre qui dopo quindici ore circa mi trovavo già di fronte ai titoli di coda. Vale la pena sottolineare che non è presente nemmeno un’opzione per il New Game+ (o, come è conosciuta nella serie, la True Vault Hunter Mode), ma d’altronde già Borderlands 3 la aveva resa sostanzialmente accessoria sia grazie a una campagna che ci portava più vicini al level cap sia con l’introduzione dei livelli Caos, modificatori di difficoltà accessibili una volta completato il gioco e presenti anche in questo spin-off.

VA BENE, MA IO VOGLIO SPA-RA-RE!

Anche a livello di gameplay si alternano luci e ombre. Ho trovato molto convincente l’aggiunta degli incantesimi e delle armi corpo a corpo: i primi vanno a sostituire le granate, e finora mi sono piaciuti decisamente di più; pur con le migliaia di varianti disponibili, negli scorsi giochi di Gearbox le granate tendevano ad avere un ruolo un po’ di nicchia, riservato a specifiche build, o eventualmente di supporto se trovavate quelle curative, mentre qua potete evocare meteore sulla testa dei nemici o scatenare esplosioni di energia oscura con uno schiocco delle dita, e insomma, volete mettere? Passando a spade, asce, falcetti e quant’altro, va da sé che l’aggiunta di un nuovo slot d’inventario con tanto di suoi modificatori (ci sono armi corpo a corpo i cui attacchi potenziano l’efficacia del damage-over-time, per dirne una) apre nuove opportunità alla build, e offre una scusa per invogliare anche a quelle classi che non hanno passive specifiche per questo genere di attacchi ad gettarsi nella mischia e sporcarsi un po’ le mani.

Tiny Tina's Wonderlands Recensione

Trovarsi di fronte un oggetto arancione è una sensazione che non invecchierà mai.

Buona anche l’idea di aggiungere un tavolo da lavoro, accessibile dopo la fine della campagna, che ci permetta di “rerollare” l’incantamento presente sugli oggetti acquisiti; questa in particolare era una richiesta piuttosto comune ai tempi di Borderlands 3, e fa piacere vedere che sia stata implementata in Tiny Tina’s Wonderlands. Ancora una volta assente ingiustificato, invece, il Grinder introdotto dal Pre-Sequel, che evidentemente deve aver fatto un torto a qualcuno di Gearbox. Passando in maniera un po’ più decisa alle criticità, c’è il fatto che al netto della possibilità di evocare pozze d’acido e di calare mazze pesanti sulla testa di poveri scheletri, il gameplay di Tiny Tina’s Wonderlands sembra compiere un passo indietro rispetto all’ultimo capitolo della serie principale.

A LIVELLO DI GUNPLAY L’IMPRESSIONE È CHE SIA STATO FATTO UN PASSO INDIETRO RISPETTO A BORDERLANDS 3

Le versioni fantasy di alcune delle armi faticano decisamente non a livello di statistiche (quelle, come ben si sa, dipendono dagli dèi del caso) ma a livello di funzionalità, di sonoro, di praticità d’uso; gran parte dei fucili a pompa, per esempio, sparano una specie di “lama magica” orizzontale che trapassa i nemici, andando però così a perdere tutto il senso dell’arma, che è fare danno elevato a corto raggio. Questo è l’esempio più clamoroso, ma non l’unico – non sapete quante volte ho preso in mano un fucile d’assalto per poi ritrovarmi a pensare “dio, ma quanto vorrei avere un Vladof in mano invece di questa roba”. Perché che diamine, capisco l’ambientazione fantasy e la voglia di sbizzarrirsi, ma a volte io vorrei solo un’arma che spara normalmente e che lo fa bene!

FRA GRADI SFIDA E SCELTE DI CLASSE

Un passo indietro rispetto a Borderlands 3, e mi rendo conto che lo sto nominando ogni paragrafo però a un certo punto è anche inevitabile, sembra sia stato compiuto anche nel boss design. In genere, la saga di looter shooter di Gearbox non ha mai avuto scontri con i boss particolarmente stuzzicanti per l’intelletto, ma l’ultimo capitolo aveva visto netti miglioramenti in questo senso, con fasi distinte e pattern d’attacco più riconoscibili e meglio affrontabili; e se possibile questo rende doppiamente doloroso il fatto che invece i nemici più imponenti di Tiny Tina’s Wonderlands, pur provandoci, non riescano a tenere il passo dei loro colleghi meno magicamente dotati sia a livello di scenografia che di profondità del moveset che di colonne sonore (perché quando affronti i boss ci vogliono anche quelle, e lì Borderlands 3 spaccava di brutto).

Le Camere del Caos sono l’attività endgame, e a dire il vero non è che siano particolarmente entusiasmanti.

I NUOVI PERSONAGGI HANNO UNA BUONA CARATTERIZZAZIONE, E NON FANNO SENTIRE NOSTALGIA DEI VAULT HUNTER

Le luci e le ombre si presentano anche nel sistema di classi. Anche se all’inizio temevo che mi sarebbe mancata la personalità dei Vault Hunter che andavamo ad interpretare negli altri capitoli, devo dire che il lavoro fatto in termini di voiceover è degno di nota, e per quanto riguarda la personalità il mio Brandimorte non mi ha mai fatto sentire nostalgia degli altri cacciatori della Cripta. Però, se l’idea di avere sei classi a disposizione può sembrare di primo acchito incredibile per chi è abituato ad avere di fronte quattro Vault Hunter, vale la pena sottolineare che ciascuna di loro ha accesso a un unico ramo di abilità, e non tre come i protagonisti dei capitoli precedenti. La possibilità di accedere a una seconda classe (che, nel caso non ci dovesse convincere, potremo cambiare liberamente una volta raggiunto un certo punto del gioco) chiaramente apre più opportunità, ma a livello quantitativo le scelte che avremo a disposizione in un dato momento sono più limitate rispetto al passato.

OGNI STORIA HA LA SUA FINE

Tiriamo dunque le somme. Tiny Tina’s Wonderlands non è affatto un brutto gioco. Anzi, se siete appassionati di Borderlands e ne desiderate disperatamente ancora, se non vedete l’ora di potervi buttare in nuove ambientazioni con nuovi armi e build da theorycraftare e nuovi nemici da affrontare, è esattamente il gioco che fa per voi, ed è possibile che finisca per divertirvi parecchio. Ma allo stesso tempo non è un capitolo che convince a pieno. L’introduzione dell’overworld è un’idea simpatica, ma nulla di più. L’implementazione di nuove tipologie di strumenti offensivi è più che benvenuta, ma in altri aspetti si registrano invece passi indietro. I singoli livelli sono belli grandi, ma siamo lontani dalla varietà e dalla quantità vista altrove. Il mondo di gioco non manca di stile, ma deve fare i conti con un comparto tecnico non brillante. L’impressione è quella di un titolo budget, ma venduto a prezzo pieno. E più in generale, dopo quattro looter shooter ambientati a Pandora e dintorni (cinque se contiamo The Pre-Sequel, e non vedo perché non dovremmo), viene da chiedersi quando davvero Gearbox Software deciderà che è giunto il momento di compiere qualche deciso passo in avanti. Perché dopo quasi tredici anni limitarsi a fare lo stretto necessario inizia a non bastare più.

In Breve: Tiny Tina’s Wonderlands è uno spin-off della serie Borderlands che trasla in un’ambientazione fantasy il gameplay classico della serie. Qualche buona idea e l’ottima recitazione di Ashly Burch e Andy Samberg non bastano però a rendere imperdibile questo gioco, anzi finiscono per evidenziare come la formula inizi ad avere bisogno di una volontà di innovare ben più decisa di così.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: GTX 1070, AMD Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD, 1920×1080
Com’è, Come Gira: Gearbox non è mai stata maestra del comparto tecnico, e Tiny Tina’s Wonderlands non fa eccezione. Non aspettatevi prestazioni sfavillanti.

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Pro

  • Le nuove ambientazioni sono ben riuscite / Andy Samberg fa spaccare dal ridere / È sempre Borderlands, ma fantasy!

Contro

  • È sempre Borderlands / Tecnicamente inadatto al 2022 / Contenuto budget, ma prezzo pieno.
7.7

Buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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